grazie veramente, chiaro, preciso ma soprattutto riesce a far dare anche delle prospettive di soluzioni che aiutano ad avere fiducia sul fatto che si possa cambiare. grazie veramente
Grazie x la chiarezza di questo video. Le informazioni Sono spiegate davvero in modo semplice e mi hanno aiutato a comprendere le radici dei mie malesseri.
Grazie del suo commento positivo, uno dei nostri scopi è proprio quello di rendere consapevole il maggior numero di persone di alcuni aspetti della psicologia.
Concetti di questo tipo dovrebbero essere spiegati a "professionisti" come Estivill e a chi ancora segue le sue orme, ed in generale a chiunque sia convinto che i bambini debbano essere indipendenti fin dai primi mesi di vita. Scommetto che chi sostiene che "ogni bambino è a se" e che ci sono bambini di quattro mesi che vogliono stare da soli non abbia mai sentito parlare di alessitimia...
Gentile Luckey, non voglio giudicare le scelte educative di alcuni genitori. Colgo però l’occasione che mi fornisce per esprimere il mio parere professionale sul metodo Estivill: lo trovo gravemente e inequivocabilmente dannoso per il bambino. Lasciarlo da solo a piangere nella propria stanza significa infatti abbandonarlo (termine che non scelgo casualmente) ad un terrore senza nome, un’angoscia che lui/lei non sa assolutamente gestire e regolare in maniera autonoma; si tratta a tutti gli effetti di un’esperienza di neglect (trascuratezza) e la trascuratezza quando è continuativa e prolungata durante la fase di sviluppo può frequentemente provocare danni psicologici importanti in età più matura, al pari dell’abuso e del maltrattamento, così come è ampiamente dimostrato dalla letteratura scientifica. Cordiali saluti, dott. Simone Sottocorno
Distinguere tra rabbia e ansia.Davvero non più facile per me.Reprimere confonde.Mai reprimere.Troppo terrori con e senza nome.Ormai è un dedalo inestricabile.
La tua voce è rilassante XD poi ci sono io che non riesco a capire le mie emozioni e cerco varie cose su internet la cosa più strana che mi trovo qui a vedere questo video e nonostante tutto ho dovuto rivederlo 2 volte perché la mia concentrazione è sballata HAHAH
Buongiorno, grazie per il commento. Per chi non ne è abituato può rivelarsi difficile comprendere le proprie emozioni, ci si deve prendere confidenza un po' alla volta, focalizzando la propria attenzione sulle sensazioni corporee. I benefici sono notevoli: comprendere adeguatamente ciò che stiamo provando, momento dopo momento, consente infatti di regolare efficacemente i proprio stati emotivi; viceversa, diventa difficile farlo. E' un aspetto al quale mi dedico spesso in seduta con i miei clienti. Cordiali saluti, dott. Simone Sottocorno
complimenti. al minuto 14 centra un punto fondamentale rispetto l'eziopatogenesi della disregolazione e della scissione. "L'ombra dell'oggetto cadde così sull'Io"
Gentilissimo Simone, grazie per i suoi video. Se posso, la disturbo, perché ho trovato i suoi contenuti tra i più meritevoli sul web e vorrei chiederle un consiglio. Ho il borderline dovuto ad abusi e pluri-abbandoni nel tempo e posso confermare la difficoltà e la qualità della vita alterata da tutto ciò. Per es. faccio fatica anche ad andare al cinema e mi viene l'ansia perché potrei iniziare a piangere eccessivamente, forte e con singhiozzi anche per una scena di un cartone animato. Inoltre, provo una grande angoscia nel rapporto con il mio compagno, perché è molto più grande di me e ho paura che muore, scappo dall'idea di vederlo invecchiare e di dovermi occupare di lui in caso di malattia o anzianità: non mi fraintenda, non dico questo per menefreghismo o voglia di libertà, ma per angoscia "border" che mi prende. Scappando, l'altro si spazientisce e si altera, urla, magari giustamente a volte, ma io prendo paura perché mi ricorda il mio "abusatore". Quindi si innesca un ciclo infinito che si ripete. Con la mia psicoterapia cognitiva-comportamentale, pero', non mi pare che questa angoscia passi, anche se ho ottenuto altri risultati. Secondo lei, può essere utile che attraverso l'analisi, magari un altro genere ti terapia che non tocchi solo i comportamenti, identificare la valenza di questa figura per me? Mi ricorda il mio careviger buono, forse da lì l'angoscia, ma al contempo ha comportamenti che mi ricordano le figure "cattive". A parte questo, ho le paure suddette e non capisco più se nascondono la voglia di starci, vivere, ma non mi sento in grado per via del fatto che non sono neanche autonoma o che altro. E mi chiedo se una terapia farmacologica posso aiutarmi a non sentire questa angoscia e a regolare i pianti (piango di continuo)- o che qualcuno mi dica che esiste uno specialista in grado di curarmela definitivamente entro tot tempo. ..
Gentilissima Cleo, intanto la ringrazio per i complimenti lusinghieri. Dal suo racconto trasuda una sofferenza autentica, fatta di angoscia vissuta all'interno dei rapporti interpersonali che sembrano contemporaneamente causa e consolazioni a simili vissuti; lei stessa infatti riconosce che si attivano rappresentazioni multiple della figura di attaccamento, che può passare rapidamente da salvatore a carnefice: è il cosiddetto "Triangolo Drammatico", schema comune ahimè all'interno delle relazioni di persone che sono state vittime di abusi/maltrattamenti. Sono lieto di sapere che un percorso di psicoterapia cognitivo-comportamentale l'abbia aiutata sino a qui a migliorare molti aspetti del disturbo, ma comprendo la sua legittima insoddisfazione perché ancora rimangono aree di sofferenza importanti. Personalmente ho una formazione specialistica di impronta cognitivo-costruttivista prima ancora che cognitivo-comportamentale e questo mi permette di integrare ottimi strumenti sul piano relazionale per comprendere e trattare gli aspetti interpersonali più problematici con i miei clienti. Questo però è solo il mio percorso professionale e personale, non una garanzia di efficacia! Le suggerisco quindi di affrontare tale questione direttamente con il suo terapeuta e, le assicuro, tematizzare con lui/lei la questione potrà rivelarsi oggetto di lavoro utile ed efficace. Riguardo al supporto farmacologico la invito anche in questo caso a discuterne con il suo curante, che la conosce bene: nella mia esperienza noto come gli stabilizzatori dell'umore si rivelino spesso uno strumento vantaggioso, ma va valutato caso per caso. Le auguro il meglio! Cordiali saluti, dott. Simone Sottocorno
@@simonesottocorno4534 gentilissimo, la ringrazio ancora e mi ha dato uno spunto di riflessione per quanto riguarda il Triangolo Drammatico: si mette in atto quando entrambe le persone sono state vittime di abusi/maltrattamenti o può bastare che lo sia una soltanto? Anche l'altra persona ha scatti d'ira a volte eccessivi per il contesto, non si responsabilizza, vive un falso sè, e mi pare abbia il mio stesso disturbo, anche se declinato in modo differente. E in più non accetta di andare a fondo, ne ha paura più o meno inconsciamente, ma se non lo fa, danneggia me. Una vera frittata che ci ha portato alla chiusura del rapporto, anche se in realtà non voluta veramente.
@@cleowen4587 Il Triangolo Drammatico è un insieme di rappresentazioni (di Sè, dell'Altro e sulla Relazione) che si attivano nella mente di una persona in determinate circostanze relazionali, ad esempio quando viene ingaggiato in una dinamica attaccamento - accudimento; questo comporta l'assunzione di comportamenti, sentimenti ed emozioni coerenti con il ruolo in cui ci si identifica in quel dato momento e favorisce la proiezione sull'altro delle caratteristiche tipiche del ruolo complementare. Si immagini poi che questa dinamica dei ruoli sia "fluida" e che ciascuno possa consecutivamente assumere prima un ruolo e poi un altro. Cordiali saluti, dott. Simone Sottocorno
@@simonesottocorno4534 La ringrazio molto per le spiegazioni, lei è molto gentile. Credo sia quello che è accaduto a noi. Io faccio terapia da mille anni, quindi me ne sono accorta. Ma l'altra persona rifiuta la psicologia e di metterci mano, per paura, dolore o non so più se perché in realtà non gli interessa. Non si rende conto del male che fa e non lo capisce (o non lo vuole capire per comodità?). Questo dubbio mi attanaglia. Siccome ci sono passata anch'io, so che non sono cattiva, ma disturbata dai traumi. L'altra persona non so se è narcisista irrecuperabile, o ha il borderline e fa così per dolore. Solo una terapia insieme potrebbe aiutare, ma la rifiuta. E io, già non riesco a starci vicino perché mi viene l'angoscia che muore/invecchia ecc ecc. Quando non c'è sto male lo stesso perché penso abbia le mie stesse cose e mi tocca dirgli basta perché pensa solo al suo dolore (che non vuole curare) e non pensa anche al mio. Non so più a che santo votarmi.
Cleo,perdonami se mi permetto, ma hai mai riflettuto sulla natura del rapporto che hai con questa persona? Lço vedi come un compagno... o come la figura paterna di cui hai bisogno? Te lo chiedo semplicemente perchè la tua storia mi ricorda vagamente la mia di qualche anno fa: io con diagnosi Borderline, lui a tutti gli effetti narcisista (anche se lungi consigliarli di consultare uno psicoterapeuta); è stata una storia bella intensa dalla quale non avrei mai voluto staccarmi, ma è stata distruttiva, logorante, morficicante e malata. Non sono una psicoterapeuta quindi prendi le mie parole con le pinze, ma personalmente ti consiglierei di provare a guardare la vostra storia con quanta più lucidità puoi, e magari di chiederti se non sia proprio la sua presenza a rendere difficile il percorso che stai facendo. Una delle cose che più mi hanno aiutata è stata proprio quella di prendermi una lunga pausa dalle relazioni, smettere di cercare quella figura di cui sentivo immensamente bisogno per dedicarmi a me stessa, per imparare a volermi bene senza che dovesse essere qualcun altro a farmi sentire di essere amata. Non ti conosco e non so quale sia la tua storia, ma ci tengo a riportarti la mia sperando che in qualche modo possa servirti. Tieni duro
Salve dottore, ho una persona a me molto Cara, ha la disregolazione Emotiva, e ha anche altri sintomi come, paura di Abbandono in maniera terribile e tentativi autolesionismo e tentativi di suicidio, valutazione e svalutazione di immagine di se e dei altri crisi con il pianto frequenti se viene fatto arrabbiare , e de stato detto dopo 7 sedute da una psicoterapeuta che hai un Disturbo Emotivo, e poi questa persona ha lasciato la terapia perché non vuole più andare perche dice che la gestisco da me , e io non so come fare a farli capire che una diagnosi del genere come li ha descritta le psicoterapeuta mi sembra senza senso, per nei disturbi Emotivi possono entrano tanti problemi psicologici , io ho il mio dubbio che si tratti del Disturbo borderline di personalità, perché si avvicina tantissimo con i sintomi La ringrazio moltissimo se mi da un tuo parere Buona giornata
Gent.mo Giovanni, capisco la sua preoccupazione per questa persona cara. La situazione che descrivi è complessa e potrebbe effettivamente indicare un Disturbo Borderline di Personalità (DBP), anche se non necessariamente, data la fenomenologia descritta: disregolazione emotiva, paura dell'abbandono, autolesionismo, tentativi di suicidio, valutazione e svalutazione di sé e degli altri, e crisi di pianto. È importante che questa persona riceva una valutazione accurata da un professionista della salute mentale. Anche se ha deciso di interrompere la terapia, potrebbe essere utile incoraggiarla a cercare un secondo parere o a considerare un altro terapeuta con cui potrebbe sentirsi più a suo agio. Nel frattempo, può offrire il suo supporto ascoltandola senza giudicare, incoraggiandola a prendersi cura di sé stessa e ricordandole che cercare aiuto è un atto di coraggio e non un segno di debolezza. Se ci sono segnali di autolesionismo o rischio di suicidio, è cruciale contattare immediatamente i servizi di emergenza o una linea di supporto per prevenire possibili tragedie. Un caro saluto, dott. Simone Sottocorno
Quindi appunto una diagnosi di disturbi emotivo non doveva essere detto, senza specificare di più il problema e analizzare correttamente, perché non ha idea che confusione a creato questa cosa sia in questa persona che soffre, sia in noi chi li stiamo vicino perché crea tantissimi dubbi, pur io spiegando a questa psicoterapeuta tutte le sue sintomi e le sofferenze che ho visto in questa mia persona a me Cara Molto gentile dottore, ti ringrazio moltissimo
@@Giovannirossi2214 Caro Giovanni, capisco quanto possa essere frustrante e doloroso trovarsi in una situazione del genere, soprattutto quando si tratta di una persona a cui tiene profondamente. È naturale sentirsi confusi e preoccupati quando una diagnosi sembra non rispondere in modo completo o soddisfacente alle proprie domande e dubbi. È importante comunque ricordare che la diagnosi è solo una parte del percorso terapeutico e dovrebbe essere un punto di partenza per una comprensione più approfondita, non un’etichetta definitiva. Nel suo caso, sembra che si senta non solo preoccupato per la persona cara, ma anche deluso e forse anche un po' frustrato dalla situazione con la psicoterapeuta. È comprensibile che voglia più informazioni e chiarezza, sia per il benessere di questa persona, sia per poterla sostenere al meglio. La incoraggio a richiedere un chiarimento alla professionista o valutare una seconda opinione. Un caro saluto, dott. Simone Sottocorno
Io invece sono magra e con questo covid sto perdendo le cose belle tipo belle...oltre al fatto che mi dicono e che mi osservano ovunque e ho problemi anche di movimento..uffa
Gent.ma Stefania, potrebbe stare affrontando un periodo di apatia emotiva, che è un'esperienza comune in molte persone a un certo punto della vita. È importante ricordare che non è sola e che le sue emozioni sono valide. Potrebbe essere utile esplorare le radici di queste sensazioni con l'aiuto di uno psicoterapeuta per comprendere meglio cosa sta attraversando e trovare modi per riguadagnare un senso di amore e connessione, sia verso gli altri che verso se stessa. Non dovrebbe sentirsi in colpa per quello che sta provando, è un segnale che qualcosa potrebbe non essere in equilibrio nella sua vita, e puoi lavorare su di esso per trovare serenità. Un caro saluto, dott. Simone Sottocorno
Buongiorno Dottor Sottocorno, Le vorrei chiedere un'informazione. Qual'è la differenza tra la disregolazione emolativa tipica della struttura di personalità borderline e una sindrome da stress post traumatico complesso? La ringrazio.
Gentile Sasha, la domanda è molto pertinente: il Disturbo Borderline di Personalità ed il Disturbo da Stress Post Traumatico Complesso sono due entità diagnostiche molto simili, sia nell’eziologia che nella fenomenologia, per cui una diagnosi differenziale può spesso rivelarsi difficile (c’è chi sostiene addirittura che si tratti di entità nosografiche sovrapponibili). Tuttavia il nocciolo della differenza riguarda la pervasività dei sintomi dissociativi e la possibilità per il DBP di essere diagnosticato anche in assenza di reazioni da stress chiaramente riconducibili alle esperienze traumatiche. Per rispondere in modo stretto alla sua domanda, comunque, può non esservi differenza alcuna tra i due disturbi per quanto riguarda la disregolazione emotiva. Cordiali saluti, dott. Simone Sottocorno
@@simonesottocorno4534 scusi se insisto ma credo che vi siano delle differenze...emergenzaborderline.it/le-conseguenze-del-trauma-introduzione-al-disturbo-da-stress-post-traumatico/ e mi dispiace molto che la maggior parte degli psicoterapeuti non conoscano bene le differenze tra i due disturbi...
Gentile Sasha, ho scritto che per quanto riguarda la disregolazione emotiva possono non esservi differenze, e lo affermo ancora; se non è d’accordo sono curioso di leggere la sua opinione; se invece voleva solo fare pubblicità al suo blog poteva anche sentirsene legittimata senza porre alcuna domanda, come altri fanno. Per quanto riguarda la diagnosi differenziale è possibile ritrovare delle diversità (poche, rispetto ad altri disturbi) tant’è che, come ho scritto in precedenza, si tratta di entità nosografiche distinte. Un caro saluto, dott. Simone Sottocorno
@@simonesottocorno4534 assolutamente non sono io l' autrice del blog, non lavoro per il San Raffaele di Milano. Sono solo una persona che sta cercando informazioni online attendibili. Io credo che i sintomi possano anche essere simili, alcuni tratti della personalità possono essere così alterati dal dolore da rendere le due patologie difficilmente distinguibili poiché creano entrambi grossi limiti in campo socio lavorativo. Credo tuttavia che dorrebbe essere diverso l' approccio terapeutico verso un paziente con una patologia borderline naturale, rispetto all'approccio con un paziente con sindrome da stress post traumatico(flashback, dissociazione, incubi) Non credo che un atteggiamento normativo possa essere sempre indicato. La ringrazio per avermi risposto Dottor. Sottocorno, mi fa piacere dialogare con Lei. Buon proseguimento.
Gentile Marica, purtroppo ho sentito dire spesse volte queste parole da chi soffre di Disturbo Borderline di Personalità: frasi come "Non ce la faccio più" o "Non voglio più avere il disturbo border", che denotano una profonda sofferenza personale ed esasperazione. I percorsi terapeutici per simili condizioni tendono ad essere lunghi e, purtroppo, frammentati. Una buona aderenza al trattamento, cioè una costanza nel percorso di cure, portano più facilmente ad una graduale riduzione dei sintomi. Quindi non demorda! Le auguro ogni bene. Cordialmente, dott. Simone Sottocorno
Verissimo. Un po' va bene....ma alla fine la domanda è sempre la stessa , perché le cose non cambiano anche se ce la metto tutta per costruire capacità diverse ?!
Già, c'è sempre questa domanda nell'infanzia: ho ragione io, con le mie emozioni, le mie sensazioni, le mie idee sul mondo, o hanno ragione loro, genitori e adulti, che mi dicono in sostanza che io non esisto? Il caso classico è il figlio piccolo col genitore psichiatrico che non si vuol curare e che tutti sperano che il bimbo "guarisca" il genitore, defilandosi, mentre in realtà si crea un legame perverso in cui il genitore è lui ed è intrappolato con il pazzo o la pazza che, ovviamente, hanno enormi problemi di empatia. Faccio sempre l'esempio dello psicologo in mutande che va in spdc e dice ai malati "adesso vi occupate di me in tutto e per tutto e vediamo che succede".
Gentile Ange, l'inversione dell'attaccamento è di per sé un fattore di rischio. Figuriamoci se l'interlocutore è disorganizzato e disorganizzante.. Un caro slauto, dott. Simone Sottocorno
A me è nata una forte passione per le lingue ma non sono portato, non so se la mia fatica sia collegata al mio essere sensibile,introverso e ai miei blocchi oppure no perchè ho notato che la maggior parte delle persone riesce a studiare le lingue facilmente, non so se sono nate tutte con la predisposizione innata e io insieme alla minoranza siamo gli unici sfigati a non averla e se serve avere un talento per non faticare con le lingue }\|}|£ /
Gentile Marco, non è semplice modificare una funzione cognitiva complessa come la regolazione emotiva, che coinvolge numerose aree del sistema nervoso centrale. Se però non si ritiene soddisfatto dei risultati sin qui raggiunti con il suo curante, non esiti a parlarne direttamente con lui: potrete sicuramente trovare una strategia terapeutica più adatta alle sue esigenze ed efficace per lei. Un caro saluto, dott. Simone Sottocorno
Buongiorno, innanzitutto mi accodo ai complimenti per le sue doti espositive, sembra superquark versione psicology. Poi, ho sempre trovato il termine borderline un po ambiguo, vuol dire al limite, ma al limite di che? Della psicosi? Allora non sono border tutti i disturbi di personalità, quello evitante il paranoico, antisociale e compagnia bella? Poi, trovo spesso che si manchi, quando si parla di alterazione della emotività, di citare lo stato euforico. Nelle mie riflessioni, da svelare che sono in cura presso un cps per fobia sociale (da manuale) e condotta evitante da quel dì del 2003 quindi credo di sapere ciò che penso, mi sembra di individuare l'eccesso emotivo come sfogo del disagio interiore che viene sublimato attraverso espressioni di rabbia, di malinconia, o di euforia, ma mentre i primi due sono considerati problemi impeditivi, il terzo è considerato quasi positivo. Saltellare, cantare, e scoppiare in crisi di ridarella fino all'incontinenza, non è considerato da curare. Ma io a cui è toccato proprio questo terzo metodo di catarsi, assicuro che non mi rende affatto la vita semplice. Devo evitare molte situazioni felici e gratificanti o sto male dalla gioia. Fisicamente male, risposte neurovegetative ammorbanti. Lei che è sveglio dedichi uno studio alla disregolazione euforica. Grazie per l attenzione.
Gentile Giusi, la ringrazio, trovo il paragone con Superquark molto divertente! Dico sinceramente. Provo a commentare le sue riflessioni, che ritengo brillanti: il termine "borderline" in riferimento al disturbo di personalità può in effetti risultare un po' desueto; rimanda a decenni in cui la psichiatria fenomenologica e poi la psicoanalisi freudiana hanno suddiviso le psicopatologie nelle due macro-categorie di "nevrosi" e "psicosi". Il DBP, così come descritto da O. Kernberg, presenta con una certa frequenza scivolamenti di tipo psicotico, pur collocandosi per la maggior parte del tempo entro il versante "nevrotico": ecco perché "borderline", perché trattasi di un disturbo che da questo punto di vista si colloca letteralmente sul confine. Gli altri disturbi di personalità che ha citato non prevedono accessi psicotici (altrimenti si parla comunque di comorbilità con altri disturbi) ed i comportamenti e pensieri che li riguardano sono sempre vissuti dall'individuo come ego-sintonici, cioè armonici; questo elemento è ciò che distingue tra Disturbo di Personalità, ad esempio Paranoide, e disturbo delirante paranoico (oltre che il grado d'integrità dell'esame di realtà). Relativamente agli accessi euforici mi trova d'accordo. Esistono, anche se meno frequenti, ma possono essere altrettanto disturbanti o invalidanti; i continui e repentini cambiamenti di umore vengono definiti nel Disturbo Borderline di Personalità come "cicli ultra-rapidi", proprio per sottolinearne il carattere mutevole, quasi cangiante: sono stati mentali che si succedono velocemente. Molte grazie per il contributo alla discussione! Cordiali saluti, dott. Simone Sottocorno
Salve! Una domanda sulle dipendenze causate dal disturbo borderline: è possibile che riguardino anche la sfera sportiva? Cioè, ad esempio, dipendenza da sport e ortoressia? Alla fine i meccanismi neurofisiologici dovrebbero essere simili a quelli delle dipendenze e abitudini, giusto?
Gentile Beatrice, i comportamenti compulsivi relativi all’attività fisica rimandano generalmente a tratti narcisistici della personalità, in quanto finalizzati ad un rigido e coatto tentativo di migliorare la propria immagine di Sè; questi comportamenti si ritrovano anche nell’Anoressia Nervosa ma hannobil fine di compensare l’assunzione di cibo che è vissuta con connotati negativi e indesiderati in quanto compatibile con un aumento ponderale. Alcuni individui inoltre eccedono nell’attività fisica perchè spaventati (c’è quindi una base ansiosa) dal decadimento fisico associato ad un peggioramento dello stato di salute. Un caro saluto, dott. Simone Sottocorno
Io non trovo qualcuno che curi mia figlia ha disturbo bordeline e autolesionismo importante .qui si limitano a dare farmaci senza obbligare mia figlia alla terapia.questo non lo trovo corretto come ha detto lei quale persona si vuole curare?
Gentilissima, quello che posso dirle è che non è fattibile, o meglio sarebbe inutile, obbligare una persona a svolgere un percorso di psicoterapia in quanto la motivazione personale al cambiamento è un elemento imprescindibile per la realizzazione di una cura di successo. Nelle situazioni come quella da lei descritta è però importante lavorare con i genitori per offrire il dovuto supporto, del quale indirettamente beneficerà anche la ragazza; la consapevolezza circa i propri problemi personali e la conseguente motivazione al trattamento vanno co-costruiti con pazienza. Le auguro di risolvere la situazione! Cordiali saluti, dott. Simone Sottocorno
@@marilidatedesco2620 Gentile Marilida, le suggerisco di rivolgersi spontaneamente, se non lo avesse già fatto, al Servizio Sociale - Ufficio Tutela Minorile del suo comune di residenza. Il suddetto servizio è gratuito. A partire da questo genere di presa in carico potrebbero poi aprirsi alcune possibilità sia di ordine terapeutico-assistenziale che di ordine socio-educativo, a seconda delle esigenze emergenti. Un caro saluto, dott. Simone Sottocorno
@@marilidatedesco2620 Gentilissima, se l'attuale piano di cura non sortisce effetto alcuno, la cosa più opportuna potrebbe essere proprio un cambiamento del servizio/dei curanti, magari a vantaggio di contesti e figure professionali specializzate nel trattamento del DBP. Un caro saluto, dott. Simone Sottocorno
Buonasera dottore, sono il papà di un ragazzo di 17 anni a cui 6 anni fa è stato diagnosticato un disturbo da discontrollo emotivo....volevo chiederle se lo si può paragonare al disturbo di disregolazione emotiva di cui parla, o se si tratta di un' altra patologia. Mio figlio è seguito dall' uonpia di Merate ma con scarsi risultati. Di recente poi, causa covid, la situazione in casa è peggiorata e il ragazzo ha frequenti attacchi di rabbia con violenze verbali e fisiche contro me e mia moglie. Inoltre rifiuta la terapia e anche i farmaci. A chi mi posso rivolgere ? La vostra struttura potrebbe fare al caso nostro ? La saluto e la ringrazio x l' attenzione prestatami. Saluti. Diego.
Gentile Diego, nel contesto pubblico della UONPIA solitamente utilizzano il sistema diagnostico categoriale ICD, che è molto ricco ed articolato (qualcuno potrebbe dire "eccessivamente") rispetto al sistema DSM in cui per esempio non esiste un "Disturbo da Disregolazione Emotiva", ma questo aspetto è presente in maniera trasversale in più di una categoria diagnostica come per esempio il Disturbo della Condotta, oppure il Disturbo Borderline, oppure il Disturbo Antisociale, ecc. Non mi è possibile formulare una diagnosi senza avvalermi almeno del colloquio clinico con il diretto interessato, come può immaginare. Le suggerisco di valutare insieme ai suoi curanti quali dispositivi attuare (ad esempio un intervento ambientale di tipo comunitario?) per il ragazzo, esprimendo senza indugi la vostra insoddisfazione per l'attuale percorso terapeutico che si rivela insufficiente. Se desiderasse un consulto da parte mia non esiti a contattarmi all'indirizzo email s.sottocorno@centrointerapia.it. Un caro saluto, dott. Simone Sottocorno
Gentile Elisa, un'adeguata presa in carico psicoterapica e psichiatrica fanno concretamente la differenza, tuttavia la motivazione al trattamento e l'aderenza al percorso di cura sono essenziali. Le auguro il meglio! Un caro saluto, dott. Simone Sottocorno
Buongiorno, alcune persone possono percepire il feedback come una minaccia all'autostima o all'immagine di sé. Di conseguenza, potrebbero reagire in modo difensivo per proteggere il proprio Sé ferito. La forma in cui viene comunicato il feedback critico inoltre può influenzare la reazione delle persone. Se il feedback viene dato in modo aggressivo o accusatorio, è più probabile che la persona reagisca in modo negativo. Un caro saluto, Simone Sottocorno
Salve dottore, volevo chiederle se si può soffrire semplicemente di disregolazione emotiva o se in qualche modo essa sia uno dei tratti del disturbo borderline di personalità. In psicoterapia è emerso che ho una disregolazione emotiva, questo vuol dire che rientro "per forza" nel disturbo borderline? Grazie in anticipo.
Buonasera, la disregolazione emotiva è un tratto fortemente associato al Disturbo Borderline di Personalità, dove la regolazione di tutte le emozioni (sia piacevoli che spiacevoli) risulta molto difficile, per questo la persona che ne soffre ricorre ad agiti di vario tipo per vicariare a questa funzione deficitaria. Per diagnosticare il DBP tuttavia è necessaria la presenza di molti altri elementi tipici. La sola disregolazione emotiva è certamente possibile che si ritrovi in condizioni cliniche di altro tipo, persino in assenza di un disturbo vero e proprio ma solo di un più generico disagio. Un caro saluto, dott. Simone Sottocorno
@@simonesottocorno4534salve dottore ti scrivo qui perché ho più meno la stessa storia con una persona che mi è molto Caro, lo convinto di andare da una psicoterapeuta, e Lei dopo 7 sedute li dice che hai un disturbo emotivo, però questa persona ha tanti tratti del disturbo borderline, perché ha delle Crisi di rabbia con il pianto che seguono per 3 o 4 ore ha la paura di Abbandono ha la fase di valutazione e svalutazione di suo compagno ha la svalutazione di immagine di se, e a piu di una volta tentativi di Autolesionismo e di SUICIDIO e non regge mai un discorso un po complicato che lo fa andare in crisi, nel momento inaspettato , e in più in tutti questi sintomi a questa persona non li sembrano un granché perché non li valuta, ma ribadisce che è colpa delle persone che la circondano tipo il compagno e il familiari che glielo fanno scatenare.... e la mia domanda è come si fa a diagnosticare un Disturbo Emotivo, a una persona con questi sintomi? Scusa per il lungo messaggio, ti ringrazio se mi da un tuo parere Buona giornata
Per diagnosticare i DBP cosa e necessario avere altri sintomi Dottore? Perché ho una persona Cara, che li e stato diagnosticato IL DISTURBO EMOTIVO dopo 7 sedute, da una psicoterapeuta Però questa persona ha tentato di suicidarsi con farmaci, ha tentativi autolesionismo ha una disregolazione Emotiva,, ha come sintomi la svalutazione di immagine di se e varie altri sintomi come valutazione e svalutazione di persone familiari che la circondano ha pochissima costanza di dialogare E mi chiedo e giusto dirli che hai semplicemente un discorso Emotivo? Ti ringrazio
e se invece il borderline non è aggressivo, si sente ferito e si rinchiude in se stesso senza aggredire? E' possibile questo comportamento nel borderline?
Gentile Janis, ricordiamoci che stiamo parlando di persone, esseri umani che in quanto tali sperimentano come tutti l’intero ventaglio di emozioni e sentimenti e si comportano nei modi più svariati. Quando le persone, e quindi anche chi ha DBP, vivono stati depressivi (frequenti in questo disturbo) tendono a ripiegasti in se stessi, a ritirarsi dalla sfera sociale e interpersonale. Un caro saluto, dott. Simone Sottocorno
salve. un narcisista nè sa nè ammette di esserlo e quindi non andrà mai dallo psicologo. un border invece può avere il dubbio di esserlo e chiedere aiuto a uno psicologo oppure il fatto che pensa di esserlo esclude la possibilità che lo sia? sotto questo lato border e narci sono uguali o diversi? grazie.
Buongiorno Stella, quello che afferma è vero: cioè che coloro che hanno una struttura di narcisista di personalità non percepiscono il proprio "modo di stare al mondo" come un problema, anzi, ne sono spesso fieri e si sentono a proprio agio con esso. Capita che si rivolgano ad uno psicoterapeuta o ad uno psichiatra per problematiche collaterali, solitamente di tipo ansioso o depressivo, magari innescate da un fallimento personale. La sofferenza soggettivamente percepita da parte di chi soffre di Disturbo Borderline è invece frequentemente molto marcata ed intensa nei vissuti, motivo per cui più spesso si rivolgono ad uno specialista, seppur sempre per problematiche collaterali, come ad esempio stati depressivi o problemi relazionali; con queste persone spesso il problema diventa però la costanza nel percorso di cura, la "tenuta", poiché questi quadri personologici si caratterizzano proprio per l'instabilità interpersonale (con le dovute differenze fra diversi individui). Avere un dubbio rispetto all'avere o meno un disturbo di personalità è legittimo, e denota comunque una certa capacità di riflessione su di sé e sui propri stati interni, così come sulle proprie relazioni (operazione metacognitiva spesso deficitaria nei DP); solitamente, infatti, l'individuo arriva ad interrogare se stesso ed il terapeuta a riguardo solo in una fase avanzata della terapia, quando avrà sviluppato maggiore consapevolezza e sviluppato determinate capacità riflessive. Cordiali saluti, dott. Simone Sottocorno
@@simonesottocorno4534 grazie mille. risposta. molto esaustiva. l'ho chiesto perchè dopo una relazione con un narcisista penso di avere acuito un disturbo border line ovviamente già pregresso tra l'altro per ragioni che conosco.
@@stellastella6214 Buongiorno Stella, mi dispiace per la sua problematica. Un valido percorso di psicoterapia può darci gli strumenti per riconoscere il carattere disfunzionale di alcuni rapporti interpersonali, prima che essi ci causino una grave sofferenza. Cordiali saluti, Dott. Simone Sottocorno
Gentile Eugenio, è possibile rivolgersi presso Centri privati, come i nostri Centri "InTerapia" (può visitare il sito www.centrointerapia.it per conoscere dove ci troviamo) con équipe di professionisti Psicoterapeuti e Psichiatri; oppure è possibile rivolgersi presso servizi pubblici, quale il Centro Psico-Sociale (CPS) territoriale, per richiedere un appuntamento. Solitamente in questo secondo caso le tempistiche per ottenere un primo appuntamento sono, purtroppo, ben più lunghe. Cordiali saluti, dott. Simone Sottocorno
Gentile Monica, servizi territoriali come il CPS (Centro Psico Sociale) di zona offrono assistenza psicologica e psichiatrica in forma gratuita; sfortunatamente, a causa delle numerose urgenze da gestire e della penuria di personale qualificato, la lista d'attesa può essere anche di alcuni mesi. Per ogni urgenza tuttavia è possibile rivolgersi al Pronto Soccorso, dove ricevere assistenza medica immediata per stati di acuzie. Un caro saluto, dott. Simone Sottocorno
Come ci si comporta con un figlio che ha l'ossessione di controllare ogni passo della famiglia ed in modo particolare il fratello (persona più che normale) e l'ossessione per i soldi Guai se si deve spendere un euro : scenate in cui perde le staffe e ci (a me e il fratello) definisce nemici Dopo 10 minuti spesso e'come se niente fosse accaduto Purtroppo, nonostante la laurea,
Gentile Lilia, le suggerisco di sollecitare il ragazzo ad una visita specialistica psichiatrica, per avere un corretto inquadramento del problema ed una proposta sul piano di trattamento. Cordiali saluti, dott. Simone Sottocorno
Gentile Manu, se per “guarire” intendiamo giungere attraverso un percorso di psicoterapia a non soddisfare più un sufficiente numero di criteri diagnostici tali da consentire la diagnosi di DBP, assolutamente sì. Simili percorsi di cura si rivelano spesso lunghi ed impegnativi, ma possono portare un grande beneficio a chi li intraprende, con un significativo miglioramento della qualità di vita. Naturalmente molto dipende sempre dalla gravità del quadro clinico di partenza e dall’aderenza al trattamento. Ci sono tuttavia tratti personologici che tendono a rimanere stabili l’ungo l’intero arco di vita. Cordiali saluti, dott. Simone Sottocorno
