Storico dell’arte e docente di storia dell'arte. Il nome "didART" vuole evocare la didattica e l'arte.
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Grazie per questi video Simone, soprattutto per il linguaggio che usi, mai banale e molto chiaro nonostante le complessità dell’argomento. Finalmente un po’ di chiarezza oltre i paroloni ed i discorsi arzigogolati e senza sostanza che allontanano dall’arte e che hanno solamente lo scopo di sfoggiare conoscenza e che fanno sentire chi li ascolta come figli di un Dio minore. Continua così, apprezzo molto. 😊
...In ogni parola di prezioso sapere riluce il tuo lato introspettivo, appassionato e propulsivo per tutto ciò che é richiamo di luce e di vita: ciò mi scuote e mi catalizza in uno scenario mai scontato e ,pertanto, sempre avvincente . Grazie ❤
L'angelo che appare a Giuseppe nello straordinario quadro di de LA TOUR ( il sogno di s. Giuseppe) è quasi una ossessione x me. Lo guardo innumerevoli volte e ogni volta mi porta via con LUI. È una empatia totale che non so spiegare ma è cosi.
Te lo giuro che nessun video spiega così bene gli argomenti che hai trattato, sei super chiaro e come spieghi l'arte riusci far appassionare lo spettatore
bellissima conferenza, piena di riflessioni intelligenti, profonda e colta. ho imparato tantissimo e spero che continuate perche' questi video sono piccole perle.
Molto interessanti anche le aperture verso considerazioni filosofiche come quella del vuoto ! Sono un'insegnante di storia dell'arte e sfrutterò i vostri spunti.
Commovente e profondissimo, grazie! Meravigliosa descrizione per un opera immensa e così spiritualmente elevata... 😍🤩🤩🙏 Vorrei contemplare ogni opera d'arte con le tue parole.
Brvissimo, riflessioni stupende e profondissime su questo dipinto stupendo. lo vidi a Milano nella mostra del pittore anni fa. Grazie a ScuolaNonScuola ho scoperto il tuo canale. Grazie!!
ho ascoltato l'intervento di Simone Biazzi sull'arte contemporanea e sono rimasta colpita. Ho scoperto un oratore fantastico, e' riuscto ad andare al punto senza semplificare. Ottimi i suoi video, ho inenzione di guardarli tutti e spero che continui a pubblicare. C'e' troppa superficialita' sul web in questo campo ma Simone Biazzi sembra eccellere.
Propongo una quarta posizione ,il nome è una realtà parallela, interdipendente e relativa alla coscienza umana . In breve propongo che il nome sia una realtà parallela , come il numero e altre realta come quella concettuale , l immagine , e la realtà sensoriale., tutte parallele appunto alla Realtà, che non è nemmeno quindi ciò che percepiamo coi sensi . Così la realtà sensoriale , la realtà dei nomi , la realtà dei numeri , sono tutte realtà parallele , espressioni parziali , speculari e dipendenti, dalla realtà indescrivibile che noi siamo ma non possiamo descrivere . Perciò il nome coincide con l essenza del.Reale ma solo nella nostra coscienza individuale,umana, mentre non coincide nella coscienza del pianeta o transpersonale . Non è solo una mappa , è proprio un altra realtà, ma relativa alla coscienza umana . Così la parola è al tempo stesso profondamente connessa con la Realtà, pur non essendo la realtà assoluta ,la pipa nome ,così come l insieme di numeri, forme e colori, sono realtà relative ,valide per noi , perché noi stessi esistiamo in ognuna di queste realtà. Gli antichi maestri di meditazione, spiegavano così che la realtà è verticale e funziona per piani paralleli. Così la pipa è al contempo immagine , formula matematica , nome , concetto , percezione sensoriale , e tutte queste dimensioni si influenzano l une le altre, ma la pipa Reale non è conoscibile nella sua interezza , è come noi , mistero . Quindi tutte e tre le posizioni sono vere, ma se viste dalla quarta prospettiva ... la realtà non è neppure quella sensoriale ma un Essere pluripercepibile, mai interamente contenibile in uno dei vari piani di realtà paralleli di cui noi possiamo fare esperienza. Una rosa seppur chiamata con un altro nome profumerebbe ugualmente, e il profumo della rosa si crea nella mente proprio come se lo stessi odorando davvero . ..perché ovviamente il.linguaggio è relativo alla coscienza che lo usa.
Molto bello questo tuo contributo, ti ringrazio! E secondo me è molto in linea con il significato più profondo della pittura di Magritte, che cerca di metterci in contatto con il Mistero, qualcosa che non può essere capito, nominato, visto, percepito con i sensi. Grazie 🙏🏻😊
Eh sì, di quello sfondo giallo vale la pena parlare perché è una scelta cruciale, che a mio parere dà ulteriore valore a quello che affermi nel video. Come giustamente dici, la canestra è una delle massime espressioni della mimesis occidentale ma Caravaggio la carica di una densità simbolica fortissima. In questo senso sarebbe giusto dire che è l’icona della mimesis. Anche se la descrizione del cesto di frutta è di una bellezza assoluta, per me è proprio il resto che è incredibile. Perché scegliere deliberatamente di annullare la prospettiva del tavolo, affidando all’ombra in aggetto della canestra l’unico indizio di tridimensionalità? Lo abbiamo studiato: nella pittura rinascimentale la prospettiva centrale avvicina alla descrizione della realtà ma è una forma simbolica. Qui Caravaggio ribalta il concetto. La descrizione naturalistica viene valorizzata come simbolo proprio grazie all’astrazione in cui è immersa, ma senza tradire la realtà. La prospettiva viene annullata scegliendo un punto di vista perfettamente plausibile: gli occhi che sono all’altezza esatta del tavolo. Quindi è una scelta che asseconda la mimesis, anche perché, così come la posizione decentrata della canestra, essa rompe con l’artificio dell’inquadratura rinascimentale. Ma è proprio questo allineamento apparentemente casuale che amplifica il portato simbolico. Il muro diventa sfondo astratto perché non è più incasellato in un ordine prospettico. La scelta del colore così vivido gareggia con fondi oro della tradizione bizantina. Ecco la conferma di quello che affermi nel video: la descrizione reale che ha il potere di evocare il simbolo. Il muro giallo, così insolito al punto da disturbare qualche osservatore, è una mimesis più sottile. Riesce a catturare e rimandare ai nostri occhi la luce trascendente della foglia d’oro. Ecco perché parlavo di icona del reale. Due opposti apparentemente inconciliabili che si sono contesi la definizione dei confini di ciò che è Arte attraverso i millenni, che convivono in pochi centimetri quadrati di tela. Niente male.
