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Archeologia della Sardegna. Il Nuraghe Su Mulinu di Villanovafranca. Relatore Giovanni Ugas. Parte 1 

Pierluigi Montalbano
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Realizzato nel XIV a.C. nel livello inferiore del bastione trilobato del nuraghe di Su Mulinu, a Villanovafranca, il vano “e”, ha pianta ellittica (a dimostrazione dell’arcaicità), con coperture a carena di nave rovesciata, costituita da blocchi in calcare e chiusa da lastre oggi mancanti. Sin dalle origini l’ambiente venne destinato alla celebrazione di culti religiosi, testimoniati dalla costante presenza al suo interno di almeno due focolari rituali: il primo, decentrato, per la bruciatura delle sostanze oleose; il secondo, centrale, funzionale al sacrificio di giovani suini, ovini e bovini. Dopo un periodo di abbandono, tra XIII e XI a.C. la ripresa del culto nuragico comportò la realizzazione, all’interno del vano, di un bancone-sedile, di due fosse sacrificali e la posa in opera di un monumentale altare in pietra. Intorno al IX a.C., infatti, il nuraghe diventa un importante centro cultuale e religioso. L’altare, addossato alle murature nord-est del vano, mostra due soli lati rettilinei e ortogonali, mentre il terzo, ricurvo, si adatta perfettamente al profilo del paramento murario dell’ambiente ellittico. Questa incantevole struttura è internamente scavata a vasca e realizzata in arenaria tufacea in tre pezzi sovrapposti. Sulla sommità una conca era destinata alla raccolta dei liquidi impiegati nel rito che, attraverso una canaletta, venivano fatti scorrere all’interno della vasca. Tre else di spade, scolpite a rilievo (in origine 4), sostenevano lame in bronzo. Altri oggetti bronzei (pugnali e figurine antropomorfe), decoravano superiormente i due bordi dell’altare e, infine, un rilievo in forma di crescente lunare o di corna taurine venne realizzato frontalmente. La vasca non presenta foro di scarico dell’acqua e i due elementi sovrapposti che la compongono non sono sigillati. La celebrazione dei rituali avveniva in occasione di ben definite scadenze del calendario agrario, una delle quali era il solstizio d’estate (21 giugno). La fine dell’anno agrario imponeva, infatti, adeguate cerimonie di ringraziamento e gli indispensabili auspici per propiziare, dopo la crisi estiva, il buon esito del nuovo ciclo.

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2 окт 2024

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