I laboratori dove si ricercano i coronavirus sono sicuri? - PresaDiretta "Il virus perfetto" 

Dipende dallo scopo.., se l'obiettivo è studiare delle cure per qualche malattia ancora incurabile, allora è necessario, purché venga adottata la massima sicurezza possibile..., ma se lo scopo è quello di creare armi batteriologiche..., che qualcuno uccida chi lo permette!

@@TheBlackganster Secondo me infatti all'inizio volevano solo capire il meccanismo per fare qualcosa di buono, poi hanno generato un disastro, ammesso che non sia naturale. Non l'hanno con intenzione, è successo, con conseguenze economiche, psicologiche e di vite umane disastrose.

APPUNTO

Armi batteriologiche..., È la stupidità umana!

Lo scopo sarebbe quello di comprendere meglio come il virus interagisce con le nostre cellule e scatena reazioni/danni e trovare un modo per evitare questi danni, invece qui diventerebbe un'arma se non sanno come maneggiare le chimere che creano! Oggi la manipolazione dei virus può servire per la cura delle malattie genetiche, es. la talassemia (uso di lentivirus modificati su cellule staminali) che è già una realtà.

Si chiama prevenzione. Se si conosce un virus si può studiare e rendendolo più "forte" puoi sapere a cosa andrai in contro con il tempo. È come dire "perché facciamo i crash test con le macchine?", per sapere appunto cosa accadrebbe

Allora bisognerebbe inquisire e condannare il governo cinese!

@@TheBlackganster certo ma anche gli altri laboratori per studio Coronavirus in tutti i Paesi sono pericolosi.

@@antonellazaccaria7464 certamente pero dipende dallo scopo..., se è a fin di bene cioè studiare i virus per trovare delle cure va bene purché vengano adottati i più alti e rigorosi livelli di sicurezza... Se invece la ragione è creare armi batteriologiche allora servono le peggiori sanzioni possibili!

Da cosa si deduce che sono bugie

@@vespa4432 si vede che ha le sue fonti o è un tuttologo onnisciente 😅

parla di sé stesso deduco

Sarà l'ennesimo informatico del governo cinese che fa propaganda e disinformazione su internet

Pirla