CINEMA SHOW :: DIVENTARE REGISTA :: Ep 06 

Quanto me piacciono sti videi i Licaoni Videoproduzioni :D

Regista ci nasci, non ci diventi. Poi, se lo farai di lavoro o meno questo è un altro paio di maniche...magari il più grande regista del mondo non ha mai avuto la fortuna di emergere o non ha mai messo a frutto il suo talento ed è il tipo che tutti i giorni vi fa il caffè al Bar. Io quel poco che sono l'ho ottenuto senza aiuti senza spintarelle, senza conoscere nessuno. Nel 2010 ero in un centro per l'impiego del quartiere 4 di Firenze per farmi certificare che ero a tutti gli effetti un disoccupato dopo che avevo perso il lavoro...mi sono guardato allo specchio e ho deciso di provarci. Ho scelto di buttarmi in questo folle mondo senza paracadute...e in quasi un anno e mezzo sono arrivato a Singapore a ricevere il mio primo premio in assoluto come regista...non è stato un caso infatti in poco meno di un anno...un altro premio a Jakarta... Il cinema quello vero è dentro di te ma devi trovarlo fuori...uscendo vivendo questa vita per quanto ci è concesso... è inutile cercare di imitare i maestri del passato (errore che in tanti fanno). Il cinema è inventare di sana pianta un mondo che non esisteva, prima che qualcuno lo immaginasse, e poi mostrarlo a un pubblico... molto molto più complicato e dannatamente stressante di scrivere un libro, Con un libro è il lettore a volare con la fantasia ...nel cinema non ci sono cavoli, devi riportare visivamente quello che avevi in testa. Io personalmente in solamente 2 anni so di aver fatto già tanto per essere un totale autodidatta, che ha imparato che la cosa più importante è rialzarsi sempre...e crederci in modo ostinato quasi folle... Vero il carattere conta, alle volte la gente confonde la mia determinazione, o qualche battuta pungente, con l'arroganza...no, la mia è fame...voglia di fare...di lottare. Io sono partito dal documentario perché essendo un "One Man Band" era più facile prendere una telecamera e raccontare una storia che era già li ad aspettarmi. Cosa in qualche modo però più difficile se ci pensate che allestire un Set, mettere gli attori in possa e poi urlare "Azione". In un documentario cogliere l'attimo può fare la differenza tra il successo e il fallimento. Io "l'occhio del regista" l'ho allenato così...per strada, nei vicoli di paesi lontani in Asia. Questa "palestra" mi ha permesso di essere molto più tranquillo e deciso quando devo trovare il giusto punto macchina quando devo girare un corto o comunque una storia che non sia un documentario. Il cinema non è su un libro...ma tra la gente, nelle vie, tra i mercati...e banale, ma vero...dentro ognuno di voi. Rialzatevi...sempre!

Essere registi non significa avere delle lenti sulla macchina ma avere delle lenti sugli occhi, lenti che ti permettono di vedere quello che gli altri non vedono, che ti permettono di comunicare con il linguaggio visivo, linguaggio universale ma molto complesso da scrivere, realizzare un film implica un sacco di spese ma è come un parto, 9 mesi di sacrifici per vedere nascere dal nulla una tua fantastica creazione, creazione che ti permette di lanciare il tuo messaggio a chiunque lo voglia recepire e che porta nel mondo qualcosa di buono, perchè alla fine, la felicità è vera solo se condivisa, citando il mitico McCandless

Bravi, intelligenti e ganzi come sempre! Auguri ai Licaoni tutti.

Grazie Licaoni, per i contenuti trattati sempre in maniera frizzante ed innovativa nonostante a volte siano semplici cose che la gente che si avvia a provare questo mesterie tende, con presunzione, a dare per scontato. E per averci fatto attendere tanto in modo da trovare sotto l'albero questo nostro video! Mitici

Siete grandissimi! Mi avete insegnato un sacco di cose... che ovviamente non metterò a frutto... ma intanto me le avete insegnate!

Grazie! state portando avanti un progetto fantastico! avete messo sotto il riflettore il ruolo di cui la maggior parte della gente sa dire poco o nulla: quello del regista. E ancora di più il cinema stesso che sempre più sta diventato un prodotto usa e getta, con un' anima un po consumistica e con sempre meno sogni. Il fatto è che una buona regia, anzi un'ottima regia, i perfetti punti macchina e un cuore grosso così non servono a niente se non c'è nessuno che sta guardando, e allora tutta la fatica, la pazienza, i cazzotti e gli abbracci saranno andati sprecati. Voi state aprendo gli occhi al pubblico, e ora si che tutto l'impegno sarà ripagato!!! D'ora in poi, anche grazie a voi, basta scuse!

Il Cinema è come un fantasma che aleggia sull'audiovisivo: a volte se ne impossessa e lo eleva dandogli forza e concentrando in esso la capacità espressiva di ogni altra arte, altre volte lo ripudia e lo rilega nell'abisso. Il Regista è un medium, un sacerdote del Cinema, un eletto attraverso il quale il Cinema intercede ed opera nella Realtà. Ma per essere "un regista" basta dire "macchina qua". La cosa che più mi affascina del Cinema è che, pur essendo l'Arte che unisce Fotografia e Teatro (almeno nella sua forma primordiale), di esse non condivide il noema, l'essenza prima, ma ne possiede una propria, che supera quelle genitrici e mai le uguaglia.

ragazzi, non ho parole, salvo tutte quelle che servono x fare complimenti!!!!

dopo aver ascoltato "c'è un solo possibile punto macchina" ho pensato a quante risate si fa sistematicamente lars von trier e quanto meraviglioso sia "il grande capo" pur con la tecnica dell'automavision, il mezzo tecnico per ottenere il "cazzo di cane" it.wikipedia.org/wiki/Automavision bacini ai licaoni

I miei primi passi da "regista" li ho mossi a teatro dopo un po' di anni passati a recitare nei teatrini intorno al mio paese. Ovviamente l'esperienza teatrale in certi aspetti è molto diversa da quella che si può fare lavorando ad un corto, mi sono reso conto però che c'è una sottile linea che congiunge questi di mondi: la passione. Stai mesi sopra un progetto per l'organizzazione, le prove, le riprese, a scegliere cosa rappresentare, cosa far vedere, e quando arriva il momento finale (che sia la prima di uno spettacolo o la pubblicazione di un corto) senti che una parte di te sta per staccarsi, che stai per donare qualcosa al pubblico. È una strana sensazione, sono d'accordo con Claudio, c'è la paura di sbagliare di non aver dato abbastanza ma dall'altra parte c'è la bellezza di aver creato qualcosa con un gruppo di persone. Con tutte quelle persone che ti sono state vicine e ti hanno aiutato a realizzare quel TUO progetto, che hanno sopportato ogni tua lamentela, ogni tua richiesta e che non se ne sono andate anche dopo un litigio. Per me fare cinema è questo, è indispensabile unire la tecnica alla passione, alla voglia di raccontare qualcosa in più di una semplice storia. Questa è la mia riflessione, chiedo scusa se mi sono dilungato troppo ma è una cosa a cui tengo particolarmente. Ciao ragazzi =)

Episodio bellissimo e interviste perfette (sentir parlare Sfascia è sempre un piacere). Personalmente vedo nel cinema ciò che vedo in tutte le altre forme d'arte: la voglia, il bisogno, di esprimere le proprie sensazioni e le proprie emozioni e di trovare un riscontro da qualcuno, trovare quella cosa che ci unisce ad altra gente, che come noi prova sensazioni ed emozioni. Il regista guarda, ragiona e poi racconta. Assume il compito di trasportare altre persone nel proprio mondo, far vivere a queste le situazioni, che ha vissuto o immaginato, tramite il SUO punto di vista, una cosa impossibile nella realtà. Col cinema le porte della fantasia, del surreale e anche della realtà si spalancano tutte facendo si che il vento che corre attraverso di loro crei un'altra corrente e crei un'altra dimensione in cui immergerci. Il cinema è il passo successivo alla narrazione scritta, la fusione dell'immagine con ciò che prima non potevamo vedere, ma sentivamo o leggevamo. Dalla cultura orale a quella scritta e, da un centinaio d'anni, a quella "registrata". Non dovremmo mai perdere lo stupore di quelle persone che videro quel treno in corsa e non dovremmo mai perdere la fantasia dei registi, delle persone, che lo registrarono perché volevano scaturire in altri le emozioni che avevano provato. Abbiamo la possibilità di sorprendere la gente ancora e ancora e con la stessa forza della prima volta. Cambiamo temi, immagini, attrezzatura, ma il fine è sempre quello: emozionare. Emozionare dando il nostro meglio, non per ottenere il meglio del guadagno. I soldi devono essere la giusta ricompensa per un lavoro indimenticabile, non l'incipit per un risultato mediocre. Il cinema, come l'arte tutta, esisterà finché ci saranno storie ed emozioni da raccontare: esisterà finche qualcuno avrà qualcosa da dire e qualcun altro vorrà qualcosa da sentire, da leggere, da vedere. Questo scambio di sensazioni e di sentimenti è il mondo del cinema.

Salve ragazzi, ottimo video!!! Mi è piaciuto davvero un sacco. A volte mettevo in pausa per riflettere sulle cose che dicevano i due Fabio, Claudio e il mitico Sfascia. E' stato parecchio interessante! (***** sempre un mito!) Ovviamente concordo sul vostro modo di vedere il Cinema. Io non sono affatto un esperto di Cinema... ma dirò comunque la mia. *Penso* che il ruolo di un bravo Regista sia quello di riuscire ad esternare con moderazione il proprio modo di percepire cose, situazioni e soprattutto emozioni inserendole in una Trama, traducendole in immagini (ma non solo). Un bravo Regista si confronta con i propri collaboratori affinché le fantasie, le riflessioni e le idee di ognuno siano elementi qualificanti aggiuntivi e non fastidiose note discordanti. E' un lavoro di gruppo. Tutto è assolutamente importante... sceneggiatura, luci, colonne sonore, ecc... ma lo *stile* è la componente che fa la differenza e può essere garantita solo da una buona regia... una regia che deve mettere in luce sia il lavoro di tutti coloro che hanno lavorato nella produzione... ma che deve assolutamente lasciare spazio alla visione intimista del Regista.

e già che ci siamo segnaliamo pure l'ultimo _Cinema Show_ sulla figura del *Regista*. i LICAONI CINEMA SHOW :: Ep 06 :: DIVENTARE REGISTA

Bravissimi e bellissimi come sempre! Auguri a tutti :)

Grazie a voi ho imparato che il cinema non è solo soldi ma anche: rabbia,soldi,fatica,notti senza dormire per colpa del montaggio e soldi

Grandi Licaoni, guardandovi mi è venuta in mente una bella idea sulla tematica del talento :D

"Salve, sono John Ford." Diventerà il "buonasera sono massimo d'alema" dei registi.

Per me il cinema è ciò che si vede nell'assenza. Togli i colori, elimina i dialoghi e la trama, manda a casa l'intrattenimento e assieme al nulla persisterà l'arte; ecco, questo per me è il vero cinema.

Fantastici come sempre!!!

Grande Claudio! :D Ma complimenti a tutti, ovvio :)

Lunghissimi??? Non mi basta mai, anche se faceste una puntata di 2 ore resterei incollato a gustarmela tutta! Go Go Go!

Grandi! E tanti tanto auguri! Un abbraccio torinese

mm sono dell'idea che il punto macchina che scegli sia perfetto per quella storia che poi esce fuori, nel senso che la storia uscita era raccontabile solo attraverso quelle scelte fatte, un film di merda fa cagare in quel modo e in nessun altro, quindi per fare quel film di merda quei punti macchina erano perfetti, un film con i punti macchina perfetti è quindi quel film che ha i punti macchina che rappresentano esattamente l'idea di quel film( immagginiamo l'idea di film come un messaggio verbale, quando il messaggio recepito è lo stesso che volevo inviare io ho usato correttamente la lingua(ovvero regia, montaggio cazzi e mazzi, e quindi anche i punti macchina)

Che caria trasmettete!!! Complimenti! Rubrica esagerata!

Mi accodo agli auguri: Auguroni di buon natale Licaoni!

Non avevo mai visto Sfascia, ma quanto è bello? Lo voglio abbracciare.

Federico Sfascia NUMERO UNOOOOOOOOO !

Grazie per questi video ragazzi... davvero.

Sfascia Number 1!

haha che bello spararsi per curiosità questi simpa bignamini sul cinema e trovarci dentro i miei vecchi amici fabio & fabio...

Complimentoni , davvero una bella puntata!

Bravi, bravi, bravi A breve avrete la foto del mio petto

Ma questo è un puntatone! Vi voglio bbene!

Poco fa ho aperto il mio vecchio sgabuzzino, è una specie di buco piccolo e alto con scaffali su ogni lato piazzato nel mezzo della parete fuori di casa che affaccia sulle scale del condominio. Non sta nè troppo in alto, nè troppo in basso, sta proprio nel mezzo della parete, è chiuso da due grandi sportelli neri in metallo,e per entrarci bisogna prendere una sedia, aprire gli sportelli chiusi a chiave ed arrampicarcisi dentro. Da bambino vedere questa finestrella sopraelevata con tanta roba del passato chiusa dentro rendeva ancora più suggestiva e mitica l'operazione..ecco essere regista e avere lo sguardo cinematografico per me significa raccontare la storia di quando da bambino vedevo aprirsi questa strana e minacciosa finestra, fredda e oscura dentro, piena zeppa di cose che non avevo vissuto, o vissuto troppo poco: dagli scatoloni di super nintendo, commodore e sega master system, insomma tutte le console anni 80' del mio fratellone più grande, ai fumetti di mio padre, ai libri d'avventura che mia madre aveva accantonato troppo presto...stare piazzati nel bel mezzo di quel buco piccolo e freddo, in mezzo a tante anticaglie e guardare verso l'oscura tettoia, e pensare che da un momento all'altro sarebbe comparsa la maschera da hockey di jason, gli sportelli si sarebbero chiusi ed io sarei rimasti lì dentro ad affrontare un celebre mostro anni 80'. Oppure scoprire che oltre l'oscurità, nella parte alta della tettoia era nascosto il passaggio per uno scantinato con roba ancora più preziosa, e magari una mappa del tesoro..essere regista per me significa portare queste storia, far respirare l'odore di parete fredda e polvere del mio sgabuzzino attraverso un'inquadratura e ficcarci dentro magari una bell'avventura alla spielberg per cuori e menti che pensano ancora che in un vecchio sgabuzzino possa trovarsi il tesoro di Willy l'orbo, o la maschera da hockey di jason.....scusate il pistolotto di parole, ma era troppo gustoso il vostro "compitino"...good luck, continuate così ;)

Quanta epicità.

Attenzione all'uso dello "sticazzi": voi non-romani lo cannate sempre XD Complimenti per il bellissimo canale!

Da grande diventero regista della Disney

fare film è raccontare una storia , è imprimere emozione su pellicola , è mostrare il proprio punto di vista sul mondo mettendo insieme tutte le varie esperienze fatte in vita , lasciando un impronta di se stessi . il regista rappresenta la libertà di ognuno di noi di esprimersi e fare arte mediante il linguaggio visivo . il cinema è passione e sentimento , supportato naturalmente da tecnicismi e mestiere . "Quello che fa la macchina da presa, ed è l'unica cosa che fa,è fotografare il pensiero." (cit . Orson Welles )

Grazie ragazzi ...

sempre i migliori

Ho passato una settimana su un set per fare esperienza. Il regista, che non nomino ma è uno di quelli famosi, delegava tutto agli altri, non c'era collaborazione fra regista e staff. anzi, spesso neanche andava sul set, lascia fare tutto al suo vice che si imponeva quasi fosse un dittatore. Io credo che un film sia un esperienza di gruppo non personale, e chiunque all'interno dello staff può lasciare la sua impronta, la sua idea, la sua visione artistica.

grandi licaoni! per me essere regista è una forma d'arte. Punto. Continuate così!

IO VI AMO

Federico Sfascia e la maglia della tosse grassa... rispetto!

siete fantastici!!!

Eccezionale questo video

Grazie e tanti auguri!

Se questi sono i vostri speciali, non vedo l'ora che arrivi Pasqua (o qualche altra festa)

veramente bravissimi! vi posso sposare tutti quanti?

E la musica stile metal gear

I "soliti" miti! Vi adoro ragazzi :)

Secondo me l'espressione: "esiste un solo punto macchina per ciascuna ripresa", può essere affermata solo se si è in grado di dimostrarlo. Si deve essere dei maestri per poterlo dire, esserci arrivati con il tempo e l'esperienza sul campo ma sopratutto avere il famoso Carattere, che a mio parere è IL requisito che fa brillare un regista tra gli altri. Seguendo altrimenti questa affermazione come una regola si rischia di limitare il proprio istinto. Alla fine la storia che il regista vuole raccontare deve essere da lui descritta secondo la sua interpretazione . Se Alfred Hitchcock è arrivato a dire una cosa del genere vuol dire che ha trovato con il tempo il modo perfetto e unico di descrivere una scena, ovvero il punto di vista che secondo lui descriva e faccia filtrare il senso e l'emozione di quella scena a chi la vede (e non è roba da poco)... "capisci osa ti voglio dire??" (Cit) Non so se mi sono spiegato. Grazie del lavoro che fate! ci vuole!

come ha spiegato bene lo sguardo cinematografico, federico sfascia, non l' ha mai spiegato nessuno.

Rispondo al compitino: Pandoro con la nutellazza tutta la vita. :D

Avendo il regista responsabilità sulle scelte visive, di messa in scena, di progettazione, costumi e quant'altro il suo ruolo è un pò come quello del burattinaio, "muove i fili" quelli del direttore della fotografia dei macchinisti degli attori ecc. e se vuole che le marionette si muovano tutte in modo fluido e armonioso deve fare in modo che ogni dito muova il filo nel migliore dei modi, alla stessa maniera il regista dirige le personalità del suo progetto in modo che rispondano positivamente alle sue aspettative. La differenza stà solo nel fatto che ogni membro della troupe ha i propri talenti e difetti che il regista deve conoscere così da sfruttarne le capacità; al contrario un buon macchinista o direttore della fotografia o attore che sia deve essere in grado di capire ciò che il regista vuole esprimere e solo quando ogni singolo membro della "squadra" riesce ad essere in sintonia con il film (in senso lato) si potrà raggiungere il migliore dei risultati. In questo senso ha ragione Lynch quando dice che se si creano disguidi o animosità nel gruppo non si otterrà mai il cento per cento del risultato ma soltanto l'uno; invece bisognerebbe avere capacità di ragionare in un'ottica di gruppo infondendo positività ad ogni persona che lavora a partire dal macchinista fino a l'autista che porta gli oggetti sui set. "Sarebbero molto più creativi. La casa cinematografica farebbe un balzo in avanti. È così che potrebbero andare le cose. Non vanno così, ma sarebbe facilissimo cambiarle."

dove trovo il cortometraggio?

Fare cinema è come comporre musica, è essere se stessi e raccontare una storia, una sensazione. Catturare quell'attimo che in se racchiude il tuo mondo e condividerlo con chi ti sta intorno :)

credo di amarti

e ancora... Erre :) e buone feste!

Io direi che c'è 1 punto macchina perfetto per una scena, e ce ne sono 10 mila ottimi per la stessa scena

BUSTER KEATON NEL CUORE PER SEMPRE

C'è sicuramente un solo punto macchina perfetto per una ripresa, difatti se supponiamo ce ne siano più di uno sorge logica una domanda: sarebbe la solita scena? no, ovviamente. Se vedete Kubrick vi accorgerete che esiste un solo punto macchina per la ripresa e molto spesso è legato alla geometria ed alla fotografia dell'immagine. è fondamentale quale aspetto geometrico si voglia dare ad una ripresa, perché essa è la parte cosciente di una inquadratura, le riprese fatte "a caso", quindi in maniera inconscia hanno quasi sempre una geometria confusa difatti... Ma la cosa più importante del cinema, come in tutte le arti è l'idea: senza di essa niente si genere e niente si sviluppa, senza l'idea non esiste nemmeno il punto macchina o la fotografia. Una cosa che i registi di oggi spesso sbagliano è credere che il punto macchina sia individuale, relativo e soggettivo alla persona: niente di più sbagliato, se difatti esiste una sola idea ben definita e consolidata, allora esisterà un solo punto macchina, se invece il regista tituba vuol dire che l'idea non è chiara e scissa da eventuali contaminazioni astratte, non ha le idee chiare. Ricapitolando posso dire che il punto macchina ideale di una ripresa solitamente dovrebbe essere distaccato, logico, razionale, geometrico, relativamente lontano dal soggetto, preferibilmente grandangolare almeno non sia qualcosa di particolare come una inquadratura che descrive emozioni, e soprattutto deve essere una ripresa BELLA dal punto di vista geometrico/fotografico.

bravi bravi bravi

Boh ragazzi...da circa un anno mi sono innamorato del mondo del cinema.E' bastato un anno per farmi capire quanto sia magnifico questo mondo,quanto io lo ami con tutto me stesso. Ho da poco iniziato a fare qualche corto,che spero di poter caricare un giorno e farvi vedere,prima però mi sa che dovrei creare il canale visto che questo non è il mio...'mbecille.Devo dirvi che quando giro molto spesso penso di fermarmi e tornare a casa:le inquadrature non vengono come voglio,il materiale è quello che è,mancanza di luci,di fotografia,attori che giocano e non ti danno retta,o non si presentano alle riprese.Purtroppo viviamo in tempi in cui l'arte e quasi svanita e i soldi sono diventati i padroni dell'uomo.Persone con vero talento si svendono alla commercialità. Ma,mentre giro i miei corti,mi fermo un attimo e mi piace pensare che c'è arte,c'è un idea dentro di noi,c'è genialità,è giusto combattere per questo. DE',SUONA MOLTO STILE SAM ALLA FINE DELLE DUE TORRI!

Riflettendo su quanto detto oggi, penso che non sempre un regista debba essere capito - mi spiego meglio - il suo stile il suo modo di raccontare una storia deve essere solo suo e non è detto che tutti riescano a capirlo. molto spesso i registi più discriminati sono proprio quelli che fanno le cose a modo loro, e solo per loro. (Michael Bay no, non è il tuo caso! :D ) Il regista non è altro che quella persona che sceglie come raccontarti una storia, che usa la grammatica cinematografica e la plasma a seconda di come ha deciso di mostrarci il racconto. Tagli e inquadrature sono di sua e soltanto sua decisione. Per quanto riguarda la posizione della MDP non penso esista una regola, anzi non esiste affatto, sta tutto nella composizione dell'inquadratura, sostanzialmente si parla di fotografia, quando il regista compone l'immagine decidendo cosa includere e cosa escludere dall'inquadratura trova il suo punto macchina, è una questione molto soggettiva ognuno di noi ama una composizione di immagine differente. Spero di non essere stato troppo prolisso! Mitici, aspettiamo con ansia EPISODE VI cit. CHE LA FORZA SIA CON VOI, GIOVANI JEDI!

Concordo sull'importanza del punto macchina, e credo che Sfascia abbia detto una cosa giustissima dicendo che la merda rimane merda nonostante ci si metta l'oro sopra, ma non credo sia impossibile trasformare la merda in qualcosa di buono (La si usa pure come concime, un'utilità ce l'ha). Spesso registi meritevoli hanno reso belle le storie banali o storie a cui nessuno avrebbe dato un soldo: stavo guardando Kill Bill e vedendo il vostro video ho pensato che forse in mano al primo Michael Bay sarebbe stato il classico filmaccio americano e io, da piccola, quando uscì il film lo snobbai proprio perché non sapevo chi fosse Tarantino e questi film mi sembravano tutti uguali... eppure fino a un attimo fa stavo ripetendo a pappardella le battute e lo faccio tutt'ora mentre scrivo il commento e il film scorre nell'altra stanza. Ho provato a pensare la scena dell'arrivo della figlia di Vernita fatta dal primo Michael bay di passaggio e sì, è vero, fatta in un altro modo forse non avrebbe reso la scena bella com'è

Salve sono John Ford e parafrasando Alessandro 😂😂😂

ma quei due sono quelli ganzissimi che ora hanno fatto mine! applausi!

Ma non è l'episodio 6?

"lo sguardo cinematografico non è l'oro che metti sopra: è la fantasia" diventa la mia frase preferita surclassando "winter is coming" comunque tom cruise è malato. nano e malato. aspè, chi mi ricorda?

...invece per me la felicità è Frusciante che fa la monografia di Lynch!

La mia riflessione sarà breve ma intensa. Io interpreto il compito del regista come qualcosa di più di un semplice adetto ai lavori. Dunque non soltanto un semplice posizionatore di cineprese nello spazio-tempo ma piuttosto un traghettatore di anime, un alchimista delle emozioni, un collezionista di storie e un esploratore dell'uomo. Il suo sguardo portandoci in un altro mondo ci deve incantare come l'alba più meravigliosa ed eccitante della nostra esistenza. Video sample: Short Ciak: Buon anno 2014 (Viral Video) (Homepage Video) (Mainstream Video) Ciao! :)

cheee te frega dell'oro DIAULO! AHAHA

Le conoscenze tecniche come potrei crearmele? Cioè conoscere i mezzi del cinema (cavalletti, viti e sedie) cosa dovrei o potrei leggere o vedere?

Sono buono a una sega, come si dice dalle vostra parti, ma ci provo comunque: Essere registi per me è avere una particolare idea in testa, che sia intuizione, studio continuo, o semplice cazzeggio, e riuscire a metterla per filo e per segno in immagini, parole, suoni e movimenti. E riuscire a farlo con tenta gente attorno, ché l'ubiquità non è stata ancora inventata. Magari avere humor aiuta pure. Ma soprattutto unire la propria critica impietosa ad un'autocritica il più possibile oggettiva quando il dado è ormai tratto.

Sentite, io butto la mia risposta sul compitino del mese, (anche se volevo giocare su qualcosa di più tecnico), e vediamo cosa esce. Personalmente, la domanda su cosa sia un regista cinematografico è un dilemma che mi sono posto da parecchio tempo. Non credo che esso sia un artista ad litteram, anche perché deve confrontare la sua "visione cinematografica" con le idee espresse dalle persone che compongono la sua troupe. In questo senso è molto più vicino all'idea di tecnico rispetto a quella che può essere data a un pittore o a uno scrittore. In effetti, se consideriamo che in passato il termine regista, che nacque in ambito teatrale, non ebbe una sufficiente considerazione artistica tale da essere considerato come autore d'opera, viene naturale capire come ancora oggi in teatro esso venga considerato come colui che, per l'appunto, decide solamente come mettere in scena lo spettacolo teatrale, mentre il riconoscimento artistico viene dato a colui che scrive la sceneggiatura dell'opera. E se ci pensate, quest'idea sopravvisse anche nei primi anni del cinema delle origini. Decine di registi hanno dovuto lottare per decenni per dimostrare che la loro arte poteva essere ben di più che una qualche rappresentazione filmica di scenette popolari. Ma la risposta alla domanda che ci siamo dati all'inizio forse può essere data dalla definizione di ciò che viene considerato artista nella nostra epoca che i sociologi amano definire post-moderna. Se un artista può essere quindi definito come colui che prende del materiale già esistente, e con esso ci costruisce un qualcosa che grazie alla sua visione d'insieme va oltre la sommatoria delle parti; se dunque un architetto crea un opera d'arte che con del materiale edile ed un progetto crea una sua idea urbana; se un direttore d'orchestra, grazie alla sua capacità nel dirigere il complesso musicale, crea la sua visione dell'opera da un brano composto da qualcun'altro; se un disc jokey può esprimere la sua sensibilità grazie ad un set musicale composto da pezzi altrui: non riesce quindi difficile comprendere come un regista possa essere paragonato agli esempi qui citati. Dunque io credo che il regista cinematografico non sia altro che un artista post-moderno, che grazie a del materiale offerto dalla lavorazione dei suoi collaboratori, crea la sua visione d'insieme.

Una buon regista deve essere curioso. Deve soprattutto osservare la realtà che gli circonda e riportare questa realtà nel cinema secondo il suo punto di vista. Il cinema non è altro che uno specchio della realtà. Il regista deve avere così il proprio modo di vedere le cose. Uno può pure conoscere la grammatica cinematografica e l'attrezzatura, ma senza il talento non riuscirà mai a diventare un buon regista. Questo è dato proprio dal suo modo di vedere le cose che a sua volta lo porterà a decidere i vari punti macchina e come lavorare con gli attori. Per concludere dico che sì il regista deve essere curioso e non smettere mai di scoprire cose nuove, ma anche di emozionarsi per ciò che lui scopre. In questo modo riporta la propria emozione. nel suo cinema. In fondo cosa fa il cinema? Ci emoziona con le sue storie e immagini.

Volevo allegare anche io la mia riflessione, in una chiave un po' particolare (spero comprensibile): Sintonizza le emozioni Spegni l’odio, accendi la musica Viva l’esaltazione dell’eros Finiremo per morire amandoci. Steso sul divano ammaliato da lady television, mando baci al vuoto e sorrido al nulla Stringo sul petto un cuscino mentre mastico il mio contratto part-time Subire la propria vita, uno squallido film senza colonna sonora E se io ne diventassi il regista? Come un mercante cerco di venderti i miei sentimenti Come fece Colombo; Bambole in cambio di diamanti io non ho niente da darti, se non i miei problemi Un salto nel cesso e due piroette scadenti A forza di mandare a cagare le persone c’è la fila alla toilette Catapultarmi nell'universo creativo con superbia; sembrava facile Mentre il manovale cammina piegato, rimane fermo: una roccia che ha paura di avanzare ma che si trova inconsapevolmente su una scala mobile. -

Pollice in su prima ancora di vederlo!

Io ho gli stessi gusti di Claudio di Biagio in fatto di Pandoro versus Panettone :P

Dopo tutto quello che avete detto penso che .... mezza fetta di panettone e mezza fetta di pandoro cambio inquadratura e mangia l' altra metà .

Citando gli Elio: Essere regista oggi, vivere il prodigio del tuo occhio cinematografico ostentando sicumera. Un regista deve avere le palle quadre e ottenere ciò che vuole e soprattutto deve sapere ciò che vuole (Solo Fellini e pochi altri potevano permettersi di non sapere ciò che volevano prima di girare). Un regista deve essere egocentrico, dopotutto costringerà lo spettatore a vedere le cose in un determinato modo, sostanzialmente deve guidare il nostro sguardo, talvolta in maniera lieve, talvolta in maniera più arrogante. Il regista deve essere altruista, deve lasciare allo spettatore libertà di scelta, libertà di dissentire e libertà di comprendere (ma non troppa libertà che poi chi guarda i film spesso non capisce ‘na fava, tipo il sottoscritto). Il regista deve essere un giocoliere. Deve riuscire a gestire ogni parte del linguaggio in maniera equilibrata: fotografia, colonna sonora, montaggio, recitazione devono avere la giusta misura, ogni elemento deve essere calmierato in modo tale da non avere il sopravvento sugli altri. Ogni elemento deve essere calcolato in funzione della storia e del messaggio che si vuole veicolare. Almodovar dice che il mestiere del regista è quello che più si avvicina a Dio ed ha ragione. In nessun altro mestiere si devono equilibrare così tanti elementi così da creare qualcosa. Mamma mia che pippone retorico che è venuto fuori, manco fosse l'angelus del papa. Vabbè ragazzi, come al solito complimenti...

Ma la signorina Francesca ha il maglioncino sfocato!

Io e un mio amico ci siamo trovati in difficoltà in più di un'occasione al momento di scegliere il fottuto punto macchina perchè l'inquadratura con più impatto scenico ed emotivo si era rivelata la più scomoda per via della prospettiva e la posizione degli attori, i movimenti ecc... Abbiamo optato per doppio punto macchina e un unico piano sequenza ripreso simultaneamente da due diversi punti di vista che in fase di montaggio venivano alternate a intervalli irregolari per alternare momenti di pathos a momenti in cui si capisce come sono messi i personaggi. Sembra di mettere una pezza di acrilico su un dipinto olio su tela, ma ha un certo effetto. Vorrei un commento dagli esperti, sicuramente questa idea non è inedita, quando è stata sperimentata in passato? E da chi?

Per il compitino, eh: il regista il film l'ha già visto mille volte prima di girarlo, nella sua mente. Il punto macchina perfetto è una questione irrisolvibile, a mio avviso, a quei registi che non hanno il cinema nello sguardo (vi parafraso, magari butto a caso anche io con le parole). È un esercizio semplice da fare, basta pensare ad un'esperienza vissuta in prima persona e cercare di fermare nella mente la scena proprio come l'abbiamo immaginata (plongée, frontale o magari una carrellata) e cercare di riprodurla con i propri mezzi di ripresa in maniera fedele. Evidentemente Kubrick aveva un mirino al posto della retina, ma questo non ci è dato saperlo...

"Sti cazzi" = disinteresse "Me cojoni" = stupore

titolo della colonna sonora epica del riassunto delle vecchie puntate?

mi son commossa...

Non penso ci sia un perfetto punto macchina, un’inquadratura perfetta. Forse perché a me la parola “perfezione” pare una parola fredda, superficiale. Ma anche perché ogni regista ha una sua visione soggettiva della storia. Questo vuol dire che il punto macchina è come il sentimento del regista affiancato alla storia che si svolge nel contesto, quindi, ci possono essere svariati sentimenti affiancati a quella storia; eppure qual è quello perfetto? A molte persone piacerà un tipo di punto macchina ad altre un altro. Il punto macchina di maggior successo sarà, appunto, il sentimento più sincero del regista che arriverà a toccare il cuore del pubblico prima di ogni altro punto macchina. Si tratta quindi di entrare in armonia con il pubblico attraverso un sentimento sincero.

Per me è la cipolla

punto macchina: soprattutto invisibile. a volte il punto macchina più spettacolare evidenzia la presenza della macchina da presa. un'inquadratura col crane dove non indispensabile può, invece di dare emozione, far pensare all'ambiente che si muove, e distrarre dall'emozione, togliere empatia in chi guarda. quindi non so se esiste un solo punto macchina corretto; di sicuro ce n'è più d'uno sbagliato. ah... panettone :-)

Voglio fare cinema. Devo farlo.

riflettendo ho pensato che effettivamente non esiste un solo punto macchina giusto o sbagliato, perché in qualche modo il punto macchina è legato a tutto il resto, come nella fotografia la ripresa deve catturare l'essenziale volontà espressiva del regista, quindi un punto macchina senza che dentro l'inquadratura accada esattamente quello per cui è stato scelto non ha senso. scegliere un punto macchina vuol dire tagliare tutto il resto perché dentro l'inquadratura rimanga solo ciò che è importante. se in una foto si infila un agente esterno questa perde tutta la sua essenzialità, ricca o spoglia che fosse. e così nel cinema ogni punto macchina è legato a quello che deve esserci in inquadratura, un piccolissimo particolare può portare al pubblico lo splendore di capire qualcosa che non aveva colto poco prima o magari in tutta la sua vita. non esiste un punto fisico se non è legato, non solo alla disposizione degli oggetti , ma anche alla loro natura espressiva. e ogni particolare che si decide di cambiare, anche nella recitazione degli attori, avrà un suo punto macchina essenziale. fin troppo spesso il nostro sguardo tralascia i bellissimi e importantissimi particolari del mondo, e mentre un amico può aiutarci a guardarli nella realtà, il regista ha la certezza di poterceli spiaccicare in faccia- è un potere enorme e per questo il punto macchina non è fisso ma è un dito indice che dice al pubblico cosa è veramente importante per lui. non ha senso parlare di un punto perfetto , il punto non esiste è un astrazione matematica, se non c'è un soggetto che indica quello che lui vuole indicare, se poi invece credete esista un ordine universale allora forse è il tutto che che parla ai registi, ma finché credo negli individui liberi questo è quello che per me ha più senso.

Ebbi lasciato un commento sotto sto video na volta dove ho spremuto fino all'ultimo neurone per scrivere una riflessione, domanda...ndo cazzo è adesso???

oh minchia ma quei 2 fabio sono quelli di Mine O.O

minchia quanto se la tira Di Biagio

Riflessione per il compitino: Prima di tutto vorrei premettere che per come la penso io, ogni cosa ha alla sua base qualcosa di enormemente semplice, un qualcosa di elementare. Come le fondamenta di un altissimo grattacielo, che per quanto sia alto e dunque “strutturato”, ha comunque sotto di esso una base che permette alla struttura di restare in piedi. Fatta questa premessa, il regista, mostra ad un pubblico quello che egli vede, a modo suo, dunque vedere un film è come vedere attraverso gli occhi del regista. Quindi la domanda a questo punto è: cosa vuole mostrarci? Onestamente non credo ci sia una risposta a questa domanda, perché dipende solo ed esclusivamente dal regista, dal suo intuito. Secondo me, deve esserci poca elaborazione intellettuale, poca pura logica, perché se ci si ragiona su quello che si vuole mostrare alla fine si finisce per eliminare dalla scena il punto di vista del regista, e sostituirlo con la sola tecnica. Un esempio potrebbe essere la composizione di una fotografia. Esistono delle “regole” di composizione (che in realtà sono solo degli spunti di composizione), ma se si seguono quelle regole, come ad esempio la “regola dei terzi”, ed altre, alla fine si elimina lo spirito dell’immagine per fare posto alla sola tecnica, quindi alla fine si finisce per creare un’immagine “perfetta” (anche se la perfezione non esiste), magari esposta alla perfezione, composta con precisione assoluta, ma che esprime solo la logica dietro di essa. Invece, ad esempio se prendiamo in esame le riprese di Kubrick negli interni dell’hotel Overlook, notiamo che: non sono state seguite le “regole” di composizione dell’immagine canoniche, ma semplicemente Kubrick ha sfruttato la prospettiva e l’uso de grandangolo per accentuarla. Ma tutto questo con uno scopo, quello di far immergere lo spettatore nello schermo, inoltre l’uso fatto della luce, e del sonoro, amplifica ancora di più questo effetto. Stessa cosa si potrebbe dire delle scene al lume di candela in Barry Lyndon. Chiaramente queste sono mie idee personali, assolutamente soggettive. In conclusione credo che Kubrick voleva che il suo pubblico si immergesse in quelle immagini, almeno su di me ha avuto questo effetto, e da questo posso dire anche un’altra cosa, stando al mio discorso, posso dedurre che anche lo stesso Kubrick, aveva il desiderio di “entrare” nelle proprie pellicole, e questo fa riferimento al suo amore per il cinema, ma fa capire anche come la realtà in cui viveva non gli piaceva fino in fondo, e dunque voleva distaccarsi da essa abbracciando quelle altre dimensioni da lui create. Mi rendo conto che è una riflessione abbastanza lunga, ma la sintesi non è proprio una delle mie doti, ma il mio pensiero è questo. Il registra prende per la mano lo spettatore e lo porta con se nelle dimensione da egli creata per mostrargli quello che egli vede.

Mmm..

Penso che il ruolo del regista sia analogo a quello di uno scrittore incaricato di mettere su carta una storia (raccontatagli, inventata, vissuta da lui stesso...non importa). Il vostro video mi ha fatto tornare alla mente un libro, "Esercizi di stile" di Raymond Queneau. In quest'ultimo viene raccontata la stessa banalissima storia in 99 modi diversi. Tuttavia non credo che anche un regista abbia 99 modi diversi per raccontare una storia, perchè non credo che un regista voglia raccontare una banalissima storia. Con l'aumentare della complessità e della profondità della storia, credo che molte vie di narrazione non siano più permesse, che non rappresentino più il punto di vista di chi sa cosa vuol raccontare. Perchè, aiutato dal vostro video, penso che Cinema sia la capacità e la volontà di trasmettere emozioni, riflessioni, messaggi in un modo sì parziale, "umano", ma consapevoli di cosa si vuole trasmettere. E questo non significa che la narrazione debba essere "monocromatica"; in quanto prodotto umano, esso può trasmettere più emozioni e riflessioni, anche lontane tra loro, come accade vivendo episodi di vita vera. Riflettendo, un regista è colui che ha il compito di ricreare la vita come vista dagli uomini...e la vita, chissà, forse è spontanea, non è frutto di un regista. Il regista ha il compito di riprodurre l'immensità (visiva e spirituale) della Natura e della Vita.