Premessa: non sono un talento, un ricercatore universitario, uno scienziato....etc. Mettiamola sui lavori "normali" Non riesco ad accettare il discorso del rimettersi in gioco in Italia: 700 euro al mese 60h settimanali, con il capo che incita a essere più veloci, che ti dice: ringrazia il cielo che hai un lavoro, se vai via ho la fila di padri di famiglia e migranti che mi vengono a 600 euro al mese e mi ringraziano. Questa è il quadro......oppure la disoccupazione ! Inoltre anche quando riesci ad avere anche un posto in banca o all'INPS ti offrono 1.400 euro al mese per me è anche uno stipendio di m+++da, solo vi dico che ho fatto per lavoro un biglietto roma/dubai emirates first class full chill out edition .....6.800 euro questo per inquadrare i 1.400 euro al mese nel panorama mondiale ! Allora per un ragazzo normale secondo voi è meglio rassegnarsi immediatamente e prepararsi ad andare via...........per assicurarsi un futuro DECOROSO ! O rimanere in Italia alle condizioni sopra viste ?
Dvo ammettere da emigrato da 65 anni che nei commenti e pensieri dei giovani emigrati di oggi c' e'tanta verita' e condivido i pensieri e i commenti di tutti...Rimane sempre la parte affettiva che non cambiera' mai ma esiste sopratutto la realta' della situazione italiana di oggi.. Grazie Pietro sei sempre in gamba!! Carlo Ilio Mannocci, Salem, Oregon
Da emigrato (a 30 anni) francamente l'affetto è largamente sorpassato dall'amarezza per un paese che s'è volontariamente demolito, portandomi sino all'emigrazione che non è una vacanza prolungata comoda e facile...
@valeriano manetti forse per me è troppo poco che sono emigrato ma francamente non comprendo la nostalgia. Chiaro se fossi finito nei deserti dell'Asia minore, magari per un lavoro interessante, nostalgia l'avrei ma qui ho trovato un mondo molto più vicino al mio modo di pensare ed essere (all'opposto dell'Italia), un clima per me ottimale, una natura assai migliore di quella da cui provengo (pur non ideale per me, io cerco la natura libera, dove posso realmente prendere e muovermi senza terreni privati semi-inaccessibili ovunque, divieti di questo e quello, cosa che mi manca della Svezia)... Ci sono si dei lati negativi (pochi al momento) e si tutto il mondo è paese, non un paradiso perfetto vs un inferno perfetto... Ma francamente tolto qualche parente (sigh) in Italia non è che ho tanto da volerci stare, ho dei bei ricordi, ma sono ricordi, ovvero il passato e io vivo per il presente, cercando di sistemarmi per il futuro... Se anche torno nella casa di montagna di mia nonna dove da bambino mi son parecchio divertito, dove ho avuto la prima fidanzatina, dove trovavo la natura vivendo al tempo in città oggi vedo una natura deteriorata, un luogo in abbandono dove i vecchi son morti e i giovani scappati... 'Somma, un conto è il ricordo, un conto è volerci tornare davvero... Per ora il mio maggior sentimento è l'amarezza di un paese per il quale i miei nonni han lottato sui monti che s'è distrutto un pezzo alla volta per scelta, non tanto per cause esogene, e che continua a distruggersi per scelta. Francamente provo *fastidio* quando rientro per brevi periodi e sento una mentalità che non mi appartiene come mai mi è appartenuta, ma stavolta confrontata con altre esperienze. Alla fine se si va a parare su "questo&quello" finisco per mandare a spigolare qualcuno.
Pur essendo residente all'estero per una carriera che in Italia mi era preclusa non condivido appieno le opinioni di alcuni nel video. 1- "In pochi mesi ho bruciato le tappe": non credo proprio. All'estero non ti regalano nulla, pur avendo dei titoli, o se ti nominano responsabile lo fanno spesso(tristemente) per questioni legali che li obbligano a non essere responsabili a livello legale di più di tot attività commerciali, nominando quindi così i primi malcapitati ignari della legislazione vigente. Su questo punto fate molta attenzione e non fatevi abbindolare da titoli altisonanti e qualche centinaio di € in più rispetto al pattuito. Lo sfruttamento per certi versi esiste anche oltre i confini italiani, quindi la storia del "È tutto più bello" passa come il regalare tutto col minimo sforzo. Il cosiddetto culo ve lo dovete fare 10 volte che in Italia. Non è una critica, ma vedo spesso gente venire qui convinta di avere tutto dal primo giorno dopo aver visto testimonianze simili. 2- La volontà di integrarsi può essere presente fino ad un certo punto da entrambe le parti, poiché vi posso confermare che italiano, curdo, asiatico che tu sia all'estero la sensazione dell'essere straniero in molti contesti sociali non la si riesce a togliere. È normale ed alcuni si abituano, altri invece vengono schiacciati dal peso di sentirsi fuori posto. Anche qui serve tanta buona forza di volontà, conquistare un gradino alla volta e crearsi una nuova casa in un nuovo paese, con usanze e mentalità diverse, chiaramente mantenendo la propria identità. Niente di più stimolante, ma ancora una volta andare all'estero con l'etichetta di "italiano" non equivale ad avere benefici. 3- Appassionati di Italia: certo molti stranieri sono appassionati di Italia, ma non di italiani. Come chi ama i paesi nordici, ma mal sopporta il loro modo di fare. Detto ciò è vero lavorando bene puoi raggiungere traguardi che in Italia sono impossibili, un miraggio, ma come anticipato non sono facili. Il turnover dei giovani non è unidirezionale, anzi vi sono giovani che da Regno Unito, Germania, Francia si trasferiscono per l'appunto in altri stati, in Europa o oltre oceano. Su quello in parte concordo, ovvero è la sconfitta del sistema e non un segno di multi-culturalità. Se un paese investe in un giovane per 10-15 anni per poi regalarlo allo stato vicino a costo 0 è poco retributivo, ma così purtroppo ci si ritrova. La nostalgia è spesso un grosso macigno per chi vive all'estero lontano dai propri affetti, ma confermo che vi tornerei solo come turista e non per viverci. Chi dice ai giovani di rimanere e combattere non ha capito niente della maggioranza di noi. Chi si trova costretto a prendere una strada in salita, lontano da tutto e da tutti non lo fa perché è più facile, per farsi la vacanza, ma perché vuole costruirsi il proprio futuro. Se per voi siamo perdenti per questo buon per voi. Chi come me ha buttato anni della sua vita a studiare, lavorare sottocosto, a contratti di 6-12 mesi, a vedere raccomandati passare davanti ad un certo punto ha detto basta, quindi rispettate tale scelta.
Finché in Italia non vigerà per l’80 % là meritocrazia, con retribuzioni eque e tassazione più ragionevoli e meno sprechi nel denaro pubblico, l’Italia sarà solo un limone da spremere, il brutto che i limoni siamo noi che restiamo... tutti i paesi europei e non Solo, hanno sempre temuto l’Italia, in quanto, anche se pur piccola nazione, ma con un indotto vastissimo potesse dettar legge sul mercato mondiale. Il fatto è che ogni politico ha il suo prezzo, infatti si è venduto la nostra Italia ai paesi esteri, noi del nostro Made in Italy non abbiamo quasi più nulla... hanno sventrato è resa in brandelli la nostra economia.
Da emigrato sono in gran disaccordo. L'Italia dei miei nonni, con la Liberazione forse non l'avrei abbandonata, pur vedendo il tradimento e l'evoluzione indegna che anno dopo anno s'è compiuta. Ma l'Italia di oggi, feudo di estremisti religiosi e fascisti, paesi di sudditi per scelta (in maggioranza) non è il mio paese, non è il paese per cui i miei avi han versato sangue e sudore. C'è certo di peggio, ci sono ancora alcune cose positive, ma certo non è un paese in cui suggerirei a NESSUNO di vivere, figuriamoci un giovane. L'amarezza che mi ha lasciato dietro e la mentalità che puntualmente ritrovo quando parlo con la maggior parte degli Italiani non emigrati sarà un ribrezzo che mi porterò dietro per sempre.
Da emigrato farei un appunto: tutto il mondo è paese, non esiste l'Italia vs "estero" ma un singolo paese paragonato ad un altro. Sono di quelli che non si sognano manco di tornare, a meno che non avvenga veramente una super-rivoluzione positiva (che penso sia un'utopia) ma chi vuole emigrare dovrebbe pensare che è una faticaccia, non una vacanza. Quindi va presa più come una forca caudina da cui si POTREBBE aver successo, con impegno, non come l'andare nella terra del bengodi.
Come si fa a restare in un paese privo di orgoglio ed amor proprio e che viene definito fascista se ce l'ha? Un popolo che non ama se stessa non può essere amata dagli altri e nemmeno dai più bravi. Sono stato immigrante per 13 anni negli USA. Sono tornato in Italia per arrivare all'età della pensione e sono ora pronto ad andarmene di nuovo per mia figlia. Vengo vissuto come un problema IO....perchè vorrei un paese più serio. Troppi parassiti occupano i posti chiave del paese e quando un'animale è sovrastata da parassiti.... inevitabilmente muore. Questo è il caso Italia.
Harry, mi dispiace, ma per il momento non è online. Lo stiamo presentando in varie città italiane e anche all'estero. Finito il tour, lo metteremo sicuramente online sul canale della Fondazione. Grazie della tua attenzione
La mancanza di meritocrazia non é la causa ma un effetto. L'Italia, dal 1860 ad oggi, quasi sempre (unica eccezzione il periodo 1935-1943) fu una colonia, come lo fu l'Irlanda fino a dopo la prima guerra mondiale. Entrambi i paesi videro un'emigrazione di una percentuale di abitanti ben sopra la media europea (in Italia questo sta continuando). Entrambi i paesi hanno conosciuto lo stesso padrone. Un padrone che desidera, appunto, questo: l'emigrazione del "personale" poco disposto a prestare servizio ad altri, in casa propria.
Mancano i ragazzi in Irlanda. Mio figlio e la sua compagna sono andati via a fine 2015 e rispondono proprio come questi ragazzi. La meritocrazia, il lavoro, le soddisfazioni, i risultati e le vacanze... solo quelle vogliono fare in Italia.
“Noi italiani siamo sempre pronti a lamentarci di tutto”...però te ne sei andata via vedo. Che ipocrisia... se nulla funziona ci credo che la gente si lamenta (e giustamente se ne va)
Guardi i Francesi si lamentano assai di più, però nonostante le mazzate sono ancora un popolo, l'Italia è stata un paese con un variegato popolo per qualche tempo, ma certo non oggi, ripiombata per scelta dei più nel becero feudalesimo medioevale. Anche qui tante cose non vanno, ma la mentalità è lamentarsi per sottolinearle e cercare di risolverle, non di coltivare il proprio orticello infischiandosene del resto del mondo.
