Una mostra, una città; Raffaello a Urbino - Incontro con Lorenza Mochi Onori 

Lorenza Mochi Onori, curatrice della mostra Soprintendente per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici delle Marche
Il primo pensiero di realizzare una mostra sulla formazione urbinate di Raffaello nasce dalla fondamentale esposizione di Londra nel 2004, Raffaello da Urbino a Roma, i cui curatori, Tom Henry e Carol Plazzotta, sono subito stati coinvolti nel comitato scientifico di questo progetto.
Il tema di una formazione del giovane Raffaello legata al padre Giovanni Santi e alla grande cultura rinascimentale di Urbino era già presente, anche se in sordina, in una linea della storiografia artistica, da Rudolph Wittkover a Pierluigi De Vecchi, tuttavia la formulazione più completa di questa tesi è in un fondamentale articolo di Maria Grazia Ciardi Duprè del 1984, in occasione del grande convegno raffaellesco tenutosi tra Urbino e Firenze, altra importante fonte di ispirazione per la messa a fuoco di questa mostra.
Il terzo spunto di studio nasce dal saggio di Sylvia Ferino Padgen, anche lei immediatamente coinvolta in questo progetto, per il catalogo della mostra Raffaello da Firenze a Roma, tenutasi alla Galleria Borghese di Roma nel 2006. La sua analisi, che seguiva il filo di una formazione urbinate di Raffaello, giungeva alla conclusione che era indispensabile per sostenere questa tesi che fossero ritrovati documenti che la appoggiassero concretamente.
In questa fase entra nel progetto Anna Falcioni dellUniversità Carlo Bo di Urbino, esperta paleografia e profonda conoscitrice degli archivi urbinati, non più esplorati per cercare documenti su Raffaello dopo il 1829. Coinvolta nella ricerca, vi si è dedicata con passione ed entusiasmo e il suo apporto al progetto è stato fondamentale. La pubblicazione di 672 documenti, in gran parte inediti, ritrovati sullambiente urbinate a cavallo tra il Quattrocento e il Cinquecento, di cui 136 direttamente riferiti a Raffaello, la ricostruzione della consistenza e dellattività della bottega del Santi anche dopo la sua morte, degli alberi genealogici della famiglia e di tutti i rapporti familiari e di interessi di Raffaello, hanno portato a ricollocare nella sua città natale la prima attività del grande pittore urbinate e a chiarirne gli stretti legami con Urbino, continuati per tutta la sua vita.
Il comitato scientifico, composto dai più eminenti studiosi di Raffaello, si è appassionato a questo scenario che si svelava sempre più concreto fino a delineare un punto fermo nellambito degli studi raffaelleschi.
I dipinti di Raffaello, e in particolare i due ritratti di Guidubaldo e di Elisabetta, tornano in effigie, in omaggio al loro grande concittadino, in quella sala delle veglie dove erano stati protagonisti, soprattutto la duchessa, del Cortegiano di Baldassar Castiglione, il grande mentore e amico di Raffaello che nel suo libro sublima la raffinatezza di quella cultura che è alla base della grandezza del pittore urbinate.
Come curatore della mostra devo ringraziare, oltre al comitato scientifico, il lavoro di tutta la Soprintendenza di Urbino, che per più di tre anni si è dedicata con me a questo progetto, le istituzioni
marchigiane che hanno creduto in questa proposta e che, come Comitato Promotore, lhanno resa possibile, il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, che ha voluto inserire la manifestazione tra le mostre fondamentali di interesse nazionale per il 2009.
Testo tratto dal sito web ufficiale della mostra - www.raffaelloeu...