Lucio Battisti
La pace
Cosa faccio? Io godo.
Me la godo la pace.
E questa è una parola che non si può dire con due.
E me la godo la pace.
L'indicibile che non è dipingibile né descrivibile.
Mi godo te che me lo senti dire.
E illustri astrattamente copertine per questa mia illegibile macchinazione.
Fammi gli intrecci,
non è un invocazione.
Fammi che è vivo,
e tu nascosto da una pianta t'accosti dannoso.
Fammi che è notte,
o la zona più boscosa che riesci all'istante ad allestire.
Fammi il fruscio con la bocca,
col punto più strisciante del tuo corpo.
Fatti allarmante,
fa tremare come un lampadario minuzioso tutto il circondario da questo verde cupo a qualcosa di nevoso lontanissimo.
Fatti stridente,
in quel modo che sospendi a fili tesissimi a denti sensibili.
Fammi dire: "non farlo", "ma fallo".
Fatti luccicante,
e parla d'abile del tuo batter d'occhio su uno specchio d'acciaio.
E chiedimi cosa faccio.
Mi godo la pace.
Te lo ripeto: io godo.
E tu non puoi farci niente.
Mi godo la pace seguente,
ossia te che me lo senti dire.
E per un momento taci.
Mi fai sentire lo scollamento delle labbra,
dalle guance alle gengive,
come quando dici: "ma".
Mi fai sentire la tua acca muta.
Mi fai sentire che non sia che dire.
Mi fai godere la pace sovrumana,
che in una parola non si può dire.
17 сен 2024