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Doohan fu uno dei piloti motociclistici più forti della sua epoca... indubbiamente uno dei più grandi di sempre. Fun Fact. Già prima dell'incidente di Assen aveva problemi fisici dovuti a precedenti infortuni e piegava in curva con un peculiare stile "sbilenco", sedere fuori, ginocchio a terra e torso in diagonale sulla moto, a causa dei guai alla schiena era la sola posizione che gli consentiva di tirare al meglio. Mentre ero convalescente con una clavicola rotta e svariate contusioni, dopo il frontale contro una Golf che feci con la mia prima moto (Una Honda CX500), leggevo Motosprint e lessi una analisi dello stile di guida del pilota australiano con una magnifica foto a due pagine in cui si vedeva la sua inconfondibile piega. Quando mi rimisi in sesto comprai una vecchia Kawasaki GPZ 750, una sportiva anni 80 alta, grossa e pesante, me ne innamorai a Prima vista e la presi all'istante... Ma piegare mi causava un po' di difficoltà, la schiena e il collo mi davano un fastidio cane e la clavicola, saldatasi male, mi "tirava" da morire. Fu così che decisi di "copiare", indegnamente, la posizione di guida che avevo visto usare da Doohan in quella foto....beh, non buttavo certo il ginocchio a terra, ma quel sistema di guida mi consentiva di portare molto meglio la mia amatissima Kawa. Poi ho dovuto abbandonare la moto, schiena, collo, spalla e gomito destri mi hanno chiesto il conto e ho dovuto dire basta, ma se mi son potuto godere la moto ancora per anni un po' lo devo anche a Mick Doohan e alla sua posizione in piega apparentemente "sbagliata"...
Honda RC 15 (nome commerciale VF750F) seguita per gli stessi problemi di schiena ad una "meno" aggressiva e piu' equilibrata VFR, che ho tenuto fino al 2001, e cioe' fino a quando mi sono arreso ai troppi dolori.
Ho visto, come tutti, il Dottor Costa, commuoversi, decine di volte, parlando dei suoi ragazzi, dei piloti. Una commozione sincera, mai da marchettaro. Sempre presente con immensa passione e professionalità. Spero venga ricordato ed annoverato nell "Olimpo" dei grandi del motomondiale come uno che, di quel mondo, ha fatto la storia...
Lei è davvero straordinario. Io sono super appassionato di moto e lei dimostra una competenza davvero eccelsa anche in questo campo. Complimenti. Avv. Filippo Maria Torresi
Rayney era un pilota "chirurgico", stile di guida pulito, grandissima determinazione, una capacità di "leggere" la pista e di diventare un tutt'uno con il mezzo che ha pochi eguali nella storia della moto.
ottima descrizione, concordo. ed aggiungo che, se approvi e concedi, riusciva a rimanere "letale" pur avendo intorno gente come Doohan, Schwantz, Gardner, Kocinsky, Mamola, Lawson....non so se mi spiego! saluti da un classe 1963
Dato che non usava più la gamba destra per frenare, comandava il freno posteriore con una levetta a sinistra del manubrio. La modifica fu fu criticata, in quanto si sosteneva che lo agevolasse; altri piloti quindi utilizzarono tale sistema, ma non ne trassero alcun vantaggio. Intanto solo Dohan vinceva..
Ancora una volta mi complimento con lei per il suo modo accattivante e coinvolgente di raccontare i fatti. Direi comunque la storia di uno con le palle che sapeva fare il suo mestiere di medico nel momento giusto al posto giusto
Sono arrivato sul vostro canale per mezzo di Simone di Nova Lectio e da buon motociclista ed appassionato di motori, specialmente negli anni '90, sono balzato immediatamente su questo video. Bravissimi!!!!!!!
Video interessantissimo ed emozionante, una storia di uomini e di Sport con la S maiuscola, come il Motociclismo sa essere . Complimenti al Dottor Claudio Costa, e a te, che ne hai raccontato la storia con dovizia di particolari.
Ancora una volta mi complimento con lei per il suo modo accattivante e coinvolgente di raccontare i gatti. Direi comunque la storia di uno con le palle che sapeva fare il suo mestiere di medico nel momento giusto al posto giusto
Mick Doohan univa il tradizionale spirito battagliero e grintosissimo dei piloti australiani (Uno su tutti, il temerario Wayne Gardner) a un manico senza pari, aveva la capacità di guidare "sopra" i limiti e i problemi della moto, domandola con decisione e con una quasi soprannaturale sensibilità di guida.
Kevin Schwantz invece...beh lui era realmente l:idolo delle folle. Un funambolo spettacolare, spericolato e fuori di testa.... Staccate e sorpassi al limite e anche MOLTO oltre il limite, la lucida follia del dare sempre tutto se stesso, senza risparmio alcuno e senza apparenti timori per la propria pelle. Il pubblico (tra cui anche io) lo adorava senza riserve e tra i suoi tifosi c:era un ragazzino romagnolo che si chiamava Marco Simoncelli. I due si conobbero negli anni successivi e costruirono un bel rapporto, con Schwantz che difese sempre a spada tratta dalle polemiche di giornalisti e piloti colui che vedeva un po' come il suo erede. Quando il 6 novembre 2011, sul circuito di Valencia, il Sic venne omaggiato da pubblico e colleghi fu proprio Schwantz a portare in pista per l'ultima volta la Honda numero 58 di Marco. Se guardate il video su RU-vid in sottofondo potete udire i miei commossi e irrefrenabili singhiozzi di pianto mentre guardavo la scena in televisione
