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L'uomo a fumetti | Claudio Lolli 

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L'uomo a fumetti (da Antipatici antipodi, 1983)
È solo la storia dei colori di una matita
che ha viaggiato già tanto per conto suo,
si apre una finestra in un muro e via:
è la storia dell'uomo che disegnava fumetti.
Lavorava la notte da solo nella sua stanza
con la lampadina che scotta a tremila gradi
fuori c'è un'insegna al neon che si accende e che si spegne
si riflette in un occhio dell'uomo che disegnava fumetti.
Resto appoggiato all'aria che respiro
alla mia malattia, alla mia poltrona
non c'è differenza tra New York e Roma
per gli aerei dell'uomo che disegnava fumetti.
Disegnava molto spesso una ragazza con un certo nome
con i blue jeans abituati alla sorpresa:
si scambiavano aria e la luce restava accesa:
fare l'amore con un uomo a fumetti.
E una sera fu lei, fu lei che per scherzo pensò a una storia
una morte a puntate colorata in rosa,
si levò i blue-jeans e gli disse: non hai più tempo, vieni:
sei tu l'eroe di questa morte a fumetti.
Io sono solo appoggiato all'aria che respiro
alla mia malattia alla mia poltrona
no, non c'è bisogno di New York, di Roma,
si cancella dovunque un uomo a fumetti.
Camminavano insieme e si scambiarono i colori
dalla prima fino all'ultima puntata
poi lui si disegnò e scrisse nella nuvoletta:
"addio dall'uomo che disegnava fumetti"
lei ereditò la sua raccolta, la sua lampadina
una cassa di birre, il neon e le sigarette
si levò i blue-jeans e gli disse: adesso abbiamo tempo, vieni,
quando lo ritrovò in un'altra storia a fumetti.

Опубликовано:

 

15 мар 2020

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