L’attitudine a scorgere figure nei sassi o nelle nuvole presuppone una facoltà innata nell’uomo, quella di fraintendere la realtà con saggezza, attribuendole un senso. Dal Paleolitico in poi questo delirio d’interpretazione, per dirla con Dalí, non ha cessato di avere ripercussioni sulla produzione artistica, facendo di chi lo pratica un “veggente”. Ma se è vero che negli sputi sulle pareti di un ospedale Piero di Cosimo riusciva a scorgere addirittura delle scene di battaglia, nel Novecento si manifesta anche un movimento opposto: lasciando che sia la figura a degenerare in macchia, si aprono le porte dell’anti-veggenza.
Facendo di Dubuffet il suo filo rosso Adolfo Tura insegue i mille rivoli - arte, filosofia e letteratura tra gli altri - in cui veggenza e anti-veggenza affiorano come strumenti all’apparenza antitetici ma in grado di sussurrare risposte alla stessa inquietudine novecentesca.
15 сен 2024