Ospiti a una puntata del '97 della trasmissione di Mara Venier dove raccontano del libro, dei segreti del gruppo e rivelano a Mara quanto sono "diventati ricchi"! Buona Visione
1 di 3 *POOH - QUELLO CHE NON SAI* è un bel libro che racconta un pezzo di storia di questa band italiana. Dalla pubblicazione di questo libro il complesso dei Pooh lascerà parlare di sé ancora per altri ventuno anni 🤪 senza raggiungere più lo spessore creativo che aveva caratterizzato la produzione precedente. Ciò che i fervidi ammiratori della band non troveranno in questo libro è l' *ATTO DI NASCITA* ovvero come tutto ebbe inizio in quella Bologna del 1962 in cui trovare le persone giuste che, al di là della facciata fatta di capelli lunghi, pantaloni a tubo e chitarre, batterie e organi elettrici, fosse disposta a portare avanti "il complesso" con un obiettivo preciso per un traguardo di successo. Impresa sicuramente difficile e faticosa, spesso poco gratificante, sempre dispendiosa e quasi mai remunerativa che andava bene per chi era pervaso da vocazione e tenacia oltre ogni limite e fosse disposto a mettere la musica al di sopra di tutto (famiglia, scuola, amici, partita di pallone, cinema e fidanzata 👍). Qualità - queste ultime - assenti in coloro che transiteranno tra le fila dei primissimi *Jaguars:* musicisti falliti che nel tempo diverrano affermati medici, ambiziosi commercialisti, affannati direttori di banca etc. etc. *MAURO BERTOLI,* (co-fondatore del complesso dei Pooh), ha scritto la biografia della band degli esordi. Intervistato da Stefano Zanerini il 12 gennaio 2015, ha dichiarato: _«Il nostro carattere è sempre stato quello di lavorare per i Pooh nel senso chei Pooh venivano prima di ogni altra cosa, anche prima di noi stessi; se un elemento, bravo quanto vuoi, non funzionava per il progetto Pooh, questo elemento veniva sostituito, fosse stato anche il migliore del mondo. Robert Gillot era un pianista favoloso ma come carattere Pooh non c’era e allora io, allo Sporting Club, presi dentro Facchinetti, perché vidi in lui il tastierista dei Pooh; e, infatti, non mi sono sbagliato»._
3 di 3 Il primo mancato nel 2013 (dimissionario anch’egli nel 1971 e subito sostituito), il secondo tornato alla ribalta dall'oblio (nel quale era precipitato nel 1967, anch'egli dopo aver dato le dimissioni) con la pubblicazione del libro *POOH - ATTO DI NASCITA.* Cosicché nel giro di un lustro dagli esordi, uno per volta, di _Quei Cinque_ che intonavano «ma quelli come noi non sanno odiare / lasciateci la forza di cantare / non vi chiediamo niente in fondo in fondo / lasciateci soltanto il nostro mondo» non rimase più nessuno. Dopo il divorzio dal produttore melomane che li aveva rilanciati in giacca e cravatta, a dieci anni dagli esordi la band piantava le basi per divenire una ditta specializzata nella produzione di certo "pop-rock raffinato" molto ben confezionato e con una gestione manageriale e una ferrea disciplina comportamentale, nel 2016 è giunto al traguardo dei dieci lustri. Già, perché nell'azienda Pooh occorreva tenere i conti in lustri e se ci si rifletti bene, per una band cinquant'anni sono un arco temporale enorme al punto che a _riavvolgere il nastro per chi non sa di quel tempo là_ duecento mesi non bastavano più; il 30 dicembre 2016 di mesi se ne contavano seicentoundici (18.600 giorni, sabati e domeniche compresi)». Ma, fatta eccezione per Negrini (buonanima) e Riccardo Fogli (recuperato), gli Altri, Tutti Gli Altri, che fine hanno fatto?! Facchinetti li ha ringraziati durante la conferenza stampa all’hotel Boscolo di Milano ma Il 30 dicembre 2016 a Bologna, all'ultimo concerto, Dodi Battaglia ha si _ringraziato_ i *MAGNIFICI DIMENTICATI* degli esordi ma tacendo, ancora una volta, i loro nomi.
Una grave mancanza,quest'ultima. Sono una "Poohlover" da 50 anni e considero gli anni in cui Lucariello era il loro produttore, come i miglliori di tutta la loro carriera.
