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I hate summer  

Rica tra le righe
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27 окт 2024

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Комментарии : 10   
@MorenoEmme
@MorenoEmme 2 месяца назад
Complimenti per le scelte fatte, alcune non le conoscevo proprio (in particolare i primi due libri di cui parli). Mi sembra che in alcune delle tue risposte, al di là che rispondano a domande differenti, vi sia una predilezione per quei romanzi dove vi è un riscatto o perlomeno una rivendicazione della figura femminile. Concordo poi quando, parlando di Franzen, sottolinei il fatto che il libro ti sia piaciuto a prescindere dal grado di simpatia dei personaggi. Diverse persone che conosco, per esempio nel Gruppo di lettura della biblio che frequento, danno un giudizio negativo su un'opera perché... "quanto era odioso il protagonista". Mi sembra un approccio superficiale. Lolita, di cui parli, è un grandissimo libro proprio perché Humbert Humbert è un essere abbietto e Nabokov lo mostra in tutta la sua negatività. Anche io ho risposto al tag di Monia (in un video un filo più corto del tuo ;-) ), con queste scelte: 1. 30°C ALL'OMBRA: un libro soffocante - La morte di Ivan Il'ič di Tolstoj 2. ZANZARE: uno o più personaggi di un libro davvero fastidiosi - Meno di zero di Bret Easton Ellis 3. SUDORE: un libro con uno o più personaggi viscidi e disgustosi - L'evento di Annie Ernaux 4. SPOSSATEZZA: un libro che hai fatto fatica a concludere - Neve di primavera di Mishima 5. INSONNIA: un libro che ti ha tenuta sveglio la notte - Le notti bianche di Dostoevskij
@Ricatralerighe
@Ricatralerighe 2 месяца назад
Ciao! Grazie mille per il commento 💙 Concordo sulla questione dei personaggi: credo che ci sia in generale un po' di difficoltà nel distinguere tra le emozioni che una determinata lettura ci suscita (totalmente soggettive) e invece il valore effettivo di un'opera (scrittura, temi, ecc). E sicuramente non è mai facile farlo.
@Hobbitdibiblioteca
@Hobbitdibiblioteca 2 месяца назад
Ciao cara! Grazie mille per aver riproposto il nostro booktag ❤️ comprendo la tua sofferenza che è ampiamente condivisa 😂 bellissimi titoli ❤️ della città dei vivi io ho amato proprio la sua natura di reportage invece. Concordo con te però sulla questione di Roma. Il personaggio che adesca ragazzini credo lo inserisca per spiegare quanto non fosse così poco diffusa la prostituzione minorile purtroppo (infatti si diceva che Luca Varani facesse la "marchetta"), l'ho trovato un po' inutile, bastava spiegare e contestualizzare come ha fatto con molti altri temi e avrebbe reso lo stesso senza questa storia parallela secondo me. Per il resto però l'ho trovo un libro splendido. Grazie di cuore per il video 😊♥️
@Ricatralerighe
@Ricatralerighe 2 месяца назад
Ciao Monia, grazie a te💙 E grazie anche per il tuo parere su "La città dei vivi", molto interessante. Capisco benissimo il legame tra quella storia parallela e le vicissitudini di Varani, ma trovo. come dici anche tu, che togliendo quella parte dal libro il testo non ne avrebbe risentito, anzi. E speriamo che questo caldo passi presto 🥵
@Hobbitdibiblioteca
@Hobbitdibiblioteca 2 месяца назад
@@Ricatralerighe concordo assolutamente 😊
@alicegambella6962
@alicegambella6962 2 месяца назад
Anche io ho pensato subito a "espiazione" per la seconda domanda 🤣 però... non è stata lei a farmi mollare la lettura. Diciamo che Briony mi ha portata ad un passo dal limite di sopportazione, chi mi ha lanciata oltre e mi ha fatto dire "basta" però è stato lui, il protagonista maschile (di cui non ricordo il nome). È arrivato il suo momento dopo una parte raccontata da Briony e se ne è uscito anche lui con delle frasi che strappavano schiaffi dalle mani, quindi... stop, non voglio avere tutte quelle emozioni negative e incavolarmi così quando leggo. La lettura deve aiutarmi a stare meglio o insegnarmi qualcosa, se non assolve a nessuna delle due cose e, anzi, mi fa stare male, preferisco lasciar perdere. Condivido anche la non sopportabilità di Riccardo e aggiungo alla schiera dei personaggi che fanno sclerare anche il padre Michele.
@Ricatralerighe
@Ricatralerighe 2 месяца назад
Ciao! In effetti neanche lui, in "Espiazione", (di cui, ovviamente, figurati se mi ricordo il nome 😂) non sprizza particolare simpatia all'inizio del romanzo. E anche Michele è un personaggio abbastanza odioso, ma non quanto Riccardo, che come apriva bocca mi spazientiva. Capisco anche il tuo punto di vista, ognuno si approccia alla lettura in modo diverso. Io in generale non ho problemi con i personaggi odiosi, quel che conta per me è che siano credibili.
@Fiore7075
@Fiore7075 2 месяца назад
Mah! Ho dei dubbi sulla biografia de "La carta da parati". O meglio mi spiego: mia madre è nata nel 47. Quindi stiamo partendo dell' epica in cui mia nonna la partorì. All epoca le puerpere (così venivano chiamate le donne che avevano appena partorito) venivano messe a riposo per almeno una 40ina di giorni. Questo perché soprattutto l'80% dei parti avveniva in casa, senza gli importanti supporti nutrizionali che oggi in ospedale danno (sacche di sangue, flebo idratanti etc). Quindi per una donna il parto era sempre un momento particolarmente debilitante. Venivano alimentare soprattutto con latte di capra che era altamente ricostituente e nutrizionale e questo permetteva un recupero delle forze migliore anche per il fatto che la donna poi doveva allattare la sua creatura. Il medico veniva chiamato in caso di complicazioni ma per il resto erano le ostetriche domiciliari che facevano tutto. Stiamo partendo del 47. E questa era normalità nell' Italia del primo dopoguerra. Ora: non so esattamente l esperienza traumatica della scrittrice ma quello che ha vissuto non era la normalità. Sono perplessa. Una donna era importante sia per il marito che per la comunità. Su di lei ruotava la famiglia, la crescita dei figli da ogni punto di vista, un aiuto al marito (che già aveva il suo peso nel portare a casa il pane, come si dice. Quindi: mah!
@Ricatralerighe
@Ricatralerighe 2 месяца назад
Ciao! Ti faccio notare che Charlotte Perkins Gilman è vissuta (e ha partorito) in un Paese e in un periodo diverso. Lei viveva infatti negli USA e ha avuto sua figlia nel 1885, quindi mi sembra un po' azzardato fare un paragone con l'Italia di metà Novecento. Inoltre, chiaramente i medici non volevano fare del male alle madri depresse, ma, basandosi su convinzioni errate e fondate più su stereotipi di genere che su evidenze scientifiche, credevano di curare il loro stato depressivo mettendole a completo riposo. Senza rendersi conto di fare loro del male: Perkins Gilman, in un'appendice al racconto, spiega che dopo la pubblicazione del suo testo, lo stesso medico che le aveva prescritto quella cura aveva smesso di proporla alle sue pazienti. Il mio invito è a leggere direttamente il racconto e, soprattutto, l'appendice al racconto, perché l'autrice sa spiegare molto più chiaramente di me che cosa s'intendeva per completo riposo: si parla di donne costrette a letto per giorni, imboccate come se fossero inferme, anche se fisicamente non lo erano, e a cui veniva negata ogni forma di distrazione o attività, nonostante fossero in grado di svolgerla. Si trattava più di una forma di privazione della libertà, che di una cura. Detto questo, non vedo perché ci sia bisogno, in questo caso, di mettere in dubbio quanto viene detto dall'autrice: non parla di asini volanti, ma di una pratica medica largamente attestata all'epoca.
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