È un «dialogo» in un atto, derivato con poche varianti, dalla novella Caffè notturno (1918), successivamente intitolata La morte addosso (1923). Fu rappresentato a Roma dal Teatro degli Indipendenti diretto da Anton Giulio Bragaglia, il 21 febbraio 1923.
Il dialogo si svolge in un bar notturno tra un uomo condannato a morte per un epitelioma («il fiore in bocca») e un «pacifico avventore» che ha perduto il treno; e cioè tra uno che vive intensamente il poco tempo concessogli e uno che è ricco di ore da trascorrere oziosamente, in attesa del treno del mattino ed è tutto preso dal banale contrattempo.
L’eccezionalità del momento, per chi sente la morte addosso - per usare un’espressione pirandelliana - e la normalità per chi è preso nel giro usuale della vita con i suoi piccoli impegni quotidiani, segnano i due termini della dialettica che sì anima nel grande soliloquio del protagonista.
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1970. RAI.
VITTORIO GASSMANN - L'uomo dal fiore
GENNARO DI NAPOLI - L'avventore
Regia di MAURIZIO SCAPARRO
31 мар 2018