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@@massimilianogranata807 purtroppo a causa di qualche testa calda,fu infangato 😢 il nostro operato durante quella Missione Credo che abbiamo fatto del nostro meglio.Avremmo voluto e potuto fare di più ma non dipendeva da noi.Abbiamo distribuito viveri anche quando non avevamo l'autorizzazione!
È sempre facile puntare il dito da km di distanza stando comodamente seduti di fronte alla TV. Erano altri tempi e non cera la tecnologia che abbiamo adesso, i problemi erano tanti, ma il personale non si è mai tirato indietro e noi Italiani facciamo sempre la differenza anche a livello umano. Pochi possono immaginare quelle ore a Mogadiscio del 2 Luglio 1993 passate sotto un caldo insopportabile cercando di rientrare sani e salvi in base. "Io cero" Onore ai Caduti
Ciao FlyFlash eri anche tu nei Lancieri per caso? Io ero a Montebello e un mese prima di congedarci (Maggio 1993) ci chiesero se volevamo andare in missione a Mogadiscio. Io per mia fortuna decisi di non andare. Avevo 23 anni.
Salve. Alll epoca ero nell Esercito ( alpini ) e nella xv Compagnia Paracadutisti " DIAVOLI NERI" che subì l imboscata quel giorno, A MOGADISCIO, c era un mio commilitone del CAR ad Aosta ( anche mio conterraneo)che proprio al CAR ,fece richiesta di andare ai PARACADUTISTI e venne mandato in Somalia( noi rimasti negli Alpini, andammo nello stesso periodo in Mozambico). Bhe questo ragazzo,sopravvise alla COSIDDETTA BATTAGLIA di MOGADISCIO, ma morì ai primi d Agosto, in un altro conflitto a fuoco. Perdonatemi questo RICORDO PERSONALE ma credo che NON DIMENTICARE ,sia importante. Un saluto.e grazie x aver parlato di questa STORIA " ITALIANA"!I 👋
Me la ricordo bene quella strage ero adolescente e da allora mi sembra passata una vita ma in fondo non è cambiato niente 😔grazie per aver ricordato quei ragazzi che erano figli fratelli o mariti 😢
Concordo. Da Bersagliere aggiungo che, escludendo Col Moschin e Tuscania, erano tutti militari di leva. Folgore! 💪 Ps. Esiste un libro, scritto dal giornalista Pino Agnetti, che offre una panoramica sull'aspetto umanitario di quella missione....e che forse ha fatto rosicare gli americani. Si intitola "Mogadiscio, Italia"
Ho letto il libro "i diavoli neri" (Gen. Paolo Riccó) che aggiunge molti particolari (tragici) all'accaduto. Molti andarono, più che compresibilmente, in panico in quell'occasione. Ne consiglio la lettura, per tanti motivi.
@@giovannipintore4869 e io ero uno di quelli! Non so se eri presente anche te.Comunque non vedo quale sia stato il problema. Abbiamo dato anima e cuore per quella Missione. Non parlate solo per sentito dire dall'amico dell'amico ecc
@@francescopellegrino4808 Andare in panico per un soldato è sempre un problema, il caso specifico era giustificato dalla presenza della leva, nessuno mette in dubbio il sacrificio e l'abanegazione dimostrata, ciò non di meno anche questo episodio contribui ad indirizzare l'Italia verso l'esercito formato da professionisti. Saluti
Definirla battaglia è una parola grossa, fu una vera e propria imboscata in cui i nostri ne uscirano nonostante tutto abbastanza bene, anche se purtroppo 3 nostri ragazzi non tornarono vivi dalle proprie famiglie!!!
Noi oggi parlando di questo episodio militare lo definiamo come una tragedia, una specie di Caporetto somala, ma ci terrei a specificare che in un'ottica strategico-militare gli italiani, nonostante le perdite, sono stati comunque i vincitori, militari e morali. In una guerra, alla quale noi popoli occidentali siamo assai disabituati, i soldati muoiono, è un dato di fatto, questo non deve sminuire però il valore ed il sacrificio di coloro che hanno perso la vita; tuttavia, in un'imboscata ad una pattuglia da parte di un imprecisato gruppo di miliziani, con armi leggere ed anticarro, il bilancio finale di 3 morti e 20 feriti è una cifra tutto sommato molto contenuta (durante la guerra del Vietnam un attacco di Viet Cong ad una pattuglia americana poteva costare un numero maggiore di morti e la completa impossibilità di risposta da parte degli attaccati). La vera vittoria degli italiani è stata nel fatto che i nostri comandanti hanno deciso di non attivare una risposta dura nei confronti degli attaccanti, cercando di evitare una sanguinosa escalation con un sovrannumero di vittime civili. È qui che i nostri soldati hanno dimostrato superiorità morale, non aprendo il fuoco in maniera indiscriminata contro ogni somalo nei paraggi (cosa che probabilmente gli americani non si sarebbero risparmiati senza troppi scrupoli, mi permetterei di aggiungere) dato il complesso contesto operativo nel quale si sono trovati i Col Moschin. Si è trattata di un'azione di guerriglia urbana, con donne, bambini e civili in mezzo (gli stessi assalitori, come ha detto un reduce di quella battaglia, erano dei "pinco pallino qualunque" che hanno tirato fuori il kalashnikov da sotto il letto e affacciatisi dalla finestra hanno aperto il fuoco contro gli italiani) è perfettamente comprensibile il caos direttivo che ne è scaturito e la difficile posizione del generale Loi che non se l'è sentita di passare per un macellaio di innocenti, mantenendo nonostante le perdite, l'obiettivo della missione Ibis 2°, cioè una missione di peacekeeping, che doveva inibire le capacità belliche delle due parti in conflitto, e non inserire le forze italiane come terzo contendente in campo. Un plauso nei confronti dell'autore che ha inserito le foto dei caduti in quell'attacco, dando un volto agli italiani che hanno dato la propria vita per quella che è stata definita una missione di pace molto controversa, ma che per questo non meritano di essere dimenticati.
Infatti dalle testate dei giornali sembra quasi che le abbiamo prese. 3 morti e 22 feriti. Omettendo di dire che i Paracadutisti del 186°rgt hanno inflitto 187 perdite e oltre 400 feriti al nemico.
E vero...hai ragione...abbiamo riconquistato il pastificio (il posto di blocco in realtà la vicino...) Senza sparare un colpo. Ma penso che se mi fossi trovato lì dopo che mi sparavano addosso avrei schiantato tutti... Gli americani li capisco a volte... dicono butta giù tutto e amen. Però è anche vero che ci saremmo alienati la popolazione dopo. Come disse Paglia "pure il pincopallino col kalashnikov sotto al cuscino si affaccia e spara a quel punto....".
Io invece avrei sparato immediatamente su tutto quello che si muoveva , e probabilmente non ci sarebbero state perdite italiane. E chissenefrega delle medaglie !
Bel video, sintentico ma comunque basato sulla versione ufficiale. Lungi da voler fare polemica con l'autore del video, visto la difficoltà nel reperire determinate informazioni, anzi, ti rinnovo i complimenti, va sottolineato che a Pasta vi furono errori grossolani nella catena di Comando, problemi nelle comunicazioni tra i reparti, unità abbandonate a se stesse dallo stesso Comando Brigata, ufficiali che scapparono ai primi spari. Fu un disastro totale sull'efficienza delle nostre unità militari. Efficienza in termini organizzativi, ove il Generale Loi ne era il primo responsabile in quanto Comandante del contingente. I superstiti ne uscirono grazie alle proprie capacità individuali, al proprio coraggio e allo spirito di sopravvivenza. A parte chi ci ha lasciato la pelle e a chi porterà i segni per tutta la vita, gli eroi quel giorno furono altri, non certo Loi. Tralasciando gli incursori del Col Moschin, che per organizzazione, perizia e capacità operativa erano una spanna sopra tutti gli altri, nella Folgore occorre citare Paolo Riccò, Romeo Carbonetti, Giovanni Bozzini, Carmelo Mandolfo, Renzo Polifrone, Emilio Ratti... questi ragazzi (ed altri, non me ne vogliano) riuscirono a portare a casa i propri commilitoni combattendo faccia a faccia con i somali senza alcun aiuto e ,soprattutto, senza paura alcuna. Per gli alti ufficiali del contingente Italiano stenderei un velo pietoso. Esiste sempre un'altra verità rispetto alla versione ufficiale o "politica". È la verità storica, morale o, semplicemente, una verità delle memorie dei protagonisti. Un cordiale saluto.
Vero ma dovevate esserci...la verità è chè in un contesto del genere non sai come reagire finchè non ti ci trovi...il libro del Generale riccò è molto vicino alla verità ..ma non la racconta tutta ...l' intervento decisivo dei carri m60 e delle blindo centauro che ribellaNDOSI AGLI ORDINI INSULSI DEGLI ALTI COMANDI sparano ad alzo zero sugli insorti nascosti in case e containers....solo questo evitò una strage...i comandanti di mezzo andarono sotto inchiesta ma salvarono il contingente....
Sono pienamente d'accordo con te. Ho parlato con un sottotenente che ha partecipato agli scontri e posso confermare che quello che hai scritto è tutto vero.
Ilaria Alpi sapeva troppo sui trafficanti e traffici altamente loschi.era diventata una persona molto pericolosa per i signori della guerra.e pure trafficanti dell'Occidente. caso strano la CIA e i servizi segreti europei non erano a conoscenza di nulla?
Io invece avrei sparato immediatamente su tutto quello che si muoveva , e probabilmente non ci sarebbero state perdite italiane. E chissenefrega delle medaglie !
Vero, è sempre il modo di agire di quelle bande di cialtroni sanguinari e fanatici.Massimo rispetto per tutti coloro che in quel contesto infernale hanno fatto il loro dovere con coraggio!
in un bel doccumentario dove parla anche il generale loi,gli elicotteri non sparano,ma interviene il col moschin,che fa piazza pulita per cosi dire,gli elicotteri non sparano per non fare una carneficina di civili.
E un uomo integro all'altezza di affrontare ogni impegno che le viene afidato Un ufficiale di altissima fiducia e rispetto grazie generale Aloi E sempre folgore nel cuore❤
Un altro evento che si può collegare alla Somalia è l'assassinio di Ilaria Alpi e Hrovatin, il libro di Grimaldi e Scalettari di famiglia cristiana é illuminante
Onore alla Folgore!!❤ E tutti gli altri, gli italiani si differenziano sempre quando vedono bambini e donne, purtroppo i Somali ne hanno approfittato ....
Un mio amico, più grande in età, fu mandato come parà folgorino nel 1994, qualche mese prima del ritiro del contingente italiano. Mi ha raccontato che la logistica italiana non era il massimo, ad esempio non c'era un approdo per le navi italiane, oppure negli edifici adibiti ad alloggio truppe non c'erano nemmeno le brandine per tutti quelli che era stati lì destinati. Non fu impegnato nelle missioni Alpha e Bravo dove furono richiesti volontari, ma vide sia il sangue dei suoi commilitoni che i danni sui mezzi utilizzati. Una missione controversa, così l'ha definita.
Allora io la mia brandina me la sono sognata per mesi,!Non eravamo in un 5 ✨ ma stavamo bene consapevoli di non essere in vacanza ma in Missione Scusatemi per lo sfogo ma chi non era presente,pregato di non parlare inutilmente
@@francescopellegrino4808 grazie per la risposta. Mi piacerebbe scrivere un articolo di storia sulla sua esperienza in questo teatro operativo. Ma non è obbligato ad accettare. Lo chiedo perché in passato collaboravo con una rivista online di storia.
Con il massimo rispetto dico che il video è come al solito curato e ben fatto però un argomento del genere per risultare comprensibile ed esauriente forse meritava più tempo. Con stima
Ciao Federico & Giovanni,sapete cosa mi attira nei vostri video e nella tua narrazione? Situazioni vissute marginalmente viste ai telegiornali quasi distrattamente e poi a distanza di anni approfondite nel vostro lavoro fatto d'informazione e immagini mai sopra le parti ma riportando le diverse versioni e testimonianze del tempo e le ipotesi articolate negl'anni successivi con un taglio giornalistico che mi affascina molto. Continuate così!!!😊
Fu indubbiamente un episodio molto grave. Al di là degli aspetti meramente "combat" (da ricordare che ci sottrassero un blindato che fu successivamente neutralizzato da un nostro Mangusta), la cosa che deve essere sottolineata è la scarsa efficacia della nostra intelligence (ad essere magnanimi). Se non una possibile connivenza con "altri interessi" difficili da provare quanto facilmente ipotizzabili. E poi quelle richieste per radio "possiamo sparare?". Insomma, al di là del coraggio di qualcuno, poco altro.
Anche se non é pertinente a questo episodio rinnovo tutta la stima al generale Angioni che ritiró il suo contingente intatto e per invidia dei servizi americani fú vittima di uno scandalo
Vorrei fare una correzione se la posso definire così, hai detto che i Pakistani stavano perquisendo la radio, ma in verità non dovevano farlo, avevano detto che controllavano dei depositi di munizioni e poi si sono infiltrati nell'emittente, quello che è successo dopo l'hai già spiegato te
Comunque per chi fosse interessato alle specifiche del carro armato patton c'è un intervista ad un carrosta su parabellum, che ha servito proprio qui, il video ai chiama C1 ariete, ma parlano prima del Patton
Ciao Emiliano eri anche tu nei Lancieri per caso? Io ero a Montebello e un mese prima di congedarci (Maggio 1993) ci chiesero se volevamo andare in missione a Mogadiscio. Io per mia fortuna decisi di non andare. Avevo 23 anni.
