"Io, suo padre" di Mario Bonnard, tratto da un racconto di Alba de Céspedes, e' forse il primo vero film italiano sul pugilato. Girato quasi interamente a Roma, negli studi Scalera, il film si avvale pero', e coraggiosamente per l'epoca, di veri pugili come il campione degli anni Trenta, Vittorio Venturi (il boxeur Radesio nella vicenda) e di Augusto Lanza, scelto dalle palestre pugilistiche anch'egli, per interpretare Masetto Tonelli, il giovane campione allenato dal padre, Romolo, ovvero il grande campione europeo dei pesi massimi negli anni Venti, Erminio Spalla. Il realismo di questi pugili-attori, la loro recitazione semplice e con echi regionalistici (Tonelli spesso pronuncia parole in milanese, ma la vicenda sembra ambientata a Roma), fanno di questo film un interessante esperimento pre-neorealista, se non fosse che la fotografia esalta spesso troppo enfaticamente quella "gioventu' sportiva e fascista" che il contesto storico richiedeva ad operazioni mediaticamente popolari come i film sentimentali e drammatici. Mariella Lotti e Clara Calamai rappresentano allora i due poli, moralmente contrapposti, del divismo femminile dell'epoca: la prima, virginale e angelo del focolare domestico, la seconda, ammaliatrice e disinibita e per questo da condannare quando la sua relazione con Masetto rischia di distruggerne la carriera e, soprattutto la relazione col padre allenatore. Proprio il titolo del film lascia trasparire l'intento paternalistico della storia ma e' anche chiara l'impostazione ideologica del regista e degli sceneggiatori: l'Italia sportiva era un paese giovane e moralmente sano in cui non erano ammissibili distrazioni amorose e superficialismi. Varie sono le scene in cui altri sport vengono esaltati nel corso del racconto: le Olimpiadi di Berlino del 1938 erano appena trascorse ed erano infatti state utilizzate dal regime nazista e da quello fascista come 'vetrine' della vigoria fisica dei giovani sportivi., come esempio di quella assurda teoria chiamata "supremazia della razza". Insieme a questo messaggio di propaganda, non sfuggira' allo spettatore di oggi, comunque, il realismo 'fisico' realizzato da Bonnard durante le attente riprese degli scontri sul ring, il realismo della vita di palestra e quello piu' popolare e di massa, delle scene in cui il pubblico del tempo acclamava i suoi campioni. Buona visione!
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5 сен 2024
