È il suono e la classe di Djivas che lo rende , a mio avviso , il bassista migliore in assoluto. Lui ha sempre avuto un suono unico. Nessuno come lui. Nessuno. Lui ha un suono fortemente drammatico ed evocativo. Di una grande personalità. Neanche altri pur grandissimi. Ecco ,forse Palladino ( non so se rendo) ma lui è un puro fretless ...Djivas è un po diverso ...eppure quel suono che ha è inconfondibile. L'ho sempre stra amato. E poi un gusto nel suonare che molti non hanno mai avuto. Insomma , Djivas x sempre.
Intervista come sempre molto interessante; trovo profondamente avvilente il modo in cui è stato ridotto il mestiere del musicista; è anche vero che, qui in Italia, come ha fatto notare anche Djivas, la musica è da sempre vissuto come fenomeno televisivo, e questo da ben prima dei talent, che hanno ovviamente amplificato e incancrenito il fenomeno; infatti, tutto ciò che riguarda l'universo del rock e dell'underground e dei locali, ha sempre goduto di un seguito rilevante ma minoritario rispetto al gusto nazional popolare. Se ripercorriamo la storia della nostra canzone, notiamo che a farla da padrone sono sempre stati il festival di Sanremo ed i suoi derivati; basti pensare che fino a qualche anno fa, in estate, c'era anche il Festivalbar, che dal punto di vista discografico svolgeva un ruolo importante. Il nostro immaginario musicale è quindi legato alla figura di un cantante che si esibisce su una base registrata, o tuttalpiù con una band e/o un'orchestra a fare da sottofondo, all'interno di uno schermo. Ovviamente, se l'humus è questo, diventa difficile per un musicista trovare la propria strada, soprattutto in tempi di vacche magre come questi.