RINGHERA - Ivan Della Mea 

La Ringhera - Ivan Della Mea - (versione integrale - 1974)
Brano già pubblicato tempo fa in due distinti tronconi perchè allora yt,
se ben ricordo, non permetteva caricamenti superiori ai dieci minuti.
Quindi solo un reload doveroso sia come omaggio alla memoria di Ivan
che per l'indubbia valenza storica, culturale ed artistica della sua opera.
Una scelta non certo casuale anche perchè la Ringhera viene giustamente
considerata l'unico vero canto epico della sinistra rivoluzionaria italiana.
Nel caso specifico va sottolineata anzitutto una interessante particolarità,
la struttura linguistica testuale caratterizzata dalla spontanea fusione
di tre diversi idiomi, italiano, spagnolo e dialetto milanese, resa possibile
dalle comuni radici e dalla conseguente assonanza lessicale e fonetica.
Per quanti avranno ancora voglia e pazienza di ascoltarselo per intero
un breve riassunto a compendio delle vicende narrate nell'inciso.
Scritto all'indomani dell'efferata strage di Piazza della Loggia, a Brescia,
ha per protagonisti un vecchio militante comunista e la sua compagna.
L'incipit è scandito dalle solenni inconfondibili note del Quinto Regimiento
perchè dalla guerra civile spagnola prende il via la loro vicenda umana.
Un sentimento intimo e sincero che si dipana nello spazio e nel tempo
dentro uno schietto romanzo popolare pieno di ricordi illusioni e speranze.
Dalle Brigate Internazionali alla Resistenza Partigiana fino alla Liberazione
e poi ancora il duro dopoguerra, il lavoro in fabbrica, la coscienza di classe,
le lotte operaie, l'impegno civile, l'emancipazione sociale, il rispetto e la fede,
cronache salienti di un affetto solidale e profondo, spezzato all'improvviso
da un folle lampo omicida in quel tragico giorno del Maggio 1974.
Uno dei tanti, troppi orrendi crimini del neofascismo nostrano, un massacro
del quale i codardi colpevoli e mandanti sono rimasti ancor oggi impuniti.
Strazio, sgomento e rabbia sul selciato intriso da sottili lacrime di pioggia,
frammenti di memoria in bianco e nero, i volti delle vittime, donne soprattutto,
il loro sguardo bello, ignaro, sereno e pulito, o almeno quello che ne resta,
impresso in foto-tessera ormai sbiadite, eppure nemmeno il trascorrere
inesorabile degli anni è riuscito a cancellarne il sorriso dalle labbra.
Il sangue lavato via in fretta e furia dall'asfalto con gli idranti, perchè non
rimanesse traccia alcuna dell'orrendo massacro, ne tantomeno prove utili
allo svolgimento delle indagini per identificare i colpevoli.
Un attimo e tutta la sua vita se n'è andata via con lei, ma non è la fine,
guidato sempre da quella sua ostinata testardaggine nel rialzare la testa,
anche dopo una sconfitta cocente o nonostante il più doloroso dei lutti,
lui ricomincia da capo, ancora una volta, e continua comunque a percorrere
la storia del nostro paese, testimone e partecipe nel medesimo tempo.
E' questa in fondo l'eredità di Ivan, la coerenza ideale dell'esistere/resistere
espressa semplicemente come solo lui sapeva fare, in parole e musica.
Un fiore rosso vivo, raro, da coltivare con amore e determinazione affinchè
non muoia mai soffocato nel campo incolto di una sinistra scettica e divisa,
rassegnata ed impotente, e che presto si possa riprendere tutti insieme
il lungo cammino interrotto con il passo giusto, quello duro di montagna.
Quanto agli infami sicari fascisti, ai loro protettori e mandanti istituzionali,
visto che ancora una volta la giustizia umana ha fallito il proprio compito,
che siano inghiottiti dalle stesse tenebre d'orrore che li hanno generati.
Non so quanti di voi avranno la pazienza di ascoltare il brano fino al termine,
ma questo è quanto, se poi a qualcuno avanza pure il coraggio di guardare
in faccia gli assassini, allora spenga il pc e accenda la televisione.