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Dodi Moscati ‎- Lettera del brigante Tiburzi dal paradiso 

Lèsto Lèsto
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Dodi Moscati - La miseria l´è un gran malanno (1974)
I canti sono stati raccolti e rielaborati da Dodi Moscati in collaborazione con Luciano Francisi. Arrangiamenti di Luciano e Maurizio Francisi.
Lettera del brigante Tiburzi dal paradiso
Anno vi scrissi amici dal baratro infernale
facendovi conoscere che Tiburzi stava male.
Sarà quindici giorni S. Pietro con sorriso
mi disse caro Tiburzi venite in paradiso.
Credevo di star bene o almen discretamente,
credete a me che il povero non gode proprio niente.
Essere onesti e poveri nel mondo no non vale
si nasce in un tugurio e si mòre allo spedale
e mentre un signoraccolo nasce tra dei coltroni
si gode a più non posso in barba dei minchioni.
Chi ricco fu nel mondo di qua trova ricetto
tutti gli voglion bene da tutti vien protetto.
Chi chiese la limosina vien messo in un cantone
acclamano quel ricco che lo rubò un milione.
Chi col sangue dei poveri empì le proprie casse
è ammesso al paradiso senza pagar le tasse.
Seguii il mio caro Pietro giulivo e baldanzoso
a guardia della porta trovai un cipicchioso.
Mi venne il batticuore, mi cadde un luccicone
appena ci fu aperto entrammo in un salone.
Un uom con grand´occhiali mi guardò tetro in viso
sentite cari amici che cosa è il paradiso.
"In primis e ante omnia" vi debbo rammentare
che i poveri coi ricchi non posson conversare.
Si sta tutti a buglione dai grandi ai più piccini
vi son di tutte razze compresi i contadini.
Si pratican soltanto i ricchi con i santi
e i preti ed i beati son sempre coi regnanti.
Vi son tante beate e queste tutte astute
che fanno gran baldoria con presti e prostitute.
Si vede monachelle con certi frataccioni
scherzar senza riguardo dandosi sculaccioni.
Un branco di bambini in cuffia e bavaiola
che hanno quasi tutti sempre la cacaiola.
Credete cari amici si sta meglio in galera,
dal puzzo solamente qui si muore di colare.
Note dalla copertina:
Il testo della canzone è stato tratto da "Briganti Toscani", ristampa, Libreria editrice fiorentina.
Tiburzi nacque a Cellere, ai confini Tosco-Laziali, nel 1834 e morì verso la fine dell´800. Operava principalmente in Maremma, protetto dalla gente del luogo che gli portava cibo e tabacco e lo avvertiva quando la polizia era sulle sue tracce. Fu latitante infatti per 26 anni. Difficilmente le donne rimanevano indifferenti al fascino di Tiburzi, brigante, e più d´una lo seguì alla macchia. La "lettera" testimonia del tipo di rapporto che legava il Tiburzi alla gente della sua terra, dei legami di solidarietà che la povertà e l´oppressione non potevano che rinsaldare fino a fare del brigante la voce viva e libera che alla sopraffazione rispondeva con la ribellione del brigantaggio.

Опубликовано:

 

4 сен 2020

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Комментарии : 6   
@user-qu6ns1jh4g
@user-qu6ns1jh4g 4 месяца назад
El il mio trisaolo
@stoesaurendo
@stoesaurendo 3 года назад
Grazie per aver caricato questo album della grande Dodi
@lestolesto9237
@lestolesto9237 3 года назад
E´ un piacere.
@lestolesto9237
@lestolesto9237 3 года назад
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@playthekazooable
@playthekazooable 3 года назад
..."in barba!" no barca
@lestolesto9237
@lestolesto9237 3 года назад
Grazie, ho corretto.
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