Buongiorno e grazie di cuore ad entrambi. Ascoltando questi importanti contenuti, mi è venuto da riflettere sul punto in cui si afferma che è meglio non discutere, quindi io traduco con non dialogare, quando non ne vale la pena. Nel mio esercitarmi nella negoziazione, quando questo accade, poi è sempre saltato fuori un mio bisogno irrisolto, che si traduceva poi in una aspettativa forte, se non in una vera e propria pretesa, nei confronti dell'altro. Mi è venuto in mente che che quel monaco che ha detto di non discutere con chi non ne vale la pena, forse non ha raggiunto quel livello di amore, compassione, saggezza tale che, se raggiunti, gli consentirebbero di proseguire il dialogo con chiunque. Magari con le dovute pause rigeneranti! 😅 Sarebbe interessante valutare la portata di questo modo di limitare il potere del dialogo, se brandito da un cuore buono. Fino ad ora, le uniche occasioni per me in cui non ne è valsa la pena, era quando non mi andava di lavorare su quelle parti di me che mi facevano sentire troppo diversa, separata o distante dall'altro. Ho notato che, se vado oltre, se vinco la mia parte sofferente, che non vuole rapportarsi con quella persona, se emerge il mio autentico e sano desiderio di felicità di tutti, allora vale la pena sempre e comunque dialogare, anche quando apparentemente sembra del tutto inutile🎉
Grazie infinite. Caro prof. Come si fa ad isolare un conflitto per poterlo risolvere sul tavolo negoziale quando, Di solito, lo stesso e' generato dalla sommatoria di numerosi altri conflitti precedenti ? Sono Ermelinda
