Questo canale non ha alcuna pretesa artistica, semplicemente sperimenta l'accostamento di musica alle interpretazioni di alcune poesie, piu' e meno note. Buon ascolto.
Una noia mortale, una disperazione inutile che Leopardi non aveva. Ascoltate la stessa poesia recitata da Albertazzi o Gassman... pura musica per le orecchie.
Stupenda dedica d'Amore. Quanto costò a Giacomo questa Sua dote... Un sacrificio enorme per lasciare un ricordo ai posteri della potenziale espressività umana
La mia esistenza è ormai compromessa da questa magnifica arte, da queste parole, lette e pronunciate in modo magnifico. “Invano aspetto” una possibilità, come un piccolo animale ormai senza pelo per propria colpa. E aspetto, aspetto, che la luce possa farlo rivivere….grazie Leopardi….
Oggidì Oggidì, ognun scorreggia e qui e lì fetido schioccar di camini in fabbriche accesi, d'ani rappresi, d'auto e aereomobili, di plebei di nobili che irridon ne' rutti i miserandi farabutti, di mefitiche navi che irroran i flutti d'avellanti liquami, di deiezion di cani, d'esecrande mani che impestan stamani i paesaggi metropolitani.
XII L’INFINITO Sempre caro mi fu quest’ermo colle, E questa siepe, che da tanta parte Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di là da quella, e sovrumani Silenzi, e profondissima quiete Io nel pensier mi fingo; ove per poco Il cor non si spaura. E come il vento Odo stormir tra queste piante, io quello Infinito silenzio a questa voce Vo comparando: e mi sovvien l’eterno, E le morte stagioni, e la presente E viva, e il suon di lei. Così tra questa Immensità s’annega il pensier mio: E il naufragar m’è dolce in questo mare.
Leopardi un dono del Cielo e l' interprete ... altrettanto. A Silvia l' ho studiata da ragazzina, ancora dopo un' infinità di anni ne ricordo perfettamente intere strofe con uguale e forse maggiore emozione
No, Mufasa che legge Foscolo? Brividi assoluti: davvero, lo so che Gassman ha fatto anche altri personaggi, ma questa voce è proprio tipica di quella del Re Leone, Mufasa. Grazie Mufasa per questo capolavoro....ma soprattutto grazie, Foscolo.
*Parliamoci chiaro, non facciamo finta di niente* Questo fine settimana non può finire così, Questo primo venerdì di aprile non può chiudersi senza una parola, Non una parola cantata, ma una parola celebrata, *Titó* ccá _(qua)_ dobbiamo chiudere la settimana con una poesia. *Titó* e tu mi guardi e me dice: _"Na poeeesiiiaaa? A chest'ora (a questa ora)? Ma tu veramente fai? E dove si trova una poesia il venerdì sera?"_ *Titó* inizia aprile e stiamo già a maggio e qua ci vuole una parola per chi stava con nuje _(noi)_ e mo non c'è cchiù _(più)_: na mamma, nu frate, ma pure nu patre, na compagna o un marito e qualche volta pure nu figlio: *le parole le mette Eugenio Montale* Gnorsì, Eugenio Montale che ha avuto il premio Nobel per la letteratura? E lo sai perché ha avuto questo onore? E tu *Titó* mi rispondi sofisticatamente _«per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni»_ Ed io te risponne accoratamente _"Sbaglie, *Titó*! È Nobel e pueta (poeta) per parole come queste, scritte pe chi steva 'nzieme a nuje e mo' nun ce sta cchiù: a vota na mamma, a vota na mugliera e cierti vote pure nu giglio"_ Recita *Franca Nuti (Torino, 15 gennaio 1929)* *EUGENIO MONTALE, Satura 1962-70 (Milano, Mondadori 1971)* Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino. Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio. Il mio dura tuttora, nè più mi occorrono le coincidenze, le prenotazioni, le trappole, gli scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede. Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio non già perché con quattr'occhi forse si vede di più. Con te le ho scese perché sapevo che di noi due le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, erano le tue.
