Тёмный

Cosa può insegnarci Stephen King sul problema del male? Il commento di un frate domenicano 

Подписаться
Просмотров 621
% 65

Padre Giuseppe Filippini, a partire dal romanzo IT di Stephen King, sviluppa una riflessione sul problema del male.

Опубликовано:

 

4 сен 2024

Поделиться:

Ссылка:

Скачать:

Готовим ссылку...

Добавить в:

Мой плейлист
Посмотреть позже
Комментарии : 13   
@Stamyro
@Stamyro 17 дней назад
Molto molto interessante. Grazie, padre Giuseppe, per condividere le sue illuminanti intuizioni!
@vincenzinabrozzu7214
@vincenzinabrozzu7214 Месяц назад
Grazie infinitamente Padre Giuseppe e, riguardo a questo nostro mondo così tormentato, che sia pace in ogni cuore ❤️!
@domenicoaquino2761
@domenicoaquino2761 Месяц назад
Ottimo. Grazie per questi contributi.
@marlenetea935
@marlenetea935 Месяц назад
Lei è un ramo giovane di Dio, assai prezioso. Possa la sua appassionata ricerca religiosa essere un esempio per tanti ragazzi. Quando si sa scorgere Dio, ci si accorge di quanto Egli illumini i talenti creativi. Grazie
@sandlouis5046
@sandlouis5046 Месяц назад
Bellissima catechesi, le vie del signore sono infinite
@stefaniapasquali6322
@stefaniapasquali6322 25 дней назад
Grazie. Chiarissimo.
@CryptoWarframe
@CryptoWarframe 29 дней назад
Meraviglioso!
@nivaldoaranda1466
@nivaldoaranda1466 Месяц назад
Trata-se de uma visão do mal para a qual eu ainda não havia percebido, embora seja um problema que me inquieta. Io sono brasiliano, pero ho compresso tutto que hai detto, caríssimo padre. Grazie.
@billybluesapologetadiletta2234
@billybluesapologetadiletta2234 Месяц назад
Un video davvero molto interessante
@faustoguerzoni265
@faustoguerzoni265 Месяц назад
L’equazione del male Nel 1986 lo scrittore americano Stephen King pubblicò una delle sue opere più famose, capace in qualche maniera d’imporsi come modello stilistico del prolifico artista. Sto parlando di It, uno dei romanzi più corposi e complessi dell’autore, nonché oggetto di ben due adattamenti1. L’opera si pone con decisione all’interno del genere horror e, pur con differenti stili e risultati, i due registi impegnatisi nell’arduo compito della trasposizione l’hanno riproposta proprio facendo di questo elemento il cuore pulsante della narrazione. Sia lo sceneggiato del ’90 sia i due film più recenti fanno leva sulla capacità del romanzo di creare situazioni spaventose e disturbanti, sfruttando la potenza dell’immagine per dare linfa vitale alle efficacissime scene progettate da King. Tuttavia, pur senza voler né criticare né svilire questa scelta, penso sia giusto soffermarsi un attimo su quegli elementi di complessità che il romanzo propone e che permettono di approfondire la comprensione dell’opera stessa. Il cuore pulsante del testo è sicuramente la figura di Pennywise. Questo diabolico essere nella narrazione di King sembra esistere su differenti livelli, al punto che il lettore si sente come guidato per mano in un’ascesa che lo conduce dagli specifici crimini della creatura alla considerazione del male nell’economia del cosmo. Dando vita ad una sorta di gerarchia diabolica, costruita tramite i differenti piani d’azione di It, Stephen King presenta, nel piccolo mondo di Derry, una vera e propria economia del negativo capace di unificare esperienze distinte in un’unica equazione del male. La potenza del male Il primo di questi livelli è quello degli omicidi. It, infatti, celato dietro il disturbante travestimento del clown Pennywise, si fa vile cacciatore dei piccoli per eccellenza, cioè dei bambini. Questi crimini, tanto orrendi quanto apparentemente insignificanti nell’economia del cosmo, assumono un valore quasi religioso nel romanzo, divenendo segni terribili di un rituale che sembra rigenerare e perpetrare un male dalle proporzioni universali. Il piano più basso, ossia gli specifici omicidi, trova proprio nella sua perversa ritualità il filo conduttore che lo collega alla prospettiva più alta, ossia quella ove il diabolico vorrebbe farsi elemento cosmico. L’esistenza di It, che King presenta come legata indissolubilmente alla potenzialità verso il male insita nel creato, è al contempo fragilmente ancorata all’attualità proprio attraverso singoli, terribili atti. Questa lettura consente di scorgere nella figura di It la rappresentazione di un male che, pur presentandosi come elemento potenziale dualisticamente contrapposto al bene, manifesta tutta la sua contingenza nell’essere attualizzato esclusivamente tramite specifici atti. Ecco che quindi l’autore sembra suggerire una lotta al male non tesa ad eliminarne la possibilità, ma a debellarne l’attualità. Ciò che tuttavia m’interessa porre in rilievo in questa sede è l’elemento intermedio che collega i due piani e che il romanzo così abilmente delinea. L’attualità del male, infatti, incapace di trovare una necessità che mai possiederà, si contenta di fondarsi su una menzogna che fa apparire detta necessità effettiva proprio a coloro che potrebbero debellarla. L’inganno del male L’importanza di questo elemento è rivelata dallo spazio che riceve nel libro, mentre la sua complessità trova riscontro nella difficoltà riscontrata nel renderlo comprensibile e centrale negli adattamenti. Il male, ossia It, costruisce la propria necessità a livello non individuale ma sociale, agendo non sul mondo per ciò che è, ma sul modo in cui viene percepito. King, coerentemente con il modus operandi del suo mostro2, dipinge la grandiosità di un tremendo inganno, tessuto fra le generazioni e teso a distorcere la condivisa concezione dell’esistenza: quel male solo possibile diviene, agli occhi dell’uomo, un elemento necessario. Il diabolico quindi, da massimo elemento di estraneità, inizia ad essere percepito come il drammatico tassello di un paesaggio contro cui è futile opporsi. Sotto questo aspetto è possibile, secondo me, comprendere anche la dicotomia che King costruisce fra infanzia ed età adulta. Se da un lato i bambini sono ancora in grado di scandalizzarsi di fronte al male, dall’altro gli adulti, convinti della sua necessità, soffrono di una flemmatica rassegnazione, simile a quella che proverebbero di fronte ad un infausto evento naturale. Il loro complice immobilismo deriva dalla colpevole accettazione della malvagità come elemento originario del mondo, di fronte al quale si convive, ma contro cui non si combatte. Proprio sotto questa luce possiamo comprendere come la fanciullezza, lungi dall’essere banalizzata come purezza ingenua, viene presentata e ricercata come autentica capacità di scandalo e quindi, indirettamente, principio di perseguimento di un bene ora concepito come unico originario. Ritengo personalmente che, senza sopravvalutare la profondità del testo, sia importante soffermarsi su questo concetto anche al di là dell’ambito ermeneutico del racconto. La domanda che tutti dobbiamo farci non è tanto cosa potremmo fare di più per rendere migliore il mondo, quanto in quale misura riusciamo ancora a indignarci per la semplice presenza del male. È probabile che molti di noi si troverebbero a scorgere, nelle proprie reazioni ad esso, solo un’ira stanca, una rassegnazione già ripiegata sulla sofferenza interiore ed incapace di considerare quell’atto perverso come alieno al mondo stesso. Spesso anche noi finiamo per considerare mostri come Pennywise delle zone d’ombra di un tremendo dipinto, tanto necessarie quanto terribili, senza renderci conto che, proprio a causa dell’inazione che ne deriva, perdiamo di vista lo splendore dell’opera che la macchia deturpa. Difatti nel considerare necessario il male dimentichiamo la necessità del bene e quindi smettiamo non solo di sognarlo, ma anche di perseguirlo. fr. Giuseppe Filippini
@tracciadunombra6680
@tracciadunombra6680 Месяц назад
Il Male sotto le sembianze d'un clown? Zelenskij!
@legioxinvicta
@legioxinvicta Месяц назад
Il male è quando agisci per il tuo esclusivo guadagno. Quando ti disinteressi del prossimo, lo sfrutti, o addirittura sei pronto ad annullarlo per bieco interesse personale.
@tracciadunombra6680
@tracciadunombra6680 Месяц назад
Il problema del mondo non è il male, è il bene. Come fa ad esserci un po' di bene in un mondo dominato dal suo principe? Tutto è spiegato in maniera egregia nel Genesi: dopo che Adamo ed Eva disobbedirono, cercando di diventare come Dio, questi disse ad Adamo: «Per causa tua sia maledetta la terra». Pose quindi i cherubini a guardia dell'Eden. Gli uomini cercano invano di creare un Paradiso sulla terra. 1) Gli uomini, in conseguenza del peccato, non sono liberi. 2) Dio accettava i sacrifici di Abele e respingeva quelli di Caino: gli uomini non sono uguali. 3) Per invidia, Caino uccise Abele: gli uomini non sono fratelli. «Nessuno tocchi Caino!», disse Dio, e lo lasciò libero di scorrazzare per il mondo. Per quanto mi riguarda, ho paura del prossimo, che in lui sia nascosto Caino!