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FILOSOFIA E DESTINO - EP-13: Apparire attuale e apparire trascendentale 

Filosofia e Destino
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Qual è il rapporto tra apparire attuale e apparire trascendentale. In questo episodio cerchiamo di affrontare il nodo teoretico legato alla differenza tra apparire empirico e apparire trascendentale che, se non correttamente inteso, può portare all'apparente aporia dell'impossibilità dell'apparire trascendentale. Tutto sta nel non confondere l'apparie attuale, sopraggiungente e incominciante, con l'apparire trascendentale che fa da sfondo all'apparire di ogni apparire empirico.
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Filosofia e Destino è un canale video curato da Alessandro Tuzzato e Sergio Piccerillo e fa espressamente riferimento al gruppo Facebook "Filosofia e Destino" che trovate a questo indirizzo " / filosofiaedestino " .
Il canale è dedicato alla filosofia in generale e alla filosofia di Emanuele Severino in particolare.
Crediti:
Nella sigla iniziale:
Sonata a violino solo di
J. G. Pisendel
la musica di sottofondo:
H.I.F. von Biber_Sonata n.1 in d minor, Mystery Sonatas
Esecutrice violino:
Roberta Marzoli

Опубликовано:

 

10 фев 2024

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Комментарии : 12   
@renatolibrio
@renatolibrio 5 месяцев назад
Sì, la relazione fra iposintassi e persintassi ( nell'apparire dell'ente) è incominciante solo nel cerchio finito trascendentale (oltre che in noi empirici isolati) ma ovviamente non nell'apparire infinito del cerchio totale che abbraccia il tutto, che è il tutto, dove tutto appare non incominciante me fuori da ogni forma di tempo/successione.
@francescocaroli2928
@francescocaroli2928 5 месяцев назад
Per Severino il tempo non è una categoria a priori ma una interpretazione dell'apparire e scomparire di configurazioni susseguentesi.
@marcorossi189
@marcorossi189 4 месяца назад
Mi permetto di puntualizzare il mio modo di intendere questa appassionante materia, intercalandomi nel Suo testo, non per antipatica pignoleria (spero che così non venga intesa), ma perché avverto condivisa questa passione. "Salve. Il concetto (= essente = oggetto di “pensiero” = astratto = formale) di tempo appare, e quindi esso è un ente, un positivo significare (interno al cerchio finito). Che poi il tempo, per come comunque inteso, è una concezione della terra isolata, esso è un positivo (astratto = interno al cerchio finito) significare del nulla (infatti il concetto di tempo in quanto ente concreto significherebbe movimento, sarebbe la negazione della statuaria staticità dell’essere). Invece ciò che appare nella struttura originaria è un sopraggiungere continuo di eterni (dal cerchio finito, ne appare la necessità, non i singoli eterni, che sono concreti), un processo inesauribile (dal punto di vista del cerchio infinito, non dal punto di vista del cerchio finito. Lo dice chiaramente Severino che dal punto di vista del cielo (cerchio finito) non appare dove finisca il sole dopo il tramonto). Questo cambiamento costante d8 configurazioni (configurazioni empiriche = essenti empirici. Se il cambiamento non è un essente, non appare nel cerchio finito, poiché appaiono solo essenti; se invece il cambiamento è un essente, allora è ciò che io, nel Post, ho chiamato “durata”) è ciò che, come mortali, chiamiamo tempo. Così ho inteso dalle letture di Severino." Così l’ho intesa io: come dal cielo, cerchio finito, non appare fenomenologicamente la destinazione del sole dopo il suo tramonto, ma ne appare la necessità logica di non finire nel nulla assoluto, così pure, dal cerchio finito, non appare il tempo concreto (e non può apparire in quanto nella Realtà del concreto è nulla, la negazione stessa dell’essere, è divenire). Nel cerchio finito dell’apparire appare invece il tempo empirico, appare fenomenologicamente come divenire, come movimento; ma si tratta per l’appunto di essente astratto, oggetto di “pensiero”, forma, “durata”. In altri termini: il tempo concreto è una impossibile negazione dell’essere (ne appare logicamente l’impossibilità); mentre il tempo astratto è necessariamente un essente finito (= fede = oggetto di “pensiero” = forma" = “durata”), non un susseguirsi di essenti, poiché solo agli essenti è dato di apparire. Nulla dunque, il tempo concreto; e soltanto fede e illusione quello astratto (e solo in quanto fede, illusione ed errore trova collocazione nel concreto Originario). Cordialmente Marco Rossi della Mirandola
@mariannavecchione3217
@mariannavecchione3217 5 месяцев назад
Grazie e complimenti a entrambi. Chiedo scusa ma avrei bisogno di una precisazione. Se non ho capito male il non permanere del trascendentale che invece permane, è dato dalla contraddizione C. Interpretiamo erroneamente l'apparire trascendentale per l'inevitabile incompletezza dell'apparire empirico?
@alessandrotuzzato6620
@alessandrotuzzato6620 5 месяцев назад
Grazie Marianna. L'io trascendentale è intramontabile e permanente. Accoglie l'apparire empirico sopraggiungente. È affetto da contraddizione C in quanto in esso non sono presenti tutte le relazioni tra le infinite determinazioni dell'apparire Infinito. Qui l'ente , il Tutto, si svela concretamente per ciò che è.
@alessandrotuzzato6620
@alessandrotuzzato6620 5 месяцев назад
@marcorossi189
@marcorossi189 4 месяца назад
Vorrei porre alla Vostra attenzione il testo del Post "L'essente 'Durata' o dell'illusione del tempo", che ho presentato al Gruppo Filosofia e Destino il 13/01/24. Sarei interessato alla vostra opinione al riguardo. . L’essente “durata” o dell’illusione del tempo . La destinazione dell’essente al suo scomparire (il suo presunto diventare un nulla) non appare, “Lo scomparire della legna, al sopraggiungere della cenere, non appare” Severino. Se dunque può dirsi che “lo scomparire della legna non appare”, manco potrà dirsi che “il comparire della cenere appare”, non appare la condizione della “cenere” precedente al suo apparire (cioè che fosse un nulla). Se “La volta del cielo non può dirmi che ne sarà del sole dopo il suo tramonto” Severino, in ugual modo manco potrà dirmi che ne era del “sole” prima del suo sorgere. Il “prima” e il “dopo” dell’apparire del “sole” non appaiono, per cui non può dirsi che il tempo (il tempo comunemente inteso come passato, presente e futuro, ovvero prima, adesso e dopo) sia la vera modalità del manifestarsi dell’eterno; può dirsi solo che il tempo è l’apparente modalità dell’apparire dell’eterno. Il tempo che appare, il tempo empirico, è solo illusione, fede: un essente, l’eterno essente della durata temporale. . È innegabile che anche le parvenze del tempo siano essenti, enti che sorgono e tramontano all’orizzonte dell’apparire, se essenti non fossero manco potrebbero apparire. Se dico che sono passate due ore dall’ultimo pranzo, dico qualcosa che m’appare, un essente dunque. Il dato di un intervallo temporale è un alcunché che appare, alla stregua di qualunque altro ente. Anch’esso sorge come un astro all’orizzonte del mio sguardo. Mi è possibile infatti raffrontare durate temporali diverse, alla stregua di qualsivoglia oggetti diversi: m’appare infatti che la durata di un minuto è assai diversa dalla durata di un’ora ovvero dalla durata di un secolo. . Tutto ciò che m’appare è ente, anche tutto ciò che riguarda il tempo, un essente fra gli altri essenti. Ma il susseguirsi degli essenti, di tutti gli essenti, compresi quelli che chiamo “dati temporali”, non va confuso con quel susseguirsi che chiamo tempo, tempo empirico. Infatti, si tratta d’un “susseguirsi” (quello degli essenti, che compaiono e scompaiono) che non appare (non appare fenomenologicamente nel cerchio finito dell’apparire), se apparisse sarebbe essente e, di nuovo, non sarebbe il susseguirsi degli essenti, ma un essente fra gli altri essenti. . Questo particolare “susseguirsi”, che di necessità non appare fenomenologicamente nel cerchio finito dell’apparire, è il “tempo” reale (un “tempo” atemporale…), non quello empirico-cronologico, che è essente, che appare nella forma della durata. Questo “tempo”, che non mi appare, appartiene alla “Struttura originaria della verità dell’essere” (fondamentale concezione di Emanuele Severino), neppure può definirsi tempo, infatti con tempo intendo un alcunché che mi appare. Tuttavia di esso appare, logicamente, la necessità di essere ente (di non essere un ni-ente) e, in quanto tale, manifestarsi nel cerchio infinito dell’apparire. Così pure appare, logicamente, la necessità del cerchio infinito dell’apparire. . L’eterna modalità della molteplicità degli essenti, è di "sorgere e tramontare dall’orizzonte dell’apparire finito". Anche quegli essenti che chiamo durata temporale, tempo empirico-cronologico, non sfuggono a questa eterna modalità dell’eterno. Il mortale, il divenire inteso come tempo empirico-cronologico, trova nell’immortale, nell’eterno, la sua precondizione, il suo trascendentale. . Marco Rossi della Mirandola (28/03/22).
@FilosofiaeDestino
@FilosofiaeDestino 4 месяца назад
Salve. Il concetto di tempo appare, e quindi esso è un ente, un positivo significare. Che poi il tempo, per come comunque inteso, è una concezione della terra isolata, esso è un positivo significare del nulla. Invece ciò che appare nella struttura originaria è un sopraggiungere continuo di eterni, un processo inesauribile. Questo cambiamento costante d8 configurazioni è ciò che, come mortali, chiamiamo tempo. Così ho inteso dalle letture di Severino.
@marcorossi189
@marcorossi189 5 месяцев назад
Mi permetto di puntualizzare che in Severino il destino è Destino della necessità, è la necessità che fa dell'apparire empirico (illusoriamente oggetto che si staglia sullo sfondo) un essente eterno. Ciò che appare nel cerchio finito dell'apparire non è l'oggetto (mobile per illusione) che si staglia sullo sfondo fisso, ma il "fotogramma" dell'intero "schermo" del cerchio finito dell'apparire. Non sono d'accordo sul termine "sintesi", fra l'oggetto che si staglia sullo sfondo e lo sfondo stesso, dato che essi sono indissolubilmente legati dall'eterna necessità. Non si tratta di sintesi, risultato di una qualche operazione, ma di Unità da sempre stabilita, Originaria del Concreto.
@FilosofiaeDestino
@FilosofiaeDestino 5 месяцев назад
Si, ogni tanto scappa un termine inappropriato. La relazione è da sempre tale!
@effe4242
@effe4242 4 месяца назад
Ma anche lo sparire deve apparire in quanto tale. E’il darsi procedurale dell’essere che fa sì che ciò che scompare non possa che apparire nel suo uscire dal cerchio dell’apparire.
@marcorossi189
@marcorossi189 4 месяца назад
La destinazione dell’essente al suo scomparire (il suo presunto diventare un nulla) non appare, “Lo scomparire della legna, al sopraggiungere della cenere, non appare” Severino. Se dunque può dirsi che “lo scomparire della legna non appare”, manco potrà dirsi che “il comparire della cenere appare”, non appare la condizione della “cenere” precedente al suo apparire (cioè che fosse un nulla). Se “La volta del cielo non può dirmi che ne sarà del sole dopo il suo tramonto” Severino, in ugual modo manco potrà dirmi che ne era del “sole” prima del suo sorgere. Il “prima” e il “dopo” dell’apparire del “sole” non appaiono, per cui non può dirsi che il tempo (il tempo comunemente inteso come passato, presente e futuro, ovvero prima, adesso e dopo) sia la vera modalità del manifestarsi dell’eterno; può dirsi solo che il tempo è l’apparente modalità dell’apparire dell’eterno. Il tempo che appare, il tempo empirico, è solo illusione, fede: un essente, l’eterno essente della durata temporale. . È innegabile che anche le parvenze del tempo siano essenti, enti che sorgono e tramontano all’orizzonte dell’apparire, se essenti non fossero manco potrebbero apparire. Se dico che sono passate due ore dall’ultimo pranzo, dico qualcosa che m’appare, un essente dunque. Il dato di un intervallo temporale è un alcunché che appare, alla stregua di qualunque altro ente. Anch’esso sorge come un astro all’orizzonte del mio sguardo. Mi è possibile infatti raffrontare durate temporali diverse, alla stregua di qualsivoglia oggetti diversi: m’appare infatti che la durata di un minuto è assai diversa dalla durata di un’ora ovvero dalla durata di un secolo. . Tutto ciò che m’appare è ente, anche tutto ciò che riguarda il tempo, un essente fra gli altri essenti. Ma il susseguirsi degli essenti, di tutti gli essenti, compresi quelli che chiamo “dati temporali”, non va confuso con quel susseguirsi che chiamo tempo, tempo empirico. Infatti, si tratta d’un “susseguirsi” (quello degli essenti, che compaiono e scompaiono) che non appare (non appare fenomenologicamente nel cerchio finito dell’apparire), se apparisse sarebbe essente e, di nuovo, non sarebbe il susseguirsi degli essenti, ma un essente fra gli altri essenti. . Questo particolare “susseguirsi”, che di necessità non appare fenomenologicamente nel cerchio finito dell’apparire, è il “tempo” reale (un “tempo” atemporale…), non quello empirico-cronologico, che è essente, che appare nella forma della durata. Questo “tempo”, che non mi appare, appartiene alla “Struttura originaria della verità dell’essere” (fondamentale concezione di Emanuele Severino), neppure può definirsi tempo, infatti con tempo intendo un alcunché che mi appare. Tuttavia di esso appare, logicamente, la necessità di essere ente (di non essere un ni-ente) e, in quanto tale, manifestarsi nel cerchio infinito dell’apparire. Così come appare, logicamente, la necessità del cerchio infinito dell’apparire. Vedi L'essente "durata" o dell'illusione del tempo (mio Post Facebook sul Gruppo Filosofia e Destino). @@effe4242
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