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Venezia. Chiesa di San Moisé 

Adani Alfredo
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Secondo le cronache antiche, l'edificio originale sarebbe stato eretto nel tardo VIII secolo dalle famiglie degli Artigeri e degli Scopari ed era inizialmente intitolato a San Vittore. Il Sansovino riporta l'anno 796, senza tuttavia basarsi su una fonte sicura. Sin dall'inizio sembra essere divenuta parrocchiale, ma notizie esplicite sui pievani si hanno solo dal XII secolo Nel 947 la chiesa fu riedificata da Moisè Valier e per sua volontà fu consacrata al personaggio biblico di cui portava il nome. La chiesa fu ancora ricostruita nel 1105, dopo il noto incendio che aveva devastato Venezia, e infine nel 1632. Nel 1810, a causa degli editti napoleonici, la parrocchia fu soppressa e venne inglobata a San Marco. La parrocchia di San Moisè fu ricostituita nel 1967 quando la basilica venne riservata al capitolo patriarcale. Il suo attuale territorio comprende le chiese officiate di Santa Maria del Giglio (rettoriale), San Fantin (vicariale) e Santa Croce degli Armeni, dove si svolge il rito armeno-cattolico. La facciata fu realizzata nel 1668 grazie al finanziamento dei fratelli Vincenzo (30 000 ducati) e Girolamo Fini (60 000 ducati) che, secondo le loro volontà, furono effigiati su due busti posti sopra gli ingressi laterali. Il progetto è del padovano Alessandro Tremignon, fratello dell'allora parroco Andrea.
Aspramente criticata da Pietro Selvatico, che la definì «culmine d'ogni architettonica follia, sregolatezza di una meschina mente a cui manca l'ingegno della distribuzione e dell'armonia nelle parti» citazione necessaria], e da John Ruskin che la disprezzò come una «manifestazione d'insolito ateismo» l'opera è in effetti costituita da elementi così diversi tra loro da risultare priva di coordinazione. D'altro canto, l'insieme risulta in qualche modo armonizzato grazie all'impiego di due ordini, che ne hanno smorzato lo sviluppo verso l'alto, e l'utilizzo di campiture meno rilevate, tra cui la liscia superficie del timpano, nel quale compare solo lo stemma della famiglia Fini.
Si devono sempre al Tremignon anche l'altare della Natività di Maria (commissionatagli dalla Scuola dei Orbi nel 1670) e l'altare maggiore (costruito tra il 1685 e il 1688). Quest'ultimo è ornato dalle sculture di Enrico Merengo, mentre lo sfondo pittorico con angeli è del pittore veneziano Michelangelo Morlaiter; il paliotto in bronzo reca la Deposizione concepita nel 1633 da Niccolò Roccatagliata e dal figlio Sebastiano. Tra gli altri dipinti è possibile ammirare la Lavanda dei piedi del Tintoretto, un'Ultima cena attribuita a Palma il Giovane.

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23 июн 2024

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