Devo dire che mi sembra più una conferenza sulle pulsioni aggressive che sulla religione. Freud non si interessa della esistenza di Dio o del fatto che la religione non è fondata scientificamente, ma del significato simbolico e inconscio della religione. Sono d'accordo con Freud: mi sembra che l'unico modo di capire perché una persona è religioso (parlo delle religioni monoteiste) è quello di studiare il significato che le figure numinose hanno nell'inconscio dell'individuo.
Devo dire che non sono per niente d' accordo con Kernberg. Che la psicoanalisi non può dire nulla sull' esistenza o no di un qualcosa che non possiamo vedere è vero. Come è vero che la religione è utile all' umanità e che la psicoanalisi non può entrare nel merito delle ideologie e della religione. Però, al di là di indicare alle persone a quale ideologia credere, la psicoanalisi può fare un interpretazione psicologica della religione. La psicoanalisi non è in grado di dire se esiste o no una divinità, però è in grado di dire cosa c'è nella mente di una persona religiosa. Ed è evidente che nella religione entra in gioco il complesso di Edipo, e che Dio è una proiezione di una figura genitoriale. E mi sembra altreattando evidente che le storie raccontate nei vari testi sacri sono il frutto di un delirio mistico. E' molto facile per chiunque ne sappia anche solo un pò di psicoanalisi interpretare le figure religiose. Ci sono evidenti meccanismi di idealizzazione, svalutazione, diniego... come si fa per esempio a non capire che Dio è una figura idealizzata e il Diavolo il frutto di una svalutazione? Dire che la psicoanalisi non può entrare nel merito della religione è una forzatura... non può entrarvi semplicemente perchè non è una scienza naturale e non può sondare tutto l' universo per vedere se Dio c'è o no, però sicuramente può capire cosa c'è nella mente di una persona religiosa.
Dal Suo commento, credo proprio che Lei (lucalallazinni) non abbia ascoltato bene questa conferenza e che evidentemente ha perso il filo del discorso del professor Kernberg, altrimenti non avrebbe scritto ciò che ha scritto.