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GIANNI RODARI e il ciclismo 

Un pop di sport
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Gianni Rodari è stato uno scrittore, poeta, giornalista e pedagogo amato da generazioni di ragazzi. Conosciuto principalmente per il suo contributo alla letteratura per l’infanzia, lo scrittore di Omegna si è dedicato anche allo sport, che lo affascinava in quanto metafora della società. Uno dei suoi preferiti è stato il ciclismo, sport popolare per eccellenza, a cui ha dedicato diverse delle sue poesie e filastrocche. Ha cantato a suo modo il Giro d’Italia, il Tour de France, la rivalità tra Bartali e Coppi ma non solo, soffermandosi anche su corridori più oscuri come i gregari. In questo video leggeremo le filastrocche dedicate da Rodari al ciclismo, portando alla luce le connessioni tra i suoi versi e il mondo delle due ruote dell’epoca.
Rodari non ha scritto solo per l'infanzia ma si è occupato anche di sport e soprattutto di ciclismo, sport popolarissimo e nella sua epoca un particolare occhio di riguardo era dato al Giro d'Italia. Nel secondo dopoguerra le due ruote tiravano più del pallone, che in quegli anni era stato sconvolto dalla tragedia di Superga e questo avveniva sia in virtù appunto del carattere popolare del ciclismo, che si poteva seguire dal vivo semplicemente appostandosi in strada, lungo il percorso, e anche grazie a due personaggi come Coppi e Bartali, che all'epoca sapevano unire l'Italia nella gioia per le loro vittorie ma anche dividerla in virtù delle loro differenze. I due erano infatti entrambi campioni straordinari ma personaggi diversissimi: da una parte il sanguigno Bartali, dall'altra il malinconico coppi; da una parte il cattolicissimo Bartali e dall'altra Coppi, che viveva more uxorio con Giulia Occhini, la famosa dama bianca. E anche alla rivalità tra i due Gianni Rodari fa riferimento nella sua poesia dedicata al Tour:
Giro di Francia, gira, gira,
chi resta indietro si ritira,
vincerà Fausto? Vincerà Gino?
Vincerà un vecchio o un novellino?
Nelle corse in bicicletta
arriva primo chi va più in fretta,
ultimo arriva chi ha troppa pancia,
gira, gira, Giro di Francia.
Quello era un periodo di grande divisione in Italia, che in seguito all'attentato a Togliatti si era così ritrovata sull'orlo di una guerra civile, che leggenda vuole sia stata scongiurata dallo stesso Bartali con la vittoria al Tour del 1948. Proprio a Bartali, sul finire della carriera, Rodari dedicò una poesia dall'eloquente titolo "Ciao, vecchio":
Del pedale ecco il nonnetto.
Tutti si chiedono: “Come fa?
Un bel giorno ci scommetto,
nella barba inciamperà...”
Ma è di ferro, il vecchio Ginetto:
Anche a cent’anni vincerà.
Ora in precedenza avevamo fatto riferimento al Giro d'Italia e anche a questo evento sportivo Rodari ha dedicato una poesia:
Giro d’Italia, comincia a girare,
gira dal piano ai monti al mare,
scatta in salita, in discesa riposa,
chi sarà la maglia rosa?
Io lo so, perché sono vecchio,
e ve lo dico in un orecchio:
sarà un piccolo corridore,
buone gambe e molto cuore,
il sole a picco non lo spaventa
pedala tranquillo nella tormenta.
Il suo nome? Sì che lo so.
Dopo il Giro ve lo dirò.
Rodari in fondo vedeva nello sport una metafora della società e il ciclismo, in quanto sport povero e puro, era perfetto per veicolarne la sua visione, che non prediligeva le figure dominanti ma quelle umili e gregarie:
Corridore proletario
Che ai campioni di mestiere
Deve far da cameriere,
E sul piatto, senza gloria,
Serve solo la vittoria.
Al traguardo, quando arriva,
Non ha applausi, non evviva.
Col salario che si piglia
Fa campare la famiglia
E da vecchio poi acquista
Un negozio da ciclista
O un baretto, anche più spesso,
Con la macchina per l’espresso.
Ora vorrei concludere questo viaggio, questa pedalata all'interno dell'universo ciclistico di Gianni Rodari con una poesia in cui il ciclismo e la bicicletta non sono il centro del discorso ma a loro volta dei gregari che portano alla ribalta un significato più profondo, come possiamo leggere nella poesia l’accento sulla a, che infatti nel titolo non richiama il ciclismo ed è stata ugualmente pubblicata nel volume filastrocche tra cielo e terra:
O fattorino in bicicletta
dove corri con tanta fretta?
“Corro a portare una lettera espresso
arrivata proprio adesso”.
“O fattorino, corri diritto,
nell’espresso cosa c’è scritto?”
“C’è scritto - Mamma non stare in pena
se non rientro per cena,
in prigione mi hanno messo
perché sui muri ho scritto col gesso.
Con un pezzetto di gesso in mano
ho scritto sui muri della città
“Vogliamo pace e libertà”.
Ma di una cosa mi rammento,
che sull’a non ho messo l’accento.
Perciò ti prego per favore,
va’ tu a correggere quell’errore,
e un’altra volta, mammina mia,
studierò meglio l’ortografia”.
Ecco, l’autore della scritta in questa poesia vuole correggere il suo errore ortografico ma non certo cancellare il suo messaggio che rimane ancora oggi fondamentale perché pace e libertà devono viaggiare di pari passo e non può esserci luna senza l'altra, anche se spesso di questi tempi ce lo scordiamo.

Опубликовано:

 

1 окт 2024

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Комментарии : 3   
@unpopdisport
@unpopdisport 3 месяца назад
Eccolo qui, il numero de "il Discobolo" dell'UISP dedicato a Rodari: www.uisp.it/nazionale/files/principale/2019/Discobolo%201_2019.pdf
@jacopopacini8315
@jacopopacini8315 3 месяца назад
A proposito di poesie sportive, ci tengo a ricordare "Goal" di Umberto Saba.
@unpopdisport
@unpopdisport 3 месяца назад
"Pochi momenti come questo belli, a quanti l’odio consuma e l’amore, è dato, sotto il cielo, di vedere".
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