I NOSTRI TESORI STORICO-ARTISTICI 

I NOSTRI TESORI STORICO-ARTISTICI
FRUIZIONE E NON SFRUTTAMENTO

Benché i mass media nazionali non ne parlino, sono alcuni anni che nella parte meridionale della Penisola italiana, soprattutto a Napoli e a Palermo, si registrano presenze esorbitanti di turisti. Ciò che appare soprattutto fuori da ogni considerazione e, quindi, inspiegabile a chi definisce città d’arte solo Firenze, Roma e Venezia, e che a Napoli, Palermo, Lecce, Caserta, Reggio Calabria, Salerno e nei maggiori siti archeologici collocati nella parte meridionale del confine tra Gaeta e Civitella del Tronto, non si sta registrando un turismo esclusivamente vacanziero, ma un crescente interesse per i monumenti, la cultura, la storia, le arti, le tradizioni, la natura e la cucina.
La “nicchia” turistica esclusivamente balneare nella quale i potentati economici italioti, annidati nelle regioni del nord, avevano ricacciato e costretto le economie di vaste aree costiere della parte meridionale della Penisola italiana, è inaspettatamente esplosa generando una vera e propria epidemia culturale dai mille focolai. Questo recente, inaspettato e spontaneo fenomeno sta generando interessanti economie dirette e complementari, con effetti spesso insperati in zone ritenute depresse perciò dimenticate ed abbandonate anche dalle amministrazioni locali.
Tuttavia questo singolare fenomeno sociale, come un po’ tutte le economie incontrollate, ha svariati effetti collaterali negativi che vanno dall’insufficienza alberghiera alla inadeguatezza delle infrastrutture pubbliche, dallo scarso controllo del territorio, all’insufficienza di personale destinato ai siti pubblici e privati. E via dicendo tutte le altre discrasie tipiche di un mancato affiancamento organizzativo allo sviluppo. Tuttavia, ciò che al momento maggiormente ci preoccupa, è lo scriteriato sfruttamento di massa di siti, monumenti e patrimoni artistici di alto pregio e, in molti casi, unici al mondo.
Non che quanto c’è di più bello e prezioso nel nostro territorio debba essere per il solo beneficio di pochi, ma che il termine sfruttamento sia immediatamente sostituito con quello di fruizione. Questo chiediamo.
Fare accedere in una giornata tra i 20 mila ed i 35 mila visitatori agli scavi di Pompei senza predisporre le opportune tutele dei beni, oppure spalancare i cancelli a quasi 10 mila visitatori in una sola giornata, come nel recente 25 aprile alla Reggia di Caserta, senza tutelare i mosaici dei pavimenti sottoposti ad uno stress meccanico e abrasivo senza precedenti, significa solo sfruttare per fini esclusivamente economici questi tesori dal valore inestimabile, compromettendone l’integrità e la conservazione.
Non parlarne non significa risolvere il problema, lo si ignora e basta. Parlare del fenomeno senza evidenziarne gli effetti negativi, si aggrava il problema e lo si porta alle estreme conseguenze.
Attirare i visitatori è l’obiettivo naturale dei siti storici e museali, dare un valore culturale aggiunto alle visite anche attraverso la descrizione storica (non solo artistica) e pretendere la tutela integrale è il diritto dei proprietari di quei beni. E’ il nostro obiettivo. Di questo ne devono tener conto i nuovi e i vecchi gestori di quei siti la cui mission non deve essere soltanto quella di “far cassetta” per aumentare il peso economico della sconfitta da pagare allo Stato colonizzatore, ma anche quella di tutelare un patrimonio di cui “prima o poi qualcuno ne dovrà rendere conto, pagando al popolo meridionale il risarcimento dei danni subiti, con i relativi interessi maturati, in oltre un secolo di appropriazioni e sfruttamento ” (Cit. Angelo Manna).
Cap. Alessandro Romano