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3. MITO | Pollicinum. Museo Polesine 

Direzione regionale Musei nazionali Veneto
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Video prodotto nell'ambito del progetto MuSST#2 - Polesine per Pollicinum. Museo Polesine.
MITO: Goccia, fiume, natura, memoria.
Partendo dalla narrazione di alcuni passaggi delle “Metamorfosi” di Ovidio, che raccontano il mito di Fetonte, si giunge a questa sequenza narrativa. Il Mito è qui inteso come voce silenziosa, appena sussurrata, che eternamente permea il territorio polesano di suoni, fascino, colori e luci. Esso si esprime, attraverso questa narrazione, esaltando un tempo che nonostante il perpetuo scorrere, sembra risparmiare la memoria dalla minaccia dell’oblio.
Il Mito racconta ciò che è stato, accompagnando lo spettatore e concedendo all’umano il legame con il ricordo, nell’ipotesi di una memoria, personale e condivisa, che avvicina tutti gli abitanti del territorio del passato, presente e futuro.
L’arco narrativo è quindi costruito nella forma di una trasversalità temporale, che vuole cogliere e rilanciare una conoscenza emotiva, più che storica o concreta. La comprensione emotiva di un luogo: Pollicinum.
BREVE GUIDA ALL’ASCOLTO DI “MITO”:
All’interno di un immaginario etereo, fatto di ricordi appena accennati, emerge una voce lontana, senza tempo. La descrizione dell’Olimpo, il monte degli dei, apre il campo a una fantasia che può spaziare tra immagini grandiose. Da qui emergono altre voci che pulsano, respirano e si intrecciano con gli elementi terrestri.
Sono quelle voci che legano tra loro terra e cielo. Sono le Parche, divinità femminee: la sensualità, l’amore, la confusione, la bellezza, la paura, la fecondità. Sono voci che si rivelano per concedere all’umano un breve attimo di eterno sapere.
La caduta libera di Fetonte nell’Eridano conclude idealmente questo viaggio, accompagnata da voci che si assopiscono lentamente, sempre vive, in quel luogo lontano della memoria.
(C. Ferrari, A. Gambato)
Realizzato da: Camilla Ferrari e Alberto Gambato; musiche originali: Camilla Ferrari; voce recitante: Elisabetta Mazzullo; drone: Nicola Poli.
Grazie a: Sandra Bedetti (patrimonio archeologico dell'Accademia dei Concordi di Rovigo); Alberta Facchi (Museo archeologico nazionale di Adria); Mara Santarato (Centro Turistico Culturale di Ariano nel Polesine); Annalisa Marini, Lara Girotti (Collezione "E. Balzan" di Badia Polesine); Giuseppe Genesini (Museo civico archeologico di Castelnovo Bariano); Alessia Vedova (Pinacoteca dell'Accademia dei Concordi e del Seminario vescovile di Rovigo).

Опубликовано:

 

10 окт 2024

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