Giorni roventi per il Medio Oriente.
Mentre la polvere causata dai bombardamenti mantiene i riflettori puntati sulla sottile Striscia di Gaza, una serie di avvenimenti rischia di mettere a repentaglio la stabilità dell'intera regione:
- Il 25 dicembre l'uccisione, per mano israeliana, del generale iraniano Seyed Razi Mousavi a Damasco. Stando alle dichiarazioni dei Guardiani della Rivoluzione, egli aveva il compito di fornire "supporto logistico all'asse della resistenza in Siria", vale a dire ad una rete di gruppi militanti quali Hamas, Hezbollah libanese, gli Houthi dello Yemen e varie milizie paramilitari in Siria e Iraq.
- Il 2 gennaio l'uccisione di Saleh al-Arouri, tra i più importanti membri della dirigenza di Hamas, colpito su territorio libanese da un drone israeliano mentre si trovava in una palazzina nel sud di Beirut (attacco che oltre a violare il territorio di un paese sovrano, acuisce le tensioni con Hezbollah, colpendo nel quartier generale libanese dell'organizzazione).
- Infine l'attentato suicida al Cimitero di Kerman, in Iran, durante la processione commemorativa per il quarto anniversario della morte di Qassam Soleimani (ucciso dalla presidenza USA Trump il 3 gennaio 2020), che con una doppia esplosione ha causato 84 morti e coinvolto oltre 300 vittime civili.
Dopo diverse accuse da parte di Teheran a Washington e Tel Aviv, la strage è stata rivendicata dall'Isis.
Eppure la tensione resta alle stelle. L'attacco missilistico di Tel Aviv su Beirut, così come la scioccante strage a Kerman, non fanno che inasprire le tensioni che rischiano di condurre Teheran al conflitto aperto con Tel Aviv. Se questo dovesse succedere, e se si rivelasse necessario l'ingresso di Washington, sarebbe guerra totale.
Come bisogna leggere questi avvenimenti? E qual è la loro reale portata?
9 янв 2024
