Sattva Mind Lab è un laboratorio che si occupa di divulgare educazione alla Consapevolezza.
Sattva è una parola Sanscrita che significa saggezza, purezza, luminosità e virtuosità.
Il proposito di questo laboratorio infatti è proprio quello di promuovere una mente “Sattvica” e una cultura “Sattvica”.
Sattva è una qualità della mente che può essere coltivata nella nostra vita.
Diventa una persona Integra e sviluppa la tua "Intelligenza Spirituale".
Una persona che ha una Intelligenza Spirituale sviluppata è una persona che ha raggiunto una certa maturità emozionale, che sa vedere e gestire obiettivamente gli eventi che accadono nella propria vita, che vive con un cuore aperto, che sa perdonarsi, che conosce la propria unicità e sa come portare questa unicità nel mondo.
Il "Processo di Integrazione" è appunto il processo che ti permette di coltivare questa intelligenza.
Quello che dici è vero. Riuscire a stare calmi e sereni di fronte a una difficoltà "autocreata" è una delle cose piu difficili. Tuttavia queste esperienze ci fanno crescere in consapevolezza.
Ciao Claudio questa chisve si attiverà a Settembre ma io gia la sento attiva ad agosto. Inoltre ce l ho nel profilo, nella perla... Non a caso mi occupo di yoga, di cura del corpo... Riflessioni profonde ci stimoli, grazie😊
Minuto 21:45 e' un lavoro intellettuale quello che viene proposto nei circoli neo advaita ? A me non risulta (difatti la mente non può trascendere la mente...). Il Manifesto non può portarti nel Non Manifesto, questo è.
Grazie Claudio. Mi occupo di tema natale in connubio con lo yoga individuale in un percorso di trasformazione personale e come sempre inserisco anche info sulle chiavi genetiche; sei un anello con perla preziosa al dito e citare il tuo video è prezioso per me e per chi mi segue. Posso farlo?
Ibiza è la capitale della new-age spiccia e del mercatino della fuffa, evitiamo di prenderci per il culo, grazie. Cos'è? Sattva? No... è immoralità, ignoranza, dinamismo. Solo altri sprovveduti possono bersi le stronzate di uno sprovveduto. E grazie a dio il raggio d'azione degli sprovveduti è limitato. A lavorare!
Grazie Claudio, secondo te alla domanda sull'inizio o meno di una relazione sentimentale la risposta 44 è sostanzialmente positiva anche se con molte ombre? molte grazie.
Non è mai esistita nel Vedānta (il fine ultimo del Veda, quindi le Upanisad, il Jñānakanda) una metafora "delle onde e dell'oceano", bensì esiste la metafora delle onde e dell'acqua. L'oceano rappresenta l'universale, che è ben diverso dall'Assoluto, in questo caso rappresentato dall'acqua, informe, indeterminata, ecc.
8:10 Il metro di giudizio della realtà che utilizzi è estraneo al Vedānta; la percezione non è garanzia di esistenza reale, poiché altrimenti l'universo, sia di sogno che di veglia sarebbe da considerarsi Sat, quando in realtà è asat. La percezione avviene nel dominio dell'ignoranza, dove c'è un ente percepiente, la cosa da percepire è la stessa percezione.
10:22 "la cosa che dobbiamo fare è vedere l'acqua". Non è che ci sia veramente qualcosa da fare, un'azione da compiere, e comunque l'acqua, la coscienza-esistenza, non la puoi "vedere"; non puoi mica metterti a ballare sulle tue stesse spalle!
11:40 "non ti risolve nessun problema" In realtà li risolve tutti alla radice. Che problema dovrebbe mai sussistere per quel saggio per cui tutto è il Sé?
io credo che uno che ha veramente capito questi concetti non farebbe commenti del genere... e forse nemmeno commenterebbe, ma farebbe certe precisazioni in un contesto adeguato e non nei video e nei commenti di youtube, è questo ciò che mi fa dubitare della tua intelligenza e mi fa capire che non hai altro da fare che che fare il leone da tastiera spirituale...
Difficile esprimere una verità più alta o semplicemente una sfumatura diversa quando le persone sono ipnotizzato sulle loro nozioni ripetute a memoria. Uscire con una nuova idea e come una provocazione che può essere recepita o ostacolata. Ho la 61 e la 62 in radianza e scopo.
Non ti seguo: parli di Vedānta, ma la tua concezione in merito è più aderente al Patanjalayoga. Innanzitutto, bisogna fare una distinzione di fondo: "karma" nel Vedānta, e generalmente negli Śastra, è inteso solo secondariamente come la serie causale che conduce il Jīva a fruire - nel bene e nel male - delle proprie azioni in esistenze successive; il senso primario della parola "karma" nel Veda - e quindi nelle Upaniṣad che ne costituiscono il Jñānakanda - è quello di "azione rituale". Per estensione anche "azione mentale". Nell'Advaita Vedānta, infatti, il karmayoga si compone di quelle azioni, sia rituali che mentali (come l'Upāsana ) che sono propedeutiche alla via della conoscenza, la Sakśat Sādhana. Quindi, il karmayoga comincia con mantradikśa, l'iniziazione in cui si riceve il metodo per purificare la mente, che si compone progressivamente di Mantra, Yantra e Tantra. Credo sia superfluo spiegare che Yantra è un supporto visivo da interiorizzare - e non solo lo Yantra in quanto tale come inteso in Srī Vidyā, ad esempio - e che Tantra è la pura idea presa come supporto alla meditazione, e che ciò non ha nulla a che vedere con maithuna, l'unione sessuale rituale praticata nelle vie di mano sinistra. Il mantra poggia su di un karma indriya, su una facoltà d'azione; in altre aparavidyā il primo strumento può fondarsi anche su altre delle cinque facoltà d'azione. Lo Yantra poggia su di un Jñāna indriya, una facoltà di conoscenza, in questo caso, quella della vista. Tantra poggia solo sull'antahkarana. Di azioni, per quanto sottili e mentali progressivamente divengono, stiamo parlando, ed è per questo che si parla di karmayoga. Questa è la concezione di karmayoga nel Vedānta; tutto il resto sono concezioni new-age che procedono da concezioni a loro volta spurie del Patanjalayoga. Karmayoga, quindi, non è far attraversare la vecchietta, o agire nel mondo per conto di Īśvara estranei da qualsiasi concezione di raga-dveśa, ecc. Karmayoga è procedere metodicamente nel mondare la mente dall'estroversione, rendendola totalmente rivolta all'interno, ovvero, rendendola indifferente ai desideri e agli oggetti sensibili.
18:40 La critica a una pretesa Non-dualità come quella radicale è sacrosanta, ma tu lo fai da un punto di vista estraneo all'autentica dottrina Advitīya come insegnata da Adiśamkarācārya Bhagavatpāda nei suoi Bhāsya. Tu sostieni che il vyavahāra, il relativo fenomenico, sia un grado di realtà differente da Brahman; ma il Brahman è primo senza secondo, non esiste un secondo che sia differente ad Esso. Questo del "grado di realtà relativa" è un errore piuttosto comune, veicolato dal neo-vedānta solitamente. Nelle Paramparā sicure e veramente tradizionali, questo errore non ricorre, perché il punto di vista è quello del Vivartavāda. La dualità è proprio come l'asino che vola che tu hai citato, o per dirla con Śamkara, è il figlio di una donna sterile, o le corna della lepre: totalmente illusoria e priva di qualsivoglia grado di realtà, anche relativa. Solo il Brahman-Ātman è reale, mentre l'apparente effetto, l'universo nelle sue forme, non è che una modificazione apparente sovrapposta al sostrato, e la causa è semplicemente una nozione attribuita al sostrato qualora si prenda l'effetto come realmente prodotto ed esistente, e non come una mera apparenza. L'universo, come i Jīva e tutto il vyavahāra, per Śamkara sono solo ideazioni illusorie, da considerarsi come proiezioni, modificazioni apparenti, apparenze sovrapposte al Brahman attraverso l'avidyā della sua natura. Avidyā è la mutua sovrapposizione tra l'Ātman e l'anātman, e la māyā che ne procede non è altro che mera denominazione. La manifestazione universale è solo una sovrapposizione al Brahman: l'universo fenomenico e relativo non è affatto una trasformazione del Brahman, né una sua creazione, produzione, emanazione o manifestazione, né il mutamento di una sua parte o di un suo aspetto, né l'esitodell'azione di una qualche altra entità. È solo una falsa parvenza sovrapposta al Sé per errore, e come tale è non-reale, e basta.. non reale relativamente! Dunque, il suo apparire, mantenersi e scomparire, è come l'apparenza del serpente sulla corda: una falsa immaginazione proiettata sul Brahman a causa della nostra ignoranza, e perciò la causalità di tale processo è anch’essa solo immaginata, e non-reale. In realtà, cioè dal punto di vista della realtà, Paramārtha, l'universo di nome e forma, in quanto anātman, è proprio come il serpente, non è mai apparso e non è mai scomparso. Tu stai dicendo - e ti cito - che: "l'universo è un illusione in quanto è uno strato di realtà diverso rispetto a Brahman"... che tradotto è come dire che il serpente è uno strato di realtà diverso rispetto alla corda. Per il Vivartavāda, la dinamica causa-effetto è solo un modo soggetto ad avidyā della nostra conoscenza del reale, e non un rapporto che riguarda la realtà; perciò non la modifica, perché in fondo è solo un mutamento fittizio, una variazione immaginaria, un vivarta del sostrato sul quale viene sovrapposta attraverso avidyā. La modificazione è solo apparente, non si verifica davvero, e non ha alcun grado di realtà. Si conosce la modificazione perché la sovrapposizione tra L'Ātman e l'anātman avviene nella nostra mente. Le facoltà di senso e gli organi di senso oggettivano indiscutibilmente una corda, è la mente che vede la serpe, e questo perché non ha conoscenza immediata della corda, ma ce l'ha mediata dai sensi. Nel Vedānta si dice Jagat mithya, l'universo è falso, perché la mente ha di esso mithya jñāna, falsa conoscenza. Similmente, solo la falsa conoscenza del Vedānta può prospettate una realtà relativamente reale, con un qualsivoglia grado di realtà, ecc.; questa concezione è uno dei più consueti travisamenti in merito al Vedānta Advaita, e può giungere solo da una conoscenza, libresca o impartita, erronea. È evidentemente contraddittorio sostenere che l'universo sia relativamente reale (o un grado di realtà diversa dal Brahman, ecc.), e dall'altra parte sostenere la Non-dualità del Brahman, proprio perché questa implica che il Brahman sia assolutamente uno senza secondo, dunque privo di aspetti o dualità, laddove ciò che sostieni indica il contrario. Dire che il relativo sia solo una sua reale manifestazione sebbene Quello non si manifesti mai assolutamente, è solo una pretesa senza giustificazioni assolutamente contraria all'Advaitavāda, all'intuizione - che non certifica alcuna duplicità di aspetti nella pura Esistenza-Coscienza - e alla logica basata su di essa. Questa concezione è rifiutata categoricamente, e le sue implicazioni evitate attraverso il Vivartavāda e l'Ajātiváda. Il mondo di dualità di nāma-rūpa è semplicemente non-nato; l'effetto, e di conseguenza la causa, è solo una modificazione illusoria, in quanto consiste meramente in una falsa apparenza sovrapposta al Sé per errore. Solo così è assicurata la Non-dualità, e quindi l'immutabilità del Brahman. "Il sogno non include la veglia, è la veglia che include lo stato di sogno." Cito questa tua frase emblematica, ma tutta la concezione che hai delle avastha sono contrarie all'Advaita Vedānta. Questo tuo errore è chiamato da Gaudapāda "pregiudizio della veglia". Ti consiglio di rivedere le tue concezioni in merito all'avasthatrayaviveka.
@@sattva_mind_lab l'unico insegnante di Vedānta possibile è il Guru che abbia adempiuto in pienezza al fine della via; in realtà, Esso non insegna, come se insegnare fosse un azione che compie nei confronti del mondo.. Esso espone per compassione la realtà come la vede nel proprio anubhava. Questo Jīva è al contrario un semplice Sādhaka. Mi dispiaccio del fatto che il mio scritto abbia suscitato una reazione sarcastica e sugli scudi da parte tua; ho semplicemente esposto l'autentica Dottrina Non-duale delle Upanisad come insegnata da Adiśamkarācārya Bhagavatpāda e Gaudapādācárya. Se abbisogni di verificare la bontà delle mie parole, non serve constatare che io sia un insegnante, o partecipare a fantomatici incontri; puoi verificare quanto ho detto nel Prasthānatraya e nei suoi Bhāsya compilati da Śamkara. Puoi recarti in India e farti accettare da un vero Samnyāsin appartenente all'Advitīya Paramparā risalente direttamente senza interruzioni a Śamkarācārya. In analisi ultima, puoi verificare l'autenticità della dottrina esposta nella tua diretta esperienza ed intuizione. La Prasiddhānubhava "questo Ātman è proprio il Brahman", non è un adrśtaphala, un "risultato invisibile", ecc.; è la tua stessa natura.. ciò significa che se la dottrina è genuina ne avrai la "visione diretta" in questa stessa vita. In realtà la stai già "vedendo".. tutti la vedono.. ma raro è quell'Adhikari che la conosce per ciò che è realmente.
@@sattva_mind_lab ignoro sommamente a cosa o chi tu faccia riferimento, ma nonostante ciò, a me tanto basta per togliere il disturbo. Ti auguro di poterti fondare su di una cerca sincera.
Ciao Claudio ben tornato!! Sembra che stai cercando una nuova strada per arrivare a noi in modo nuovo….buona vacanza allora…p.s.intanto mi sto leggendo il libro delle Chiavi genetiche….non so se ti può essere d’aiuto ma quello che mi fa “stare con te”e’ sempre un mix tra i tio video sul Ego ed Eckhart tolle… ma sono un principiante
Come fai a parlare di non dualità se parli di io ? 😂😂😂😂😂 a cosa serve 😂😂😂😂nessuno può fare esperienza 😂😂😂😂 la paura non è separata dalla gioia o da altri termini
Il me creduto prende tutto per se stesso ed è convinto che possa risolvere qualcosa. L’apparente vita che accade non può essere controllata da nessuno . Tutto è creduto e’ duale . Il tutto nulla vuoto pieno che appare e scompare come le particelle osservate in questa realtà nella fisica quantistica sono un mistero.😘🙏
Questo messaggio che apparentemente porti e’ un apparente monologo! Non c’è un noi o un loro e non serve indagare e’ tutto creduto anche il “ tuo apparente video “
Ogni onda porta ossigeno (ed altro) all’acqua tutta (non solo alla propria entro l’onda) e questa acqua incrementata porta vita a tutte le creature che vi sottendono. Tutto è vita che necessita di manifestarsi nelle varie dimensioni della creatività e questo è il gioco cosmico della vita entro cui è l’essere
In realtà percepisci il mare ms non sei realmente separato né dal mare né dal resto. Puoi solo accorgerti che anche la mente non è SEPARATA dal pensiero. Come ti puoi ACCORGERE che la mente non ha qualcosa di esterno o interno ad essa, ma è semplicemente uno strumento che EMERGE alla consapevolezza. Bon voyage🙂
Caro Claudio... Qua accadono pure nelle nostre vite individuali, a ciascuno....😢 Mica solo lontano nel mondo... 😅 Meglio pregare e mandare energia di pace amore e soluzione a tutti, a noi e al mondo😅
Mi viene in mente questa nota storia zen: Una tazza di té. Nan-in, un maestro giapponese dell’era Meiji (1868-1912), ricevette la visita di un professore universitario che era andato da lui per interrogarlo sullo Zen. Nan-in servì il tè. Colmò la tazza del suo ospite, e poi continuò a versare. Il professore guardò traboccare il tè, poi non riuscì più a contenersi. «È ricolma. Non ce n’entra più!». «Come questa tazza,» disse Nan-in «tu sei ricolmo delle tue opinioni e congetture. Come posso spiegarti lo Zen, se prima non vuoti la tua tazza?». Cordiali saluti.
