Mi avete riportato ai miei anni di università quando studiavo ingegneria. Giorni a fare esercizi ,la bellezza del ragionamento e la difficoltà che avevo perché "non ero portata ". Peccato che le facoltà "dure" non abbiano percorsi di filologia e filosofia per comprendere l'universo in modo generale. Chiara Valerio meravigliosa !
E' bellissimo ascoltarvi, a questo giro anche molto deprimente se penso che la stessa scuola che a me personalmente ha tolto (autostima e voglia di imparare) ad altri ha invece dato tanto
Uno dei grandi problemi della scuola, secondo me, è la tendenza a ridurre il bambino che non riesce o che si ritira dal campo, come pigro, svogliato. Personalmente ho affrontato tutta la scuola con tre disturbi dell' apprendimento (tra cui la discalculia) e nessuno degli adulti che avevo attorno mi ha guardata con una lente diversa da quella che mi vedeva pigra. E se tutti ti vedono pigro, tu per primo ci credi! E nessuno ci prova a insegnare/imparare. Solo da adulta, mi sono vista diversamente e ho cercato le mie risposte.
La matematica come strumento di confutazione del Cittamātra, interessante! Il rischio, come suggerito, è di ristagnare nel saṃsāra delle formule (matematiche o verbali). Il senso del gioco aiuta un bel po', direi.