Sapienze come l'Advaita Vedanta affermano certi concetti da millenni. Oggi la fisica e le neuroscienze stanno riscoprendo tale antica conoscenza. A mio parere, ciò - se ben capito e usato - farà bene a tutta l'umanità. Enrico.
Non è vero che Bohm nel libro Casualità e caso, supera il determinismo, poiché lo rivisita, riportandolo a variabili nascoste. Questa qui offre una versione New age della fisica di Bohm adatta a un pubblico il cui livello è simile al suo, non molto elevato.
E' una bella fortuna avere commenti come il suo, di una levatura così eccelsa che mi meraviglia che perda il suo prezioso tempo per commentare video così elementari.
Peccato che lei guardi sempre nel cono di luce di un lampione e non porti la sua fievole luce nell'ombra dove potrebbe ampliare la sua visione un po' troppo riduzionista.
Interpretazione opinabile e un po' capziosa della teoria di Bohm che era un determinista. Se spazio e tempo non esistono nell'ordine implicito, il libero arbitrio non esiste, se non come illusione, in quanto esso può esplicarsi solo in una dimensione spazio-temporale. Altri corollari di questa esegesi sono caduchi, ma mi fermo qui, perché la capacità di comprendere dei visitatori credo sia molto limitata.
Come si legge nella biografia di Bohm, scritta dal collega David Peat, Bohm con il tempo si allontanò da un rigido determinismo per passare a qualcosa di molto più sottile. Nel suo libro Causalità e Caso, Bohm introduce infiniti livelli qualitativamente diversi e in questo modo i due concetti di determinismo e causalità si separano. Sebbene esista una totale causalità a ogni livello, nel senso che ogni effetto è il risultato diretto di una causa, con un numero infinito di livelli qualitativamente diversi l'effetto complessivo non è completamente determinato e l’emergere di qualcosa di qualitativamente nuovo è sempre possibile.
@@accademiadialbertoloriSì, è vero, anche se il determinismo di vari scienziati e filosofi non è legato al concetto di causa, idea già criticata e dimostrata fallace da Hume nel XVII sec., bensì all'ucronia.
Se scendi sul terreno delle offese, sei proprio alla frutta. Nihil est in intellectu quod prius non fuerit in sensu, il problema è che sei rimasto a Locke, altro che Hume.
La consapevolezza superiore non la possiamo attingere per i nostri vantaggi personali. La coscienza superiore si incarna in noi se ci sono le condizioni stabilite da leggi ancora ignote . Quando vogliono insegnare strategie e tecniche per aumentare la vostra coscienza siete con elevate probabilità divorati dalla vostra ambizione. La Coscienza si dà per chi ha le funzioni adatte a ricevere le informazioni . Ciò accade per dono all' umanità quando occorre . La bellezza di ciò che accade è che Dio nella sua Onniscienza si fa da parte, si ritrae, perché è l'unico modo di donare il libero arbitrio. Se così non fosse tutto sarebbe già determinato. Coraggio dunque : potete stupire Dio !!!
Dal dualismo onda-particella, si inferisce che tutte le dicotomie del mondo sono apparenti, due facce di una stessa medaglia, riconducibili ad un’unità profonda. Tutto può essere, ma, se è così, precisato che comunque non possiamo conoscere alcunché di assoluto circa il noumeno, allora vittima e carnefice sono lo stesso individuo, il Bene e il Male la stessa manifestazione, infine Dio e il Diavolo coincidono, il Paradiso e l’Inferno, in ultima analisi, la medesima condizione e via discorrendo. Se, invece, per una ragione che certo non possiamo comprendere, la realtà fosse “ab origine” duale, spaccata, scissa: forse diversamente non esisterebbe, oppure è ipotizzabile che, una volta divisa l’unità primigenia, non si sia più in grado di ricomporla? Sono temi ostici. In ogni caso il due è davvero il numero del Male, della divisione. Basti pensare che la parola greca diàbolos (διάβολος) contiene la stessa radice di dùo (δύο): il diavolo è etimologicamente “colui che separa” e la separazione è in sé negativa. E’ possibile che Dio stesso, una volta generata la dicotomia, provi nostalgia dell’Unità? E’ indubbio: gli esseri umani sentono di essere staccati dal Principio, dalla Sorgente, ma non sanno in che modo ricostruire quell’armonia che pare perduta per sempre. Gli uomini intuiscono pure, però, che il ritorno all’Uno richiede una palingenesi, una trasfigurazione del buio in Luce, persino di trasformare la violenza in concordia. Se davvero il cosmo intero aspirasse a tornare all’Uno, la Gehenna un giorno, per quanto lontanissimo, sarebbe annichilita. Può essere, ma allora un dì gli eletti convivranno con gli individui più malvagi della storia. I reprobi potrebbero essere annientati. Tutto è Uno, ossia la classica “notte in cui tutte le vacche sono nere”. Tutto è Uno: talora sentiamo che è “vero”, sebbene non possiamo dimostrarlo, giacché ogni cosa è intrecciata alle altre, eppure sentiamo, quantunque non possiamo provarlo, che Tutto è Due, in quanto ogni fenomeno è in sé duplice: ogni aspetto del reale è simbolo e “simbolo” letteralmente vale “congiunzione di due parti”. Gli uomini sono esseri simbolici. Anche la “verità” è duplice: “Di ogni affermazione è vero anche il contrario”, scrive Hermann Hesse. La “verità” è bifronte, come Giano.
Ragionamento validissimo in una realtà convenzionale, duale e non unitaria, ma per fortuna esiste anche una rnc che lei non indagherà mai perché, dal suo punto di vista, non esistendo per essa né bilancia né righello, è in assoluto inesistente.
Conosco bene il povero prof. Marchi e come lui nego il libero arbitrio, a meno di un risveglio tale da renderci conto dei propri condizionamenti familiari, scolastici, universitari, sociali e persino sanitari ticevuti.