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Fichte: I tre momenti dell'attività dell'Io 

#iorestoprof - Katia Samperi
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L’io fichtiano non coincide con l’io empirico del singolo individuo, ma è un Io Puro, universale che realizza l’intera realtà. Che cosa sarebbero le montagne o le stelle senza una coscienza che li percepisca come tali? niente! (risposta dell’idealismo).
Il fondamento della realtà è, pertanto, l’IO Puro, o spirito, ovvero un processo creativo ed infinito che si articola in tre momenti essenziali:
Tesi: L’IO PONE SE STESSO, è attività autocreatrice che ha immediata autoconoscenza di sè (egoità).
Posto che grazie al principio di identità A=A Fichte arrivi al principio supremo IO=IO (Io sono io), l’Io non è nè immobile nè statico perchè è continuo anelito verso la libertà, verso un’ideale meta di perfezione, è costantemente impegnato nello streben (sforzo) di autorealizzazione.
Se però ci limitassimo ad affermare il primo principio non sarebbe possibile fondare l’esperienza che implica la polarizzazione tra soggetto e oggetto. Al primo principio, infatti, Fichte affianca due momenti che sono sempre aspetti diversi di un unico atto: l’auto porsi dell’IO.
L’uscita dall’immobilità del principio di identità chiama in causa un movimento che fa urtare l’IO contro un ostacolo, un altro da sè che lo limita: un NON IO.
Antitesi: L’Io oppone all’IO il NON IO: L’Io puro deve necessariamente opporsi ad un NON IO, ossia all’oggetto, in quanto, essendo attività suprema, ha bisogno di altro da sé per realizzarsi.
Per esporre il significato di questo secondo momento Fichte ricorre al principio di non contraddizione: A non è non-A, ovvero, non è possibile che A sia contemporaneamente A e non-A, quindi non-A è derivato da A. Senza A non vi sarebbe la possibilità del non-A, infatti per negare qualcosa è necessario che esso esista.
Quindi, il NON IO è posto dall’IO ed esso rappresenta tutto ciò che è altro dall’IO, l’oggetto che è diverso dal soggetto e si contrappone ad esso.
Il NON IO “deriva” dall’IO nel senso che non potrebbe esistere se non ci fosse un Io che lo pone, che lo pensa come oggetto e che, pertanto, lo pone. Al tempo stesso il NON IO è necessario all’IO in quanto costituendo il suo limite, consente all’attività dell’IO di polarizzarsi in Soggetto e oggetto. Quindi, per realizzarsi, l’IO oppone a sè stesso un ostacolo contro cui urtare.
PROBLEMA TEORICO: SE L’IO E’ CONTINUA ATTIVITÀ’ CHE PONE SE STESSO, COME FA A TROVARE UN OSTACOLO CHE SIA ALTRO DA SE’ DATO CHE L’IO E’ INFINITO? COME FA IL FINITO A DERIVARE DALL’INFINITO?
SINTESI: L’IO OPPONE, ALL’INTERNO DELL’IO, ALL’IO DIVISIBILE UN NON-IO DIVISIBILE.
Questo terzo principio/movimento è una mediazione tra i due precedenti e la mediazione chiama in campo la divisibilità, ovvero il limite.
IO e NON IO sono due realtà pure, L’IO è PURO PORRE, mentre il NON IO è PURO OPPORRE. L’uno pretende di essere assoluto ed incondizionato e che non esista nulla al di fuori di sè.
La lotta tra i due porterebbe entrambi ad annullarsi e distruggersi quindi la mediazione è possibile se e solo se ci si riferisce alla nostra concreta situazione del nostro essere nel mondo, se l’IO si particolarizza nei singoli io empirici e finiti che costituiscono il mondo e la sua molteplicità.
Quindi, l’operazione di Fichte è la seguente: all’interno dell’attività dell’IO vi è il porre un limite e ciò fa parte dell’attività stessa dell’IO. A questo punto, lo scontro tra l’IO ed il suo ostacolo diventa un incontro, una relazione tra un io limitato, divisibile ed un non-io altrettanto limitato divisibile. L’attività dell’IO assoluto che pone se stesso, senza la quale nessuna coscienza sarebbe possibili, si può esprimere soltanto nella concretezza dell’esperienza umana (insieme di io finiti, i diversi soggetti) e di altri non-io finiti (tutti gli oggetti concreti) che oppongono la loro resistenza alla spontaneità e alla libertà degli io finiti.
La natura è quella scena del mondo dove esistono una molteplicità di IO che hanno dinanzi a sè una molteplicità di oggetti, e questa natura non è una realtà autonoma, che precede lo Spirito, ma qualcosa che esiste soltanto come momento dialettico della vita dell’ IO, quindi per l’IO e nell’IO.
#fichte #idealismo #io #monismo #panteismo #ostacolo #filosofia #destino #mondo #libertà #covid #ddi #lezionidifilosofia #incoraggiamento #dottrinadellascienza

Опубликовано:

 

5 окт 2024

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Комментарии : 8   
@michelegrillo7447
@michelegrillo7447 9 месяцев назад
Molto piacevole ascoltarla e - mi perdoni l' ardire - guardarla.
@robertomiglietta7155
@robertomiglietta7155 3 года назад
Grazie mille per la spiegazione :)
@costarock
@costarock 3 года назад
quindi l'Io Puro è il vecchio 'Archè' dei presocratici da dove nasce tutta la realtà anche materiale?? grazie
@iorestoprof
@iorestoprof 3 года назад
Si, potremmo assimilarlo all'arche' come principio dal quale tutto si genera e al quale tutto ritorna. Infatti, il monismo in generale, anche quello di Fichte, è una modalità in cui si può definire l'arche nella storia della filosofia.
@costarock
@costarock 3 года назад
@@iorestoprof grazie della celere e precisa risposta, se posso ancora disturbarla, anche nell'idealismo successivo è da intendersi così? lo so che è una domanda complessa, e gli autori idealisti non sono identici, mi confondo spesso quando leggo di 'io creatore della realtà', ecc... anche il Ge ntile è in questa linea quando parla del pensiero ? grazie
@iorestoprof
@iorestoprof 3 года назад
@@costarock l'attualismo gentiliano, per quanto focalizzato sul "soggetto pensante" piuttosto che sull'oggetto pensato (idea) è comunque una forma di monismo. Non c'è nulla al di fuori del soggetto che pensa, non vi sono realtà che trascendono lo Spirito. (In tal senso, possiamo parlare ancora di Arche).
@matjazmazi8405
@matjazmazi8405 2 года назад
Fichte conosceva la filosofia Advaita Vedanta del filosofo indiano Adi Shankara ( 8. secolo ) ?...
@iorestoprof
@iorestoprof 2 года назад
La filosofia orientale era già "entrata" a far parte del contesto occidentale ma è con Schopenhauer che ne abbiamo un esplicito riferimento. Per quanto l'idealismo dia la parvenza di un grande sistema teosofico dove l'io ha più le caratteristiche di un grande essere impersonale "elevato a Dio", in realtà è un'iper estensione del concetto cristiano di Dio. Ecco perchè ai contemporanei l'idealismo apparve come una "teologia mascherata". Aggiungo anche, con disappunto, che nell'idealismo (hegeliano) appare chiaramente la presunta superiorità della filosofia occidentale rispetto all'approccio orientale. Niente di più errato!