Ogni volta che ascolto questa sonata non riesco a trattenere le lacrime e da napoletano, meridionale, Borbone mi sento come nel petto una ferita mai rimarginata per quello che ci è stato fatto dai "nostri fratelli liberatori"..... Onore al sud!
io o nato in argentina di mamma abruzesa e papa di fontanarosa avellino cuesto paese era un bastione dei brigaqnte cuesta cansone e propio il dialetto del mio padre .....cueto io lo porto nell mio sangue.....
I dialetti di Abruzzo puglia Campania Calabria Basilicata sono molto simili comunque eravamo sotto i Borboni ma quella che si sente qui credo sia della Basilicata
Come potete vedere oggi il "Nord" e stato tradito come il "Sud"! Infatti non e una questione di popoli o regioni , ma il combattimento contro forze occulte e parasite che vogliono far degli uomini schiavi!!
Quei tempi in cui li italiani avevano il coraggio di lottare per la libertà invece di affrontare un problema facendoci battute in TV e sui social, o facendo manifestazioni inutili
Questa non è la versione del testo originale dei Musicanova: è una versione ideologica, rivista, epurata ed edulcorata del testo. Nel testo originale, di Bennato, possiamo sentire: / NUN CE NE FOTTE 'O RE BORBONE! / / A TERRA E' A NOST E NUN S'HA DA TOCCA' / Chi ascolta qui invece potrebbe erroneamente fare un parallelismo fra neoborbonici ed il fenomeno storico del brigantaggio (lettura che -putacaso- fa comodo a tutti questi indipendentisti moderni da due lire che nascono come funghi dal Veneto alla Sicilia, passando appunto ai Neoborbonici Campani; ai quali farebbe gola dimostrare come l'anti-italianità e l'idea di Sud stuprato ed annesso coattamente al neonato Regno d'Italia, si possa dimostrare anche attraverso questi fenomeni popolari come il brigantaggio che avevano, secondo loro, evidenti tinte filo-monarchiche e filo-borboniche; senza invece ricordarci -perché sapientemente evitano di farlo - le centinaia e migliaia di operai, contadini, militari dello stesso esercito delle Due Sicilie, che man mano che Garibaldi ed i suoi risalivano l'Appennino hanno abbandonato le armi, e preso parte alla rivoluzione italiana, spesso con quello che avevano, dai forconi alle zappe, andando contro i vari signorotti locali in nome di una rivoluzione nazionale, questa sì, popolare e sentita; perché Garibaldi era figura credibile ed un vero appartenente alle classi subalterno). Dunque mai lettura più fuorviante di questa potrebbe esistere a livello storiografico, completamente errato associare i Briganti -in toto -ad un movimento reazionario in senso monarchico anti-garibaldino, come chessò la Vandea in Francia. Ce ne saranno anche stati, per carità, ma qui è importante riconoscere come la storiografia debba differenziare fra gli individui ed i movimenti, che essi compongono. Che qualche brigante covasse in sé sentimenti anti-piemontesi ed anti-italiani -dubito della grossa quantità di questi, ma va bene poniamo pure - non fa sì che il movimento del Brigantaggio pre e post unitario avesse quelle caratteristiche ideologiche. Sarebbe ed è una totale riscrittura revanscista per altro, ovvero covante odio, della storia. Il fenomeno del Brigantaggio non aveva nessuna connotazione politica, latu senso. Era molto, e scusate il gioco di parole ma è attinente, più terra-terra di tutte le sovrastrutture ideologiche che questi signori vogliono addurci. Era una questione di terra, privilegi, potere sociale e illegalità. Fine. Ai briganti gliene fotteva altamente, io credo con ragione, sia dei Borbone che dei Piemontesi e bisognava dargliene credito, erano contadini intelligenti (per quanto analfabeti in tanti, ma figli di un diverso tipo d'intelligenza, non certo accademica) che riconoscevano i loro interessi: la terra, il lavoro, la cessazione di uno stato di cose che non gradivano. Intelligenza questa, atavica e contadina che ti deriva da secoli di povertà. Sai che cazzo gliene fregava a questa gente del Re e della sua cricca di nobiluomini e nobildonne napoletane? Con i quali l'unico rapporto che forse avevano intrattenuto negli ultimi secoli era quello di proto-schiavi al limite delle corvès, e del durissimo lavoro agricolo. Infine, e qui concludo questa mia analisi, in chiusura del brano c'è un'altra piccola e sapiente modifica che nella sua piccolezza è tanto piccola quanto fastidiosissima. Vediamo perché: E SI MURIMME MENATE NU CIORE E NA IASTEMMIA PE STA LIBERTA Altro che PREGHIERA, gettateci un fiore e una BESTEMMIA per questa libertà. Non una preghiera da baciapile e filo-cattolica, ma la molto più combattiva, rivoluzionaria e anti-clericale (sentimento che nel XIX secolo apparteneva a tutti i socialisti italiani e anche ai mazziniani, ai garibaldini: l'Italia si stava costruendo proprio su un sentimento anti-papalista, che è centrale nella brevissima Repubblica Romana, ma anche fuori da quella giovane esperienza ad ogni modo l'anima cattolica e cristiana degli italiani era ormai insofferente alla curia romana ed alle sue arretratezze culturali ed aberrazioni ideologiche). Sentiti le canzoni anticlericali, gli stornelli come 'Quando more un prete' che venivano composte come canzonette e stornelli in quegli anni. Lo stato del Vaticano poi nel 1871, e dapprima lo Stato Pontificio era ormai da tempo inviso agli italiani, ai Romani in primis che però non avevano i mezzi per sbarazzarsene, ma l'idea che da tempo ormai bisognava farla finita coi preti, era cosa ben condivisa, il laicismo in Europa cresceva. Cattolico o socialista, il neonato stato italiano si stava formando su questo senso anticlericale, contro il governo dei preti. Ora capisci come in questo orizzonte di sensi, una bestemmia per la libertà sia un verso -oltre che di maggiore bellezza poetica, suvvia rispetto alla retorica preghiera - ma soprattutto aderente ad un secolo ed una realtà storica in cui si cominciavano a mettere in dubbio politicamente alcune autorità, di lì a breve lo Stato Pontificio cesserà di esistere (non del tutto, mannaggia, ma in quella forma sì, e PER SEMPRE.) Senti come è molto più combattivo e pieno di pietas, di odio, di frustrazione e di sentimento UNA BESTEMMIA PER QUESTA LIBERTA', rispetto ad una 'preghiera'. In soldoni: se muoio inveite, siate combattivi e non mettetevi a pregare e baciare rosari che non serve a niente, voglio sentire una bestemmia per la libertà (idea dell'azione effettiva per plasmare la realtà del mondo, l'ottocento è il secolo di Marx, con tutte i suoi annessi e connessi e gli infiniti turbamenti e sconquassamenti politici, storici e culturali che i suoi testi hanno apportato. Ma era anche il secolo di Freud, di Einstein; il relativismo economico, psicologico e fisico: le certezze crollavano) e in questo orizzonte di significanti non certo una Preghiera, che invece rimanda all'oscurantismo cattolico della Speranza, in cui l'azione è rimandata perché il cattolicesimo introietta in sé ed ha un'ideologia del potere e dell'autorità molto chiara: a Cesare quel che di Cesare a Dio quel che di Dio, no? Ecco, no grazie, dice il brigante, a Morte la Speranza come direbbe Monicelli, se muoio bestemmiate, e portate avanti la mia battaglia di libertà. Il tempo delle preghiere è da lungo finito.
Modificato o no , certamente un ladro di cavalli con un pugno di galeotti , riconosciuti come eroi è menzionati nei libri di 5 elementare sicuramente a chi ignora la storia del sud , saranno eroi .😁
Neapolitan lyrics: Ammo pusato chitarre e tamburo Pecché 'sta musica s'adda cagnà Simmo Briganti e facimmo paura, E cu a scuppetta vulimmo cantà E mo cantammo sta nova canzone Tutta la gente se l'adda 'mpara Nuje cumbattimm p’o rre Borbone 'A terra è 'a nosta e nun s'adda tucca' Tutte e paise d'a Basilicata Se so' scetati e vonno luttà Pure 'a Calabria mo s'è arrevotata E stu nemico 'o facimmo tremmà Chi ha visto o lupo e s'è miso paura Nun sape buono qual è a verità O vero lupo ca magna 'e creature È 'o Piemontese c'avimma caccià Femmene belle ca date lu core, Si lu brigante vulite salvà Nun 'o cercate, scurdateve 'o nome Chi ce fa guerra nun tene pietà Ommo se nasce, brigante se more, Ma fino all'ultimo avimma sparà E si murimmo, menate nu fiore E na preghiera pe'sta libertà.
Hai rivisitato il testo, dice chiaramente. "Nun ce ne fotte do re Burbone " A dimostrazione che loro tenevano solo alle loro terre e non ai regnanti oltre al fatto che i Borbone non erano visti nemmeno bene al tempo
Non sono un neo Borbone ma questa canzone è stupenda per onorare i miei antenati che hanno lottato contro garibaldi ma l Italia unita mi piace di più forza Napoli sempre ❤🇮🇹
Piacerebbe A TUTTI un' Italia Unita,,purtroppo non è così grazie alla nostra classe dirigente, come un brutto male da DEBELLARE. DIVARIO QUASI INCOLMABILE tra nord e Sud anche se siamo tutti ITALIANI.
Chapeau. A 30 anni o meno capisci che la tua vita E' FINITA: prima o poi ti prendono e ti fucilano. Ma sai che non puoi tirarti indietro, non vuoi vivere da verme come la stragrande maggioranza dei tuoi simili; e in un attimo decidi: meglio crepare da uomo che vivere da schiavo e far schifo a te stesso per tutta la tua "esistenza". Ce le hai le palle, tu formichina contro un branco di elefanti? Qualcuno rispose "sì". Una grande lezione per noi tutti "pecoroni invigliacchiti" (cfr. Scena della morte di Don Bastiano nel film "Il marchese Del Grillo).
Non hanno interesse o meglio intenzione di fare gli italiani, divisi siamo vulnerabili e controllabili. Come dimostrato in questi ultimi due anni, la Costituzione ed i diritti che dovrebbe rappresentare sono stati buttati al cexxo.
Beh intanto i Borboni sono stato schiacciati da un esercito di mille uomini (per di più nemmeno un esercito regolare) che nemmeno batteva bandiera Savoia, comandati da un massone in camicia rossa e un generale di colore…. …Grande l’esercito borbonico
@@giovannifornasini9678 altre verità travisata. Non erano solo i mille, avevano stretto patti con camorra, mafia ed altre belle realtà. i Borbone non hanno mai reagito come avrebbero potuto, troppa corruzione anche nel loro esercito.
NINCO NANCO1864 bella frase Zapatista pronunciata in Chiapas in tempi passati. Quieren enterrarnos, pero no saben que somos semillas. Bella citazione...
La versione originale della canzone è quella riportata alla fine del video. Il testo infatti dice:" nun ce ne fotte d'o re Burbone" e " e na bestemmia pe' sta libertà" (la libertà imposta dal neo governo italiano appunto). La versione nel video è una rivisitazione scorretta e moralizzatrice di Antonio Ciano
invece sono la vera versione che dice "combattiamo per il re borbone" e "recita una preghiera per la mia libertà". Il riadattamento antiborbonico e anticlericale fu fatto dalla band partenopea
Io preferisco la versione originale. Sembra più vera (alla maggior parte dei briganti non fregava niente dei borboni), nuda e cruda (la bestemmia per la miseria e per una resistenza disperata).
Si... In realtà come accaduto nel 1799 ma anche precedentemente nel 300 e 400 coi vari cambi di potere a Napoli e Sicilia, il re si serviva dei briganti per tornare al potere, briganti che c erano pure prima quando lui era al trono spesso, e lì faceva ufficiali, colonnelli generali anche, etc affiancandoli a veri soldati dell esercito reale, poi una volta tornato al potere li allontanava o se ne liberava. Crocco capi questa cosa e litigo con borjes per questo e decise che non combatteva più per i Borbone ma faceva la sua guerra dei cafoni. In realtà molti briganti diventati patrioti entrando al servizio del re erano delle canaglie che rapinavano anche prima sotto i Borbone, questo è accaduto anche nel tardo medioevo ripeto, con le guerre aragonesi angioine, il banditismo a sud era endemico purtroppo fin dai tempi del antica Roma, purtroppo dico perché io sono abruzzese e pure qua non era meglio la situazione, insomma i veri eroi da ammirare per la fedeltà etc dovrebbero essere gli ex ufficiali e soldati fattisi briganti dopo la resa, che in caso di vittoria avrebbero rivestito l uniforme e sarebbero tornati in servizio, non sti cafoni che sarebbero stati criminali in ogni caso in certi casi, dico in certi casi perché molti erano anche contadini onesti fattisi banditi per i soprusi dell occupante. Ma altri no, altri erano cafoni si ma anche psicopatici e assassini come ninco nanco. Crocco era diverso, anche lui era un delinquente ma era molto intelligente, e capiva tante cose, sono contento non sia stato ucciso dai piemontesi.
P. S. Infatti Ferdinando I, il nasone tornato al trono nel 1815 disse riguardo la repressione del brigantaggio nel regno napoleonico "dobbiamo essere grati al generale manhes per aver represso il banditismo in Calabria e Basilicata.". In certi casi qualcuno di sti generali francesi fu mantenuto in servizio pure dai Borbone infatti. Quello che voglio dire che un po come Jesse James e quantrill per i suddisti, ex soldati suddisti anche loro, questi cafoni combattevano l invasore si ma erano criminali anche, in certi casi sadici assassini. I veri patrioti erano gli ex soldati, ufficiali, e nobili borbonici che si erano fatti briganti per fedeltà al re, questi cafoni in molti casi invece erano banditi pure prima....
Da quando e nata sta canzon brigante non significa più delinquente ma italiano vero, anche perché se uno straniero pensa ad un italiano immagina uno del sud con baffi scuro di carnagione e amichevole che parla con tutti
Una volta il mio reparto scout Piemontese ha fatto un campo in concomitanza con uno Napoletano e questa canzone ce la cantavano per scherzo in autobus. Era il 2017 e ora a scout ogni tanto la ricantiamo volentieri.
@@antonio141371 è una canzone popolare esistente da prima della nascita di Bennato. E il movimento del brigantaggio è strettamente legato alla storia della Basilicata
Oggi in Grecia si vota una nuova legge che proibisce ogni canzone sul Internet che parla di rivolta, e da la possibilità al governo di incarcerare artisti che parlano contro lo stato e il potere. La legge esiste già in Spagna e in Germania. Oggi in Grecia si deve sentire questa canzone.
Brigante se more Ammo pusate chitarre e tambure pecché sta museca s'adda cagnà. Simmo brigante e facimmo paura e c’a scuppetta vulimmo cantà, e c’a scuppetta vulimmo cantà! E mo’ cantammo na nova canzone tutta la gente se l'adda 'mparà. Nuje cumbattimmo p’o Ré Burbóne ‘a terra è ‘a nosta e nun s'adda tuccà, ‘a terra è ‘a nosta e nun s'adda tuccà! Tutt'e paisi d’a Basilecata se so' scetate e mo’ stann'a lluttà. Pure a Calabbria mo’ s'è arrevutata e stu nemmico o facimmo tremmà, e stu nemmico o facimmo tremmà! Chi ha visto ‘o lupo e s' è miso paura nun sape buono qual'è 'a verità. ‘O vero lupo ca magna ‘e ccriature è ‘o piemuntese c'avimm'a caccià, è ‘o piemuntese c'avimm’a caccià! Femmene belle ca date lu core, si no brigante ‘o vulite sarvà, nun ‘o cercate e scurdateve ‘o nomme: chi ce fa ‘a guerra nun tene pietà, chi ce fa ‘a guerra nun tene pietà! Òmmo se nasce, brigante se more ma fin'a ll'urdemo avimm'a sparà. E si murimmo menate nu sciore e na preghiera pe' sta libbertà, e na preghiera pe' sta libbertà! Ας πεθάνουμε στη κλεφτουριά Κιθάρες και ντέφια, ξεχάστε τα πια της μουσικής ο σκοπός θε ν’ αλλάξει ληστές τώρα όλοι, το φόβο σκορπάμε και το τουφέκι μόνο, πια, θα τραγουδά και το τουφέκι μόνο, πια, θα τραγουδά Καινούργιο τραγούδι τώρα θα λέμε ότι πρέπει να το μάθουμε όλοι καλά Δεν πολεμάμε για το Βουρβόνο βασιλιά μα για τη γη μας, που κανείς δεν πατά μα για τη γη μας, που κανείς δεν πατά Της Μπαζιλικάτα τα χωριά και τα μέρη ξεσηκωμένα όλα, τη μάχη θα δώσουν Ως κι η Καλάμπρια το κεφάλι σηκώνει τον εχθρό ετούτο, θα κάνουμε να μη ζυγώνει τον εχθρό ετούτο, θα κάνουμε να μη ζυγώνει Όποιος το λύκο είδε και τον εφοβήθη την αλήθεια καλά δεν την ξέρει ο λύκος που στ’ αλήθεια τα μωρά τα ξεκάνει του Πιεμόντε το τέρας είναι, ας το σκοτώσουμε παιδιά του Πιεμόντε το τέρας είναι, ας το σκοτώσουμε παιδιά Κοπέλες όμορφες που τη καρδιά σας χαρίζετε του ληστή το καλό, αν σας μέλει μην τον γυρέψετε πια, τ’ όνομά του ξεχάστε ότι, όποιος πόλεμο κάνει, τη ζωή τη ξεχνά ότι, όποιος πόλεμο κάνει, τη ζωή τη ξεχνά Ανθρώποι γεννιόμαστε, σβήνουμε στη κλεφτουριά μα ως το τέλος τον αγώνα θα δίνουμε κι αν σκοτωθούμε, ένα λουλούδι πετάξτε και προσευχή μία πείτε, για την λευτεριά και προσευχή μία πείτε, για την λευτεριά Οι "συνάδελφοι" Pietro Lignola και Silvia Luparello είχαν κάνει τον κόπο να μεταφράσουν αυτό το τραγούδι στην κοινή Ιταλική κι έτσι μπόρεσα να το αποδώσω κι εγώ στα Ελληνικά. Αναφέρεται στην ιστορική παράδοση του Νότου της Ιταλίας, στην περιοχή του πρώην βασιλείου των δύο Σικελιών όταν με την ενοποίηση της χώρας, το 1861, κάτω από τη βασιλεία του οίκου της Αόστης, του Πεδεμοντίου, η περιοχή της Μπαζιλικάτα καθώς και οι διπλανές Καλαβρία και Απουλία ξεσηκώθηκαν ενάντια στο νέο καθεστώς (οι Βουρβόνοι βασιλείς ήταν πια στην εξορία), το οποίο σήμαινε γι αυτούς ξανά μια εποχή καταπίεσης. Στην ιστορία ο πόλεμος, που κράτησε χρόνια, έμεινε γνωστός ως "η εποχή των ληστοσυμμοριτών" και με την πάροδο του χρόνου καταγράφτηκαν στη συλλογική μνήμη ως ήρωες των επαρχιών του Νότου.
pagine di una storia che..non esiste. Fino al 1861 era la polizia delle Due Sicilie a dare la caccia ai briganti, dopo sarà quella del Regno d'Italia ma poco cambia. Leggi la vita di ciascun brigante e troverai assassini, furti ed altre scorrerie ben prima dell'arrivo dei garibaldini, ai quali inoltre molti briganti si unirono in un primo tempo sperando in un'amnistia. Non capisco, sinceramente, questo tentativo di riscrivere la storia per dipingere i briganti come novelli partigiani contro l'invasore, come orgoglio di un Meridione che invece, di motivi d'orgoglio autentici, ne avrebbe un mare.
@@oskareriksson2202 Yet you believe in the ideals of some dead people. You say he listen to dead people. You are not an individual as you use the language you are typing, the philosophy of the Ancients up to the 19th Century, the same thoughts on certain topics from people around you either online or in real life. The dead can speak in their deeds and this is why people love the works of Charlemagne, Alexander the Great, Julius Caesar, Napoleon, Barbarossa, Frederick the Great, etc. Telling people to shut up, doesn't make your argument seem plausible, it makes it there to only insult people and leaving you in a echo chamber.
La storia che leggi sui libri, certo. Non potendolo chiedere ai nostri avi, vatti a leggere i reperti storici presenti nei musei di Napoli o Cosenza o negli archivi clericali. Poi torna qui e riscrivi cosa hai capito.
@@santinominnella8254 la versione esatta è "Nuie cumbattimme po Re Borbone" poi fatta cambiare da rai 1 per essere trasmessa in diretta molti anni fa... e l'hanno cambiata. ma il testo esatto depositato negli archivi SIAE - Empals "Musica popolare" è "Nuie cumbattimmo po re borbone"
pippo infante pippo infante la versione originale è quella depositata alla SIAE (cosa c’entra L’enpals che tra l’altro non esiste più e non si occupa di tutela delle opere) da Carlo D’Angio ed Eugenio Bennato e recita nun ce ne fotte d’o Re ‘e Borbone. Perché scrivete cose senza sapere di cosa parlate. Esiste una sola versione originale edita nel disco dei musicanova Brigante Se More che è la colonna sonora dello sceneggiato televisivo L’eredità della priora per la regia di Anton Giulio Majano. Tutte le altre versioni sono posteriori e non originali. La canzone, ripeto, non è tradizionale ma ha due autori che sono Carlo D’Angiò ed Eugenio Bennato.
Abbiamo usato le note di questa canzone per l’esibizione ad una gara però remixata e parlata e devo dire che sentendo l’originale è davvero molto carina
Il mio bisnonno era brigante ❤ Il brigante Gargiulo di Eboli ... Il soprannome era in dialetto " 'Centrella " ovvero un chiodo piegato perché era talmente cattivo da piegare il ferro !
Il brigantaggio proposto come fenomeno di resistenza ad una supposta occupazione è una ridicola mistificazione storica. Ma senza dubbio i compositori e i musicisti hanno fatto un lavoro egregio con questa sigla.
@@luigigiordano7854 Il banditismo precede l'unità d'Italia da secoli, le bande prosperavano grazie alla copertura stadale praticamente assente, l'analfabetismo imperante e la miseria nera. I Borbone e la chiesa se ne fregavano e anzi usavano le bande di tagliagole come bacino di reclutamento in tempi di crisi.
@@aleale6277 l'ingiustizia sociale era causata dall'autorità. E la conseguenza era la miseria più nera a cui in molti si ribellavano mettendosi al bando, fuori legge, fuori da una società in cui non si riconoscevano. E l'odio nei confronti del potere era vivo. Solo chi ha subito ingiustizie della "giustizia" può capire. Solo chi ha letto, solo chi ha empatia. Gli altri parlano di quelle parole che se ne dicono tante, troppe
@@damiancasula7305 Che facciamo, resuscitiamo i morti? Per ottenere una visione di parte ed inattendibile da delle persone violente e ignoranti, bel risultato. Il brigantaggio era un *fenomeno endemico che precedeva l'unificazione* . Ai Borbone e alla chiesa andava bene così poichè potevano usare i briganti come un esercito raffazzonato (e incline ai massacri di civili, per terrorizzare la popolazione) alla bisogna. Solo con lo stato unitario il fenomeno è stato finalmente schiacciato.
Nella versione originale giustamente la canzone riporta Nun c'ne fott (non ci importa) ro' Re Borbone perché i Briganti combattevano contro i latifondisti e chi ne difendeva i privilegi ossia il Governo sabaudo. Se il fenomeno del brigantaggio fu particolarmente radicato nelle aree rurali della Lucania, Calabria e alcune aree del salernitano e dell'avellinese è proprio per questo motivo. Per loro essere sotto i Borboni o sotto i sabaudi significava la stessa cosa, essere sottomessi ad una sorta di rapporto feudale con il proprietario del terreno dove lavoravano, in condizioni di semi-schiavitù nella maggior parte dei casi