Primo Levi intervistato da Luigi Silori - 2a parte 

Le persone colte sì ma tutti gli altri no, era pieno di analfabeti e di persone che parlavano solo in dialetto.

A parte che Levi è uno scrittore di estrazione scientifica, di studi scientifici. Originandosi intellettualmente così, è abbastanza normale che abbia un eloquio schematico, ordinato, preciso a volte anche antiemotivo. Per essere un torinese/piemontese è del tutto eccezionale in questa caratteristica perché è lineare, lucido, diretto, asciutto... mentre generalmente il nord-ovest d'Italia ha una certa tendenza perifrasiaca e indiretta e mediamente c'è una velatura nell'esprimere. Il problema linguistico italiano, comunque, è da addossarsi integralmente ai meridionali. Meridionali in RAI e ampissimi ranghi di meridionali docenti nella scuola pubblica hanno forzato un italianità e un'espressività spesso molto dislessica e disarticolata... La RAI di oggi è tutta romanesco e peggio napoletano... le istituzioni universitarie fanno lezione in inglese per alcune discipline tecniche e i professori dicono Choosy inetti loro stessi a trovare le parole... facendo le spending review e i lockdown... Nel lungo termine, purtroppo, soprattutto presso la parte di popolazione più determinante nel nord sono spariti scrittori con proprietà di linguaggio come Eco o come Primo Levi per fare spazio ai Saviano... e i siedi il bambino o i petaloso all'accademia della crusca avvelenano il pozzo da cui dovemmo bere tutti. E' il risultato deleterio del riconoscere Dante come padre della lingua e disconoscere Galileo.