Che fastidio le risate finte poste nei momenti in cui non si doveva ridere, capisco perché lundini preferisce non avere pubblico/ risate durante i suoi sketch.
Alla Pezza non aveva pubblico perché c'è il COVID. Il COVID è stato la fortuna di Lundini, visto che la Pezza era l'unico programma comico che poteva essere fatto in quel periodo.
@@Mario.Docciapiù che altro i Contenuti Zero non sono ancora riconosciuti per quello che meritano, ma secondo me ce li troveremo ai piani alti tra non molto😊
Da quanto ho capito la sua comicità dovrebbe in un certo senso riprodurre il linguaggio dei meme , quindi è a uso e consumo di una fascia di pubblico che ha intimizzato tale linguaggio, che a me fa sorridere ma che alla lunga mi risulta vuoto. La cosa più intollerabile è che Lundini ha una fanbase composta prevalentemente da adolescenti spocchiosi ed esaltati, che pensano di aver capito tutto della vita perchè sono nati con lo smartphone in mano, e ne parlano come fosse un salvatore della patria.
@@GiudittaeOloferne-qk7oc Riflettendo sul tuo commento, sono portato a considerare le parole di Kierkegaard, che sosteneva come ogni generazione si creda diversa dalla precedente, ma alla fine si riveli sorprendentemente simile. L'uso dei meme come forma di espressione non è altro che un riflesso dei tempi attuali, esattamente come ogni generazione ha avuto i suoi modi unici di esprimersi. La vera saggezza sta nel comprendere e accettare tali differenze, senza cadere nell'arroganza di credere di detenere una superiorità morale o intellettuale. Ricordiamo sempre le parole di Socrate: "La vera conoscenza sta nel sapere di non sapere"
@@mailyoutube5017 La mia riflessione scaturisce dal fatto che ogni volta che sotto un qualsiasi video del suddetto artista chiedo spiegazioni sui suoi numeri ( che a me risultano incomprensibili) vengo preso a colpi di "boomer" o "allora vatti a vedere i cinepanettoni" e frasi del genere. Non sono esattamente io a ostentare superiorità morale, ne tantomeno a mostrare arroganza.
@@GiudittaeOloferne-qk7oc apprezzo la tua reazione e l'intento di un dialogo costruttivo. Come sottolineava Hegel, ogni epoca ha il suo spirito, e ciò che per una generazione appare evidente, può risultare oscuro per un'altra. Tuttavia, il confronto intergenerazionale dovrebbe arricchire e non dividere. Anche l'etichettare come "boomer", certo, non fa altro che sottolineare una mancanza di comprensione e apertura al dialogo. Allo stesso modo, sarebbe miope non cercare di capire le espressioni culturali attuali. L'invito è a costruire ponti, non muri.