Tempo fa - M. M. se n'era già andata - siamo stati avvertiti, tutte e tutti, del pericolo del *murgismo* di cui non sapevamo niente ma che, come molti *ismi* sembrava alludere a una degenerazione se non a una patologia tipo alcolismo, tabagismo e via così. Qualche gg dopo B. Pitzorno che avrebbe potuto spiegare il neologismo era assente al tavolo in cui Giammei e Fois parlavano di M. Murgia e naturalmente si sono ben guardati dal tentativo di spiegare il termine di nuovo conio su cui non avevano competenza. Hanno parlato del legame che avevano con M. Murgia, della calamita relazionale che li ha chiamati vicino a lei, che ha fatto di loro gli amici, i figli i compagni e le compagne, complici nella scrittura, nella parola, nel puntiglio delle posizioni a fianco di marginalità reali ed eventuali. Ho incontrato M. Murgia ne suo 1°libro (Il mondo deve sapere) e da allora ho letto quello che usciva, ho ascoltato quello che diceva: ho amato la sua solarità, la severità che non fa sconti ma parla senza tuonare, con un'eleganza e una conoscenza di ciò che dice preziose e inusuali. Ho trovato speciale la sua curiosità, il suo catapultarsi ovunque potesse attingere cultura, e il suo rifiuto della banalità e della superficialità. La sua etica. Oggi ho 80 anni e considero Michela mia figlia, mia sorella e mia madre per tutto quello che di lei ho amato e che da lei ho imparato. "Chi può raccogliere la fiaccola?" chiedeva Giammei al Festival Letteratura di Mantova: voi, i calamitati, i murgiani. Vi abbraccio con lei, Francesca Zambelli.
È proprio vero, la lettura ci salva, soprattutto quella "scomoda". Grazie per aver condiviso queste parole, necessarie ad acquisire più verità e consapevolezza ❣️
Buongiorno a tuttə , grazie per questi incontri, voglio solo chiedervi una cosa è possibile per favore che abilitiate i sottotitoli perché sono non udente e mi piacerebbe poter "sentire" anche io l'eredità di Michela Murgia ,visto che si è battuta anche per me anche per noi ,si è battuta per l'inclusione
