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5 Le LEZIONI di Severino la contraddizione C 

Diotima Quattroduetre
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17 окт 2013

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Комментарии : 7   
@stefanoancilotto4447
@stefanoancilotto4447 3 года назад
"La parte non è il tutto ma è l'apparire del tutto, l'apparire della totalita dell' essente dove la totalità non mantiene ciò che essa promette" Favoloso!
@ac80577
@ac80577 8 лет назад
allora il tutto sembra essere una struttura frattalica cioé con omotetia interna. L'ordine del tutto si ritrova nell'ordine della parte.
@Sobchak215
@Sobchak215 5 лет назад
Ottima osservazione. Perché anche io la pensavo così: che Severino indicasse un infinito riprodursi frattalico, in cui il tutto è ripetizione dilatata di ciascuna sua parte. Ma in realtà poi ho capito che Severino pensa ogni parte come un ente Essente (o significato, che per lui sono sinonimi) unico e irripetibile... per intenderci è come dire che la mela che sta sul tavolo alle 10:30 e la mela (dall'aspetto quasi identico) delle 10:30 e 1/1000 di secondo "dopo", siano due mele completamente diverse... nel divenire greco e nel senso comune noi diciamo invece che sono la stessa mela, che l'una dopo un po' di "tempo" è divenuta l'altra. Noi diciamo che il contenuto dell'essere travasa dall'uno all'altro stato, e dunque siamo costretti a postulare il Nulla, per dire che lo stato passato che è scomparso "non è più" e quello che compare "non era ancora". Al tempo stesso affermiamo la violazione del principio di identità, dicendo che le due mele sono due esseri uguali, postulando l'esistenza del tempo: la stessa mele era sul tavolo, la stessa mela sarà sul tavolo. Ma per Severino (e anche per la fisica sempre più) il tempo perde di significato, di fronte alla radicale diversità di ogni Essente...per Severino infatti "l'esser sé dell'Essente", che equivale al suo non poter esser altro (principio di identità che è lo stesso del principio di non contraddizione) è proprio la caratteristica fondamentale dell'essere (caratteristica sia della parte che del tutto... per Severino è una costante persintattica, cioè una relazione costante caratteristica di ogni ente o significato), che non potendo cambiare, rimane ed è da sempre se stesso al di fuori del tempo cioè in modo eterno. È come immaginare un puzzle di infinite tessere eterne e il totale del puzzle è il concreto Tutto. Il Tutto concreto infinito non si lascia vedere, pena il mostrare nella sua infinitezza anche il suo immobilismo eterno, e dunque da segnale di sè solo proiettando un insieme limitato di tasselli, grande quanto si vuole, che la nostra coscienza interpreta come Tutto...ma che in realtà è un fantoccio, è come la mera parola Tutto che indica il Tutto concreto ma non lo mostra mai. Questo Tutto che non è un Tutto è in realtà una parte, un insieme che si incrementa per l'ingresso di nuovo contenuto e decrementa per l'uscita di vecchio contenuto. Ma il contenuto in ingresso e in uscita sono Essenti eterni che smettono di mostrarsi o non si mostrano ancora, non smettono di essere, perché sono appunto eterni. Se chiamiamo A l'insieme degli essenti che si mostrano, e C(A,U) il complementare di A degli Essenti che non si mostrano rispetto all'insieme Universo U...allora il concreto che costituisce la totalità infinita che raccoglie tutti gli Essenti esiste per logica ma non si mostra, lasciando al suo posto mostrare la mera parola Universo U... cioè ciò che fino a quel punto noi possiamo concepire come un Tutto ma che non è un Tutto.
@SalvatoreAntoine
@SalvatoreAntoine 4 года назад
@@Sobchak215 Bellissima risposta grazie!
@etabeta123
@etabeta123 3 года назад
@@Sobchak215 eccellente, grazie mille!
@kidmarco
@kidmarco 10 лет назад
A mio avviso, il Tutto non sta mai "davanti"... ossia non appare (stante che apparire implica una struttura duale: ciò-che-appare / ciò-a-cui-appare ciò che appare). L'apparire, lo stare davanti è sempre della Parte. Ma - osserva Severino - sapere che è Parte _implica_ che si sappia che è Parte-del-Tutto, ossia _implica_ che si sappia "in qualche modo" anche il Tutto di cui la Parte è Parte. E' appunto questo "qualche modo" il nodo... Se il Tutto è ciò senza di cui la Parte non sarebbe tale né, quindi , apparirebbe tale... l'apparire del Tutto non può essere analogo all'apparire della Parte, non può cioè _apparire_ ovvero essere _dato_. Allora, si dovrò dire che il Tutto è sempre implicato nell'apparire e nell'essere della Parte, ma ciò che è implicato è esattamente ciò che non è dato, che non appare, che non può venire mai totalmente esplicato... perché il Tutto se venisse ad esplicarsi totalmente, o ciò a cui esso apparirebbe interamente (il pensiero, la coscienza) _non_ sarebbe inclusa nel Tutto che gli appare (= ergo, sarebbe nulla), oppure ciò che gli appare _non_ sarà mai il Tutto. Non si può istituire, come delinea Severino, una "relazione" *TRA* Parti e Tutto, perché relazionalità è il modo d'essere solo della Parti, non del Tutto. Il Tutto non si lascia dividere o distinguere rispetto alle Parti (perché, appunto, ciò che si può distinguere, analizzare, è sempre e solo "parte", dal latino _partire_: dividere). Ciò che del Tutto _si manifesta_ con il manifestarsi della Parte è e può essere solo l'assenza (= domanda, esigenza) del Tutto... la Parte altro non è che "domanda" del Tutto, la parte cioè *_è_*_ parzialmente_, e come tale non può "consistere" in sé né come totalità relazionale con tutte le altre Parti (perché tutte le Parti sono parimenti aporetiche: intendono essere ma non riescono ad essere per se stesse, ad esibire un'autofondatività). ERGO: perché dovremmo attribuire o riconoscere una sussistenza alle Parti (autosussistenza che non riescono ad esibire come tali), per il solo fatto che fenomenologicamente ci appaiono? Perché dovremmo affermare che sono _poi-ché_ appaiono (_poi_-ché = di fatto, non di diritto!)? Ciò su cui non concordo nell'impostazione severiniana è "distinguere" Tutto e Parti come se si trattasse di Forma e Contenuto... perché Forma e Contenuto non sono l'uno senza l'altro, mentre Parti e Tutto non si dispongono secondo la medesima logica: il Tutto non è la somma totale delle Parti (è cioè autosufficiente ontologicamente) mentre le Parti senza il Tutto totalmente non sarebbero, non sarebbero affatto! Ma il Tutto (= il fondamento della Parti, ciò senza di cui le Parti non sarebbero affatto è precisamente ciò che non abbisogna delle Parti, e che quindi non si lascia "dividere" in Parti, perché anche lasciandosi "dividere" in Parti, esso resterebbe _interamente_ se stesso, quale loro _unico_ ed _indiviso_ Fondamento. Per tale ragione, la contraddittorietà della Parte non dà adito ad alcuna contraddizione "virtuosa" ovvero "produttiva", o "propulsiva", come la "contraddizione C", bensì implode in auto-Contraddizione cioè si toglie, svanisce come Parte. La contraddittorietà è tutta dal lato dell’esser-Parte: la *Parte* (non il Tutto!) *non si pone* mai effettivamente! Quindi, perché assumerla come se fosse posta, e su di essa “costruire” la contraddizione C dell’Intero? La Parte non si pone, ma svanisce per la sua intrinseca contraddittorietà (non è in sé ma solo nel Tutto, il quale però è il non-divisibile ovvero non partizionalbile: quindi la Parte è solo per ciò che non tollera di venire diviso in Parti), essa svanisce, dilegua _non_ nel nulla, _bensì_ nel Tutto... il quale _non_ è nessuna Parte, ma è ciò per cui ogni Parte dilegua, si toglie da sé. Altrimenti, la stessa "contraddizione C", quale contraddizione originaria dell'Originario, renderebbe *auto-contraddittorio* l'Originario e non si capisce come ciò che è origine della contraddizione originaria (cioè lo stesso Originario) possa _insieme_ anche essere ciò che originariamente anche toglie la contraddizione originaria: come può ciò che determina la contraddizione _anche_ esserne il toglimento? Non è questa stessa una *autocontraddittorietà* dell'Originario (= essere insieme e sotto lo stesso rispetto _causa_ *e* _soluzione_ del problema, _origine_ *e* _toglimento_ della contraddizione)? Altrimenti osservato: l'Originario sarebbe una sorta di _auto-steresi in atto_, se così si può dire , sarebbe _insieme_ potenza ed atto... e perché si debba "svuotare" da sé per riempirsi da sé non è dato capire... resta totalmente *presupposto*. Perché cioè l'Originario non sia incontraddittorio senza involvere anche (altrettanto originariamente) contraddizione, non è dato sapere.. perché, cioè, non sia "già" dato come totalmente dispiegato, è un *_fatto_* ? Perché, insomma, i sopraggiungenti (eterni) non siano originariamente e"già" sopraggiunti [cosa glielo vieterebbe?], non mi pare abbia alcuna necessità incontrovertibile, ma - ripeto - è *presupposto* come un mero *_fatto_* ... tutt'altro che incontrovertibile. Ma sarebbe interessante discuterne... con chi volesse.
@adrianopagano3059
@adrianopagano3059 7 лет назад
Il presupposto da cui parti per confutare la posizione di Severino presenta, a mio avviso, delle criticità nell'impostazione che adotti nel descrivere la relazione parte-tutto: quando affermi che "il tutto é autosufficiente ontologicamente rispetto alle parti", affermi proprio ciò che Severino esplicitamente rifiuta; più volte sollecitato sul punto, anche in merito al dialogo con Heidegger e con lo stesso Parmenide, egli ha esplicitamente affermato di rifiutare la differenza ontico-ontologica: per Severino, cioè, non esiste l'essere in quanto tale slegato dall'essere in quanto ente, ma la "totalità" si pone al contrario come quell' unità incontrovertibile dell'essente che è prodotta dal succedersi degli essenti/eterni. Il resto del discorso necessariamente consegue al chiarimento di questo punto. Sarebbe ad ogni modo interessante discuterne. Ciao!
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