A me vengono in mente tutte quelle discussioni sul calcio, su uomini impegnati a calciare una palla. Ne parlano come se in questa attività ne andasse il destino dell'universo. È una forma di impazzimento collettivo, proficuo per la classe dirigente. Più la gente è stupida e credulona più è manipolabile e schiavizzabile.
@@Wallace-oh6qy Una frase che detesto: "regala emozioni". Di che emozioni stai parlado? Le emozioni le prova chi è in campo; non chi sta lì ad assistere passivamente. Si tratta di divertimento e fanatismo. Ci mangia tanta gente e c'è anche tanta politica di basso spessore che ruota intorno. Semmai scarica le pulsioni violente dei maschi. È una sublimazione dell'omosessualità latente e repressa. È solo un gioco. Queste parole non le sentirai MAI nei media generalisti. È blasfemia pura.
LA GRANDEZZA DI SCIASCIA Immagine Leonardo Sciascia è stato un grandissimo scrittore, un efficace saggista, un intellettuale di quasi inarrivabile onestà, oltre ad essere un uomo libero che ha vissuto la sua intera esistenza in un paese della Sicilia occidentale cercando di capire la realtà che lo circondava. Sciascia per le sue scelte morali e politiche, oltre che per l’impegno letterario, ha assunto il ruolo di coscienza critica della società italiana, divenendo com’è ovvio che divenisse un personaggio scandaloso, l’eretico messo al bando da tutte le chiese partitiche. Nato, nel 1921, a Racalmuto in provincia di Agrigento, da una famiglia modesta, Sciascia conseguì il diploma magistrale a Caltanissetta, avendo per professore Vitalino Brancati. Iniziò ad insegnare nelle scuole elementari, nel 1949, l’anno dopo pubblicò la sua prima opera “le favole della dittatura”. Da allora inizia la sua ricca produzione letteraria, alla quale si dedicò con passione fino agli ultimi momenti della sua vita. Le sue opere seguono essenzialmente tre tipologie letterarie; la prima è quella narrativa, in cui lo scrittore mette a fuoco, con lucida analisi condita da un amaro sarcasmo, problemi della società contemporanea, in particolare quello della mafia, capolavori di questo genere sono Il giorno della civetta, Il contesto, A ciascuno il suo e le raccolte di racconti Gli zii di Sicilia e Il mare colore del vino. La seconda tipologia letteraria seguita da Sciascia è quella del romanzo-saggio, che ricostruisce problemi legati all’attualità o alla storia, esempio del genere è l’affaire Moro. L’ ultimo filone letterario è il saggio caratterizzato dalla riflessione morale come in Nero su nero e Cruciverba. Lo scrittore siciliano oltre alla sua meravigliosa ed enorme produzione letteraria, si impegnò nella vita politica del Paese. Nei primi anni militò nel PCI, molto probabilmente perché vide nel comunismo una tabula rasa in grado di guarire la Sicilia dai suoi secolari mali, mafia in primis, tuttavia si accorse presto dell’inganno e usci dal partito criticandone soprattutto la politica del compromesso storico. Dopo la sua uscita dalle file del PCI fu eletto deputato nelle liste del Partito Radicale, ma dovette presto convincersi che fra lui e i partiti, tutti i partiti, c’era assoluta incompatibilità, da allora fu un uomo solo senz’altro punto di riferimento che la propria coscienza. Sciascia a differenza degli intellettuali del dopoguerra, suoi contemporanei, non ebbe rapporti organici con i Partiti, con il Moderno Principe, e riuscì ad avere una propria forma individuale di appoggio e di dissenso. La sua forza nella lucida denuncia della corruzione e dei complotti del potere, che a volte è arrivata quasi a precorrere la realtà, leggendo Il contesto scritto nel 1971 appaiono evidenti e strabilianti analogie con l’inchiesta Mani pulite, fa onore al meridione capace di generare simili uomini. Leonardo Sciascia sarà sempre un esempio a cui rapportarci e speriamo che la sua vita sia insieme da monito e da sprone a chi pur vivendo qui preferisce non interessarsi a certi problemi, quali la mafia, perché trova più comodo farsi gli “affari propri”, facendosi cosi complici, di una situazione, di un sistema che tutti abbiamo sotto gli occhi, che i personaggi di Sciascia avrebbero chiamato “un capolavoro”.
Leonardo Sciascia (cosi come Pasolini) e' stato un litterato scomodo e predittivo ... E scomodo: proprio perche' predittivo. Vedasi la dolente polemica sui maggiorenti dell'antimafia.
LA STUPIDITA' Sono un artista metafisico La stupidità è implicita in chiunque non ha memoria del Paradiso colpevolmente perduto della fanciullezza (Genesi 2.7/8)
lui era il primo a fare giochetti "complicati" nelle commissioni di inchiesta, gli piaceva un sacco. basta vedere come si è comportato con dalla chiesa.