troppo mitici che siete tornati! in tutti questi anni non ho mai smesso di riguardarmi i vostri capolavori del passato, ogni nuova perla del presente è davvero..un pezzone =D
Luca balla e fa ridere, ma Luca che inizia a mimare la rappata all'inizio con quel filo di imbarazzo adolescenziale è la cosa più bella del mondo Mi sembra di tornare a quei tempi dove con gli amici a 14 anni, per strada, cantavi ma poi bastava il passaggio anche di un vecchietto per farti paralizzare nella vergogna ma da vero gangster dovevi combattere la paura e quindi ti trasformavi in un Luca Vecchi
Grandi. Fibra è il numero uno della scena rap italiana. Grazie per questo omaggio a una delle canzoni più belle e rappresentative del rap in italia. Ci vogliono cose così in questi tempi bui con tutti sti bimbiminkia che fanno trap e nn riescono nemmeno a fare una frase di senso compiuto.
Una breve riflessione critica. Faccio benzina e già sto scemo guarda male Cazzo vuoi c’hai un lavoro di merda ed io uguale Forse basterebbero questi versi per considerare "Mr. Simpatia" come uno di quegli album che avrà sempre qualcosa da dire, almeno finché esisterà la frustrazione, lo stress e l'insoddisfazione legati al mondo del lavoro. Il desiderio di evasione e di ribellione confessati dal soggetto lirico connotano inizialmente il rap come lo strumento per cambiare la propria condizione di vita. Ma questa possibilità viene subito smentita nel resto della strofa, dove la possibilità di un cambiamento reale appare lontana e il rap diviene allora l'elemento imprescindibile per sopportare il "lavoro di merda": Se questo è un lavoro meglio farsi in vena Almeno per un po' non sentirò il problema Vorrei vedere il mio capo andare in cancrena In questo contesto la rabbia e la frustrazione del soggetto lirico si manifestano nel testo all'interno di una struttura dialogica solo apparentemente di natura comica. Tutti i gesti, le parole e gli insulti sono espressione e manifestazione di un disagio interiore che coinvolge tutti coloro che interagiscono col soggetto lirico, facendogli crescere la rabbia, ma soprattutto facendogli prendere ulteriore coscienza del disagio che lo circonda. Il capo e la segretaria, se si guarda bene, non sono poi così diversi da "Mr. Simpatia": anch'essi intrappolati all'interno di un mondo opprimente, esattamente come le altre figure incontrate nella prima strofa (il tu generico e lo scemo che guarda male). Quello che appare in "Rap in vena" è il mondo lavorativo che si può desiderare quando si termina il proprio percorso di studi o si tenta di uscire dalla disoccupazione, ma è anche quel mondo da cui si vorrebbe scappare e non si può, e pertanto si tenta di sopravvivere dando sfogo nella propria immaginazione ai pensieri più proibiti e crudeli: Schizzo frasi e le sborro su queste basi Che escono dalle casse come il sangue dai vostri nasi Ho un incubo da realizzare un corpo nel mio orto Il poeta in "Rap in vena" ci regala una narrazione catartica e ogni sua barra libera l'ascoltatore da una parte del peso quotidiano che lo opprime, ma alla fine si conclude sempre con un'amara presa di coscienza dell'impossibilità di potersi liberare completamente: Se questo è un lavoro meglio farsi in vena Almeno per un po' non sentirò il problema Vorrei vedere il mio capo andare in cancrena E il rap, in tutto questo, rimane quell'elemento in grado di permettere al soggetto lirico di non auto-distruggersi o di devastare il mondo a sé circostante. Nel componimento il rap diviene così ciò di cui non si può fare a meno, pur essendo falliti all'interno di un mondo di falliti che fanno lavori di merda; diviene rap in vena perché solo quando lo ascolti, quando è in circolo, non ne puoi più fare a meno. "Rap in vena" è dunque un componimento che, dietro la critica sociale e la narrazione lirica, cela un manifesto di poetica in cui il poeta dichiara indirettamente che cosa rappresenti il rap per lui, ossia, riprendendo un verso tratto dal componimento "Mr. Simpatia": Io scrivo rime e senza queste ucciderei. (Letteratura Italiana - Patrick Cherif)