Oggi il Dott. Bianchi ci parlerà del Giuggiolo (Ziziphus jujuba), pianta
ricca di serotonina, neurotrasmettitore riequilibrante del nostro cervello. Scopriamo le proprietà ed i benefici di questa pianta nel video di oggi!
Il Giuggiolo o zizzolo, originario della Cina, è diffuso nell’Italia Meridionale e in Sicilia essendo una pianta adatta a climi temperati caldi. Il suo fusto è contorto e scuro, i rami spinosi hanno una forma curiosa: sono piegati a zig zag e hanno la corteccia rossiccia e lucente. Le foglie ovato-oblunghe sono coriacee, ai lati del breve picciolo sono presenti due spine, una lunga e dritta l’altra corta e arcuata a uncino. L’albero viene coltivato per i suoi frutti, le giuggiole, drupe grosse come un’oliva rossastre o marroni, dalla polpa biancastra dolce acidula di consistenza farinosa, che maturano in settembre-ottobre; se ne fanno marmellate e conserve, dopo averle essiccate al sole perché diventino più tenere e dolci.
Fu Erodoto, nelle “Storie”, a paragonare la dolcezza delle giuggiole a quella del dattero, precisando che dalla fermentazione della polpa si ottiene un vino inebriante conosciuto già da Egizi e Fenici. Per i Romani, il Giuggiolo divenne l’albero simbolo del silenzio e fu usato per adornare i templi della dea Prudenza.
Nel Rinascimento dalle giuggiole si ricavava una bevanda per combattere la tosse e nello scorso secolo si fabbricavano pasticche impastate con il loro decotto che curavano le infiammazioni di reni e vescica. Erano simili a caramelle economiche da succhiare, per questo le giuggiole sono diventate in molti modi proverbiali sinonimo di inezie e bagatelle “E’ un’opera che richiede un lavoro di anni, altro che giuggiole!”. Allo stesso simbolismo s’ispira “giuggiolone”, termine dimenticato ma un tempo usato per definire bonariamente una persona di cervello non molto sviluppato o un ragazzo cresciuto troppo precocemente, ingenuo e infantile nel comportamento. L’espressione “andare in brodo di giuggiole” s’ispira a una ricetta, una vera leccornia, prodotta fin dai tempi dei Gonzaga per accompagnare torte e biscotti secchi.
I costituenti principali del frutto del Giuggiolo sono: acido citrico e tartarico, saponosidi a genina triterpenica tetraciclica, flavonoidi (suvertisina), zuccheri, pectina, mucillagine, tannino, antrachinoni, acidi organici. È molto alto il contenuto in vitamina C (69mg/100g), quasi quanto l’arancia.
Lo Zizyphus fu introdotto in Italia durante il periodo di Augusto e Galeno per primo lo segnalò come in grado di “diminuire il calore del sangue”, utile quindi nella Costituzione Sanguigna-Sulfurica-Irosa.
In Medicina Tradizionale Cinese questo frutto è correntemente utilizzato per l’insonnia dovuta ad astenia fisica ed i suoi semi sono ipnotici, sedativi ed ansiolitici, grazie ai composti triterpenici (jujubosidi A1 e c e acetil jujuboside B) ed ai flavonoidi in essi contenuti. L’estratto di giuggiolo è ideale per calmare stati nervosi e tensivi come spasmi esofagei e colon irritabile.
Nonostante il contenuto in tannini le giuggiole, specialmente essiccate, esercitano un’azione lassativa dovuta all’azione delle mucillagini.
Alcune ultime ricerche scientifiche, condotte nel 2010, hanno permesso di quantificare i livelli di vitamina A, C e E nei frutti, semi, foglie e radici del giuggiolo. E’ stata studiata l’attività biologica degli estratti acquosi dei frutti e altre parti dell’albero, in particolare è stato dimostrato un interessante effetto di modulazione immunitaria in generale ed uno stimolo della sulla proliferazione dei linfociti T in particolare.
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Arrivederci in salute con la Natura. Al prossimo video!
11 сен 2024
