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La guerra sociale, con Nicola Mastronardi 

Storia d'Italia Podcast
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Come forse saprete, ho realizzato un podcast per Storytel sulla Guerra sociale, il conflitto che contrappose Italiani e Romani nel I secolo a.C. e che è oggi visto come il vero punto di svolta tra la media Repubblica e la disfunzionale tarda Repubblica, per non parlare del banco di prova per l'unificazione della penisola in una compagine protonazionale.
Ne parleremo con Nicola Mastronardi, scrittore, giornalista e autore di programmi televisivi per la Rai, oltre che membro dell’Accademia dei Georgofili di Firenze. Mastronardi, con il suo romanzo d’esordio "Viteliú, Il nome della libertà" è divenuto un caso letterario e ha vinto cinque concorsi letterari tra cui il Premio “Salvatore Quasimodo” 2017. Il suo nuovo romanzo. Viteliù e il suo nuovo romanzo (Toro) sono ambientati entrambi nel periodo della Guerra sociale.

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5 апр 2023

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Комментарии : 10   
@italiatruecrimeolga
@italiatruecrimeolga 3 месяца назад
Bravissimi!!!! Grazie per un approfondimento nel rarissimo l’argomento storico ❤
@francescograssi2913
@francescograssi2913 Год назад
Molto bella come puntata, bello anche l'omaggio al libro del professor Brizzi di cui sono stato, brevemente, studente all'università di Bologna. Da Irpino sento la stesse urgenza in animo del sig. Mastronardi nel conoscere sempre più approfonditamente la storia degli Italici e dei Sanniti nello specifico. Sono un rievocatore storico e dai miei studi medievali mi sono via via spostato all'indietro e sto lavorando ad un progetto di ricostruzione di un guerriero sannita/italico/irpino di IV secolo. Ho letto diversi libri sull'argomento, dal classico di Salmon (più il suo articolo "the Hirpini, ex italia semper aloquid novi", I lavori del professor Tagliamonte (i Sanniti, arma samnitium), Oltre al già citato "ribelli contro Roma" del già citato prof. Brizzi, E spero di riuscire a mettere le mani sui piu recenti Libri di Rafael Scopacasa (Essere Sannita) e Cornell. Spero di poter assistere ad altri poscast sull'argomento e magari fare qualche domanda agli intervenuti. Ancora grazie e buon lavoro!
@unastoriaeunaricetta
@unastoriaeunaricetta 10 месяцев назад
Da un lato hanno dato la cittadinanza agli italici, dall'altro l'hanno resa inutile perché hanno vinto gli optimates di Silla, quindi non gli homines novi.
@silvia_triwe_sudiro
@silvia_triwe_sudiro Год назад
Quindi il bullismo odierno contro il Molise deriva dall'inimicizia tra Roma e i Sanniti? (scusate, ho fatto la battuta!😅)
@gliarrabbiatirestano
@gliarrabbiatirestano Год назад
Secondo me uno dei motivi per cui si tratta superficialmente questo passaggio è dato dal punto di vista settentrionale con cui è stata fatta l'unità d'Italia. Anche il romanticismo italiano che ha preceduto l'unità è stato un movimento che ha convolto maggiormente le elites dell'Italia centrosettentrionale. Quando poi fu fatta l'unificazione a guida settentrionale e si trattò di canonizzare il passato del nuovo stato, si diede enorme risalto alle vicende del nord italia come la battaglia di Legnano, e scarso o nessun risalto a vicende meridionali come la battaglia di Ostia in cui le città della lega campana, con una decisione lungimirante e non volta a tutelare i loro interessi immediati, fermarono un'attacco in grande stile a Roma da parte dei saraceni. Battaglia che invece doveva essere ben conosciuta nel rinascimento, visto che Raffaello la raffigurò in uno dei suoi capolavori. Certamente con questa visione settentrionale della storia d'Italia vede un posto importante per Roma, ma nella sua lunga storia preferisce soffermarsi su vicende come le guerre puniche o la conquista della Gallia piuttosto che i reali processi fondativi dell'Italia
@italiastoria
@italiastoria Год назад
A me pare francamente più una focalizzazione su Roma (che tanto a settentrione non è): nel Risorgimento, si era infatuati della storia romana (mettendo in ombra i popoli dell'Italia, del nord e del sud). Anzi, spesso il Risorgimento è così veementemente "romanista" da disprezzare contributi importanti alla storia d'Italia ma che vengono dal mondo barbarico. Non ci vedrei una congiura ad escludere una regione piuttosto che un'altra, e la Guerra sociale riguarda è vero in parte regioni del sud, ma anche del centro, e in generale anche del nord italia (fu allora che la Gallia cisalpina ottenne il diritto latino)
@gliarrabbiatirestano
@gliarrabbiatirestano Год назад
@@italiastoria Dal punto di vista della narrazione risorgimentale però Roma è l'antefatto ineludibile e glorioso della storia nazionale e allora bisogna narrarne solo le pagine gloriose. Però deve essere una storia romana, premessa fondamentale, ma distinta da quella italiana. La storia italiana deve nascere tra alto e basso medioevo nei comuni del centro nord e deve proseguire tra Firenze, Milano, Venezia e Genova. Roma è la città fatale, ma del Papa e il Regno delle due Sicilie è solo un'appendice della storia principale, buono solo per ambientarci la disfida di Barletta. Anche i Vespri siciliani che pure sono uno dei pochi fatti che vengono citati, sono molto meno considerati di fatti coevi che avvengono al nord. Per citare un ultimo esempio di come viene narrata la storia secondo questa lente distorsiva settentrionalizzante, io, lucano, ho scoperto molto tardi che la Basilicata non fu liberata dall'esercito dei mille, ma insorse alla notizia dello sbarco in calabria e si liberò da sola. Tra l'altro come evento fu determinante nell'esito e nella rapidità della campagna di Garibaldi. L'esercito borbonico infatti rischiando di trovarsi tagliate le retrovie dagli insorti lucani fu costretto a ritirarsi direttamente in campania e da lì poi direttamente alla linea del Volturno. Garibaldi così, invece di dover risalire faticosamente la calabria e il cilento, potè riunirsi con gli insorti lucani e presentarsi direttamente a Napoli senza quasi sparare un colpo. Nella storia mainstream invece si passa di botto dallo sbarco in Calabria alla battaglia del Volturno senza sapere bene perché. Tra l'altro molti di quegli insorti, tra cui lo stesso Carmine Crocco, furono quelli che alimentarono il brigantaggio perché si sentirono traditi da Garibaldi
@proarte4081
@proarte4081 Год назад
Io credo che la ragione della scarsa attenzione per la Guerra Sociale da parte dei Patrioti del Risorgimento sia diversa. Non centra nulla il campanilismo nord sud, si tratta di un'idea troppo "contemporanea" e anacronistica. Credo che il motivo fondamentale fosse che la Guerra Sociale fu, in un certo senso, una vera e propria guerra civile all'interno della Repubblica Romana, una guerra che ha diviso per alcuni anni la penisola in due fronti contrapposti...non era esattamente un buon esempio da citare per i patrioti del risorgimento, del nord come del sud...per contro l'epopea di Scipione che caccia dall'Italia un invasore straniero (Annibale) e alla fine lo sconfigge, fosse di gran lunga preferibile e attinente con la situazione italiana del tempo.
@proarte4081
@proarte4081 Год назад
@@gliarrabbiatirestano Non è possibile stabilire in maniera drastica e schematica quando nasca la storia italiana...tra l'alto medioevo e il basso...ma per quale motivo particolare? La nascita di una identità culturale comune? Per quanto concerne la lingua italiana, pur essendo già praticata in tutta la penisola in ambito dotto sin dal basso medioevo, divenne la lingua ufficiale dei principati italiani solo nel XVI secolo sostituendo il latino. La legittimità politica della lingua italiana è dunque relativamente tarda, ma questo non significa che prima del XVI secolo gli italiani non sentissero una indentità culturale comune, e secondo me è proprio il sentimento culturale comune l'elemento preponderante nella evoluzione della nostra identità nazionale, anche più del pur importante dato linguistico. Per quale motivo tutti gli stati preunitari scelgono la stessa lingua (il volgare fiorentino medievale)? Perché i piemontesi non scelgono il franco provenzale, i veneti il veneziano, i napoletani lo spagnolo o il francese ecc. ecc.? L'unica risposta è che una identità comune tra gli italiani era già chiaramente presistente, sin dall'epoca romana, peraltro largamente testimoniata dalle stesse fonti antiche...non vorrei essere frainteso, non possiamo chiamarla "identità nazionale" , non esisteva una nazione italiana 2000 anni fa, è ovvio! D'altra parte nel mondo antico non esistevano stati nazionali come li intendiamo oggi! Poiché tale concetto è moderno e nasce solo con la rivoluzione francese, è dunque recentissimo per tutti i popoli e per tutte le nazioni ...per il mondo antico si puo' parlare di identità culturale in senso generico, o di un sentimento di apprtenenza comune ( ad esempio quello legato alla cittadinanza romana). Dunque se l'Italia esiste dall'antica Roma nel sentimento di appartenenza a una comune identità dei suoi abbitanti, la storia italiana inizia necessariamente con la Roma antica, anzi potremmo attribuire a Roma l'opera stessa di creazione di una identità italiana comune. Impossibile dunque ignorare la Roma Antica quando si parla della Storia d'Italia. Sarebbe come scrivere la biografia di qualcuno, ingorando dove è nato, quando è nato e da chi è stato allevato ...ne risulterebbe una biografia un po' monca.
@gliarrabbiatirestano
@gliarrabbiatirestano Год назад
@@proarte4081Vabbè... Sicuramente un veneziano e un genovese nel 1300 si saranno riconosciuti come italiani, ma avrebbero preferito mille volte fare squdra con un spagnolo, un francese o un tedesco piuttosto che fare squadra tra di loro. Il fatto che esista un'identità etnica italiana e che magari abbia origini romane malgrado i secoli di divisione tra longobardi e romani (cosa di cui dubito visto che i romani oggi li chiamiamo bizantini, segno che se nella lingua ha prevalso il latino, nell'identità alla fine per tutta una serie di motivi ha prevalso il tratto germanico. E d'altra parte il diritto medioevale ai tempi di Dante era di discendenza longobarda e non romana) non significa granché. Se vuoi Venezia (anche Amalfi, ma fu bastonata dai Normanni) era l'ultima discendenza romana in Italia e infatti è ben diversa da tutte le altre realtà statali del tempo e a un certo punto tutte le entità statali italiane si coalizzarono assieme alle potenze straniere per evitare che prendesse una supremazia definitiva. Ciò non tolgie che la storia italiana sia stata scritta secondo una prospettiva settentrionale secondo cui l'italia è la Pianura Padana, Roma è la città fatale perché tocca averla, la Toscana è a terra di mezzo dove è pure nato Dante quindi tocca dargli una legittimità, il resto, dalle Marche alla Sicilia è solo una questione di geografia e di quella comunità culturale che dicevi, che risale all'età romana e che è ineludibile. Ciò non toglie che oggi la battaglia di Ostia, episodio importante nel rinascimento, la conosce forse se va bene l'1% della popolazione malgrado un ventennio di tortura di coglioni di comnflitto tra culture. Così come nessuno sa che se Garibaldi ha potuto risalire indisturbato la Calabria e la Campania fino al Volturno fu per merito della mobilitazione lucana e di patrioti (o fessi) come Pietro Lacava, di cui nessuno (a parte qualche storico) sa nulla di nulla, nemmeno gli stessi lucani perché giustamente guai a insegnarci una roba del genere, non sia mai che venga qualche grillo per la testa. I lucani devono continuare a mantenere in maniera ordinata e proficua quella tradizione di clientelismo ereditata dai borboni e coltivata in maniera così eccellente in periodo unitario e ancor più in periodo repubblicano. Vuoi forse con un Robertino Speranza o un Gianni Pittella rimangano senza poltrona e senza le armi economiche di controllo su una popolazione mantenuta in condizioni miserrime e che non ha mai avuto le condizioni per evolversi dalla condizione culturale di zappaterra e pastori? La storia d'Italia decisiva negli ultimi 800 anni è avvenuta al nord, la sua narrazione ha una prospettiva totalmente settentrionale. Il risorgimento è un movimento culturale prettamente settentrionale e tutte le sue ramificazioni meridionali sono state cauterizzate con grande metodo e cura. Non devono comparire nella narrazione nazionale e giustamente non ci sono. I meridionali devono essere quella parte di popolo italiano pronta a chinare la testa che garantisce voti ai fudi elettorali dei potenti locali a dimostrazione che ufficialmente cambia la struttura statale ma si rimane nel medioevo
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