Mi sono resa ormai dopo un paio di disgrazie, che tutto ciò che mi è capitato, l'ho attratto io , il mio subconscio. È stato triste, ma la verità e nuda e cruda come si dice. Poi si riparte. Lavorando continuamente!❤
"La tristezza non aiuta la tristezza" sono parzialmente d'accordo, è vero che il contagio emotivo andrebbe evitato e non è sovrapponibile all'empatia in senso puro ma ad un certo grado, piccolo magari, può giovare all'altro facendolo sentire accolto per come realmente si sente e questo aiuta sia chi vive il disagio in prima persona sia chi ha il coraggio di ascoltarlo e che gli sta vicino. Dopotutto se l'altro sono io, anche quel suo disagio è in qualche modo parte di me, fargli resistenza recitando la parte di colui che vive "stati superiori" è creare ulteriore separazione e non vedo prospettive rosee di crescita spirituale per nessuno perchè siamo ancora in un'ottica di "meglio e peggio" e non di integrazione...
Tu non sei l altro,non cadere in questa scemenza..la persona dolorosa si avvicina a te perché 1°tu glielo concedi o per qualche ragione non puoi fare a meno di averla vicina(familiare,fidanzata etc) 2° perché tu vibri più alto e quella persona va a usufruire di quella energia. Se ci farai caso è proprio nei momenti in cui stai meglio,che qualcuno arriva e all inizio sembra che vibri alla tua stessa frequenza,dopo poco ti accorgi che in realtà è a pezzi..in quel momento scappa,allontanala.
L'empatia in realtà è quella capacità sensibile con cui si riesce a comprendere l'altro nella sua situazione mettendoci nei suoi panni senza prendere in carico la sua sofferenza. Quando invece la sofferenza di un'altra persona ci invade in qualche modo allora l'abbiamo attirata perchè ce l'abbiamo dentro senza saperlo e ci fa da specchio.
In pratica, ciò che ne ho tratto: buttati nel mondo, segui maniacalmente la paura di fronte al malessere, sfruttala in un esercizio di presenza. Per capire che ti dice di te stesso. Tutto si può trasmutare. E la paura nel malessere, è uguale per tutti. C'è solo chi ha coraggio e chi no. Ritengo però sia importante sottolineare che prima si va là fuori, poi si vive - o si cerca di vivere - nella presenza. Non tutti affrontano la vita di petto. E la vita stessa rende impossibile essere sereni o nel cuore standosene rintanati a casa propria. Il malessere che si vive nascondendosi non si può uccidere neanche con la presenza. Mio parere personale.
Grazie ma.. allora cos'è la gioia. Perché io vedo solo ciò che non voglio, ciò che mi fare stare ormai da anni in uno stato di profonda tristezza. Vorrei tanto essere allegra, ma appena ci provavo c'era sempre un motivo per non esserlo. E non lo cercavo io. A cosa devi stare attenta se tutto ciò che faccio non va mai bene. Grazie comunque dello sforzo.
Salve, vorrei provare a dare un parere, in base alla mia esperienza. Quello che secondo me andrebbe fatto è, armandosi sempre più di coraggio, guardare dritto in faccia la sofferenza. Questo le fa perdere a poco a poco energia. E Lei starà sempre meglio, indipendentemente dal fatto che succedano o meno le cose che consciamente vorrebbe.
