La DISTANZA tra la GALASSIA DI ANDROMEDA e la Terra. IL TRUCCO che TI SORPRENDERÀ ! 

Grazie mille Mr. CEZANNE ! Che allegria ! :)

Ciao Giangychan! Grazie mille! Sono contento che ti piaccia il mio lavoro di divulgazione. Prima doppiavo la mia voce, ma ora i video nuovi registrano l'audio in diretta. In effetti faceva un po' strano quando mi doppiavo ahah :) Simone

@@PepitediScienza allora avevo notato bene! Eheheheh comunque tutti i video sono ben fatti e ti faccio i miei complimenti! Continua così e grazie!

Grazie di cuore Giangychan! :) Simone

Ciao BenvenutiaPalermo! Buona domanda. Prima di tutto, il metro con cui misuriamo le distanze varia a seconda di quanto sono distanti gli oggetti che misuriamo, ma tutti i metodi usano la luce come strumento di base. E la luce si propaga alla stessa velocità per qualsiasi osservatore, indipendentemente dalla velocità relativa di chi emette la luce. Quindi le misure delle distanze non influiscono sul nostro "metro" che usa la luce. Per rispondere alla seconda parte della tua domanda, lo spazio si espande ovunque, ma se due oggetti sono legati tra loro, questo controbilancia e vince la tendenza ad allontanarsi dovuta all'espansione dello spazio. Per questo la Via Lattea rimane invariata, mentre le altre galassie si allontanano da noi. Sicuramente se le forze che legano gli oggetti tra loro fossero molto più piccole, vi sarebbe un limite critico sotto il quale tutti gli oggetti verrebbero smembrati. Ma a questo punto tutta la fisica dell'Universo cambierebbe, perché avere forze più deboli significa avere costanti universali diverse, che influirebbero su tutto: velocità della luce, espansione dell'Universo, ecc. :) Una nota: il metro ordinario con cui misuriamo la dimensione degli oggetti si espande o riduce dovuto alla presenza di masse ed energia che curvano lo spazio-tempo. Ma questo è un effetto differente. Ne parlo nel video "Perché il tempo rallenta vicino alle masse?". A presto! :) Simone

Pepite di Scienza - Nuggets of Science grazie mille! Che velocità di risposta! Quindi è sbagliato immaginare “bidimensionalmente “ che stirando il telo di gomma sulle quali le biglie orbitano, il telo localmente rimane deformato allo stesso modo? Mi sembra di aver capito che localmente il telo non venga “stirato”. Ho capito bene? Grazie mille

Ciao BenvenutiaPalermo! L'analogia con il telo regge fino ad un certo punto. Per l'espansione dello spazio, la vera risposta ce la darà la gravità quantistica, che per ora punta ad un meccanismo per cui quanti di spazio vengono creati tutto il tempo. In ogni luogo. Non userei proprio l'analogia del telo per questo caso, perché non quadra del tutto. :) Simone

Ciao Fabio ! Grazie del tuo sostegno!!! :) Simone

Ciao Giovanni, bella domanda! Se la vedi come onda, la frequenza può essere piccola a piacere, ma l'intensità può rimanere molto forte. Per capirlo meglio, ti propongo due modi: 1. La frequenza ci dice di che colore è la luce, mentre l'intensità "quanta" luce c'è. 2. Dal punto di vista quantistico, la luce è composta di fotoni. Ogni fotone avrà una frequenza bassa in questo caso, ma possono benissimo arrivare moltissimi fotoni (intensità della luce). Una bassa intensità della luce equivale invece a un fotone qua e là. :) A presto, Simone

@@PepitediScienza ...piccola a piacere. Piccola a piacere, potrebbe avere un significato di "limite" matematico: ho un ricordo "romantico" dei limiti che avevo conosciuto all'istituto nautico dei primi anni 80' e magari, adesso, non li ricordo molto bene. Quindi, una sorta di tangente (a che cosa), magari alla curvatura dello spazio tempo e magari, "prendendo la tangente", per passare ad altra dimensione (ora lavoro di fantasia)... faccio fatica a capire quel "piccola a piacere" e la cosa mi intriga. Al concetto di intensità di fotoni, posso abbinare quello di "densità" così come comunemente conosciuta? Ma capisco bene che a quelle dimensioni, lo spazio ha un altro significato ed anche qui la cosa mi intriga: fino al punto tale che un unico fotone, potrebbe girovagare all'infinito o "passare" al altra vita? Grazie!

Ciao Giovanni, se il piccolo a piacere (sì, ha un sapore matematico che mi è sempre piaciuto eheh) si riferisce ora all'intensità della luce, significa che accendo una ipotetica sorgente di luce che emette un fotone al secondo, poi un fotone ogni ora, poi un fotone ogni secolo, ed ecco che man mano che allungo il tempo tra un fotone e l'altro, l'intensità della luce diminuisce a piacere. Il "piacere" sta nel tempo che decido che passi tra un fotone e l'altro. :) Per la domanda su cosa ne è del fotone.. finché non interagisce con altro, il fotone continua la sua esistenza. Vi sono fotoni che hanno viaggiato per 13 miliardi di anni fino a raggiungere i nostri telescopi. Poi hanno interagito con lo strumento, dopo aver attraversato il cosmo. :)

@@PepitediScienza semplicemente fantastico e, prendimi per un folle, ma a me, tutto questo, provoca un'emozione. Poi c'è chi dice che la scienza, é un freddo esercizio della ragione. Beh, da credente, mi verrebbe da rispondere che é come domandarsi come hanno fatto i crociati a passare a fil di spada le genti, per insegnare loro l'amore cristiano. Parafrasando Pascal, direi che ci sono ragioni della mente, che solo un cuore può comprendere

@@PepitediScienza aiuta la mia emozione ad esprimere un ragionamento... Quindi, é corretto dire che la "lunghezza d'onda" é lo spazio di un "secolo" che percorre quel fotone, prima che la sorgente ne emetta uno successivo al primo? é corretto dire che la "frequenza d'onda" siano il numero di fotoni emessi in un tempo dato? Quindi, é un po' come se quella fonte trasferisce una porzione di energia al fotone, se non che lo stesso fotone, é un quanto di energia che vince la gravità energetica cui era originariamente legato e la sua "eternità" deriva dalla fortuita circostanza di trovarsi in una condizione ideale, ove la sua energia non è altrimenti trasformabile, nel rispetto del principio della fisica classica (con la quale sono abituato a ragionare) che nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. Insomma, se così fosse, l'universo é un po' come la forgia dove avevo imparato a battere il ferro rovente, i cui fotoni potrei rappresentare come quelle faville che ne scaturivano, indipendentemente dalla mia volontà di generarle; destinate a spegnersi, solo per il raffreddamento naturale dell'aria nella quale vagavano, riscaldandola.

Grazie Dalton! Curiuss pure è simpaticissimo :D