La 130 ha rappresentato il tentativo, fallito, della Fiat di recitare un ruolo da protagonista nel settore delle “3 litri” di grande lusso, contrastando Mercedes, BMW e Jaguar. Alla base dell’insuccesso di questa vettura, nata nel 1969 ed uscita di produzione nel ‘76 ci sono stati una molteplicità di fattori. Il primo impatto sul mercato, sempre decisivo per le sorti future di una automobile, fu suicida a causa della limitata potenza del 6 cilindri 2800cc: appena 140 Cv, a fronte del peso più elevato della categoria, 1615 Kg. L’errore era stato grave, tanto che Fiat corse immediatamente ai ripari, recuperando 20 cavalli modificando il rapporto di compressione, e poi, nel 1971, alzando la cilindrata a 3200cc, in modo da migliorare anche l’elasticità e la souplesse di guida. Inoltre, il propulsore, progettato appositamente per la 130 da Aurelio Lampredi, uno dei più geniali motoristi italiani, si segnalò, complici, come detto, peso e scarsa aerodinamica, come tremendamente assetato, tanto da rivaleggiare in questo campo con Ferrari e Lamborghini.
Il fatto che questo V6 non comparirà più in alcuna vettura del Gruppo sembrerebbe confermare che non rappresentò una delle migliori creazioni dell’ingegnere livornese. Nel 1971 debuttò la bella coupé disegnata da Pininfarina, ma da lì a poco arrivò la grande crisi energetica che ebbe un effetto simile al meteorite sui dinosauri, spazzando via molte ammiraglie.
Non era solo per il costo della benzina triplicato, problema probabilmente superabile dagli acquirenti di queste vettura, ma per il senso di condanna sociale che si percepiva sedendo al volante di una automobile da 4 Km al litro. Inoltre, nello stesso 1969 Fiat acquisì Lancia, più per necessità che non finisse in altre mani che per espresso desiderio.
Era chiaro che per storia e tradizione sarebbe in futuro stato il marchio di Chivasso a farsi carico delle ammiraglie del Gruppo, utilizzando scelte tecniche come la trazione anteriore che non avrebbero potuto essere sviluppate quali evoluzioni della ultra-classica piattaforma 130. Non a caso, la 130 non si giovò di alcuna ulteriore evoluzione, perdendo inevitabilmente terreno rispetto a competitors in continuo aggiornamento tecnologico e stilistico. Parliamo dunque di una macchina sbagliata? Assolutamente no, perché la 130 concentrava in sé molte qualità della straordinaria tradizione automobilistica italiana, che la rendevano per vari aspetti superiori alle concorrenti straniere.
Nonostante lo schema tradizionale, stava in strada meglio delle tedesche, frenava bene, offriva ottimo confort, aveva interni di grande eleganza e godeva di una più che buona affidabilità generale. Guidandola, trasmette ancora oggi qualcosa di bello e maestoso. In particolare, la coupé è stata una rivelazione per l’attualità dei colori interni e per la piacevolissima guida che lascia percepire.
Purtroppo, la 130 è oggi poco ricordata, molto spesso solo per essere la vettura del sequestro Moro, ed è uno straordinario peccato che non fu dato alcun seguito al prototipo Opera, berlina quattro porte sviluppata dalla coupé, che avrebbe potuto essere una bellissima seconda serie, senza dubbio maggiormente affascinante della ancora più sfortunata Lancia Gamma.
Claudio Pavanello
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21 окт 2024