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Fabrizio De André intervistato durante la prima Guerra del Golfo 

Camillo Pavan
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Nell'intervista del febbraio 1991 il cantautore ribadisce il suo antimilitarismo, con un finale assai pessimista.
De André - « [... è] da quando frequentavo i circoli libertari di Genova e di Carrara che io mi sono schierato in maniera precisa. E da allora non ho mai più trovato, durante la mia vita, nessuno schieramento che da un punto di vista sociale e morale mi garantisse qualche cosa di meglio.»
Giornalista - "Per chi suona la campana" Fabrizio De Andrè lo si è cominciato a capire un po' più di venticinque anni fa. La sua Guerra di Piero che è del '64 resta forse la più popolare canzone antimilitarista del nostro dopoguerra. A cinquantun anni, la voglia di stare dalla parte sbagliata del mondo, dalla parte dei perdenti - lui, nato dalla parte giusta - è ancora la stessa.
De André - «È difficile dirlo. Io ho cercato di analizzare il motivo per cui, quando facevo ad esempio le medie, mi ero schierato dalla parte dei Troiani piuttosto che da quella degli Achei che vincevano, mentre vedevo molti miei coetanei, miei compagni di scuola, che si schieravano dall'altra parte. Credo che siano fenomeni addirittura genetici, forse ereditati da qualche avo, non riesco a spiegarmi esattamente il perché.»
Giornalista - Nel suo fardello di cantastorie, che proprio in questa settimana lo ha riportato in giro per l'Italia, ci sono Le nuvole e il campionario feroce di sberleffi contro il potere del suo ultimo disco, ma anche una buona dose di amarezza in più.
- "Se questo disco fosse nato un anno dopo, avresti scelto di parlare della guerra per esempio nella Domenica delle salme e in che modo?"
«Io della guerra ne ho parlato molto. Ne ho parlato attraverso La guerra di Piero e La ballata dell'eroe; soprattutto nella Guerra di Piero attraverso i racconti che mi faceva mio zio, fratello di mia mamma, che si fece tutta la campagna d'Albania. Ho parlato della guerra anche in episodi apparentemente marginali come in Fiume Sand Kreek, uno dei tanti massacri perpetrati ad opera di un gruppo di alcolizzati americani guidati da un certo colonnello Chivington. Ho parlato di un anziano palestinese che piangeva il suo ragazzo macinato dai cingoli di un carro armato israeliano durante l'invasione a Sidone. Ho parlato di tutto questo e mi sono reso conto che può anche darsi che io sia riuscito a scuotere lievemente la coscienza di qualcuno, ma non è servito assolutamente a niente.»

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11 сен 2024

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