Genial e' il tuo saper ironizzare, in un momento caustico virale. Se usciam da questo incubo del male, terro' sempre presente il tuo poetare! Grande Lastrico.
Di geni come lei ve n’è bisogna, degli altri suscitasti la vergogna ... e poi direi di fermarmi perché non posso competere... bravo , finalmente una comicità intelligente .
Grandioso! Il più bello dei nostri giorni non l l'abbiamo ancora visuto..N.H Sempre se riusciremmo a sopravvivere dopo la sciagura. Bisogna spazzare i sciagurati prima.
Sei un mito Maurizio!!!! Grazie per averci fatto sorridere in questo momento un po' particolare per tutti, ci hai portato una ventata d'allegria. Uniti ce la faremo. Grazie ancora
Uuuurka! Questa me la trascrivo tutta e la conservo gelosamente tra i documenti cartacei, come preziosa testimonianza di creatività "scatenata" relativa al periodo storico "covid ".. Grazie Uomo per la traccia che ci lasci.. 🎤🔦🎤🔦🎤🔦🎤🔦
Sei il migliore Maurizio... grazie di questo momento spettacolare... in questi momenti difficili una risata è una cosa importantissima... SEI IL MIGLIOREEEEE
Davvero un poetar è dir poco di lì a quando ad ascoltarti mi ritrovo poiché ad imitarti non riesco mi limito soltanto ad udir il tuo estro! Grazie Maurizio spero di conoscerti un giorno
Ragazzi, questo è genio, più di Dante / Ogni su' argomentar è 'nteressante / Da Genova lui vien e ha lo cervello / Per renderci lo mondo 'n po' più bello. L'ho sempre stimato, Grande Maurizio.
Sei un genio! Ho avuto modo di partecipare ad un paio di spettacoli nel Savonese. Che dire... risate a volontà. Di questi tempi ne sentiamo proprio il bisogno, grazie.
Dal mio trono io ti ammiravo con,così che dal tanto rider io petavo e senza sforzo innondavo lu pertugio porcellanato al grido bravo bravo mio poeta del toilettato...
Spettacoloso modo di sdrammatizzare in vernacolo genovese( toscano a mio parere e chiedo lumi x la conferma) l arduo compito di un marito esemplare ...genio nel fare di quel momento un ironico passatempo
ahhahahaha grande Un giorno un allevatore di polli, appassionato scalatore, mentre si arrampicava su una montagna particolarmente difficile, s'imbatté in una sporgenza. Su quella sporgenza c'era un nido e nel nido c'erano tre grandi uova. Uova di aquila. L'uomo sapeva di comportarsi in modo antiecologico e forse anche illegale, ma cedette alla tentazione di prendere una delle uova e metterla nel suo zaino, accertandosi, prima, che l'aquila madre non fosse nei paraggi. L'allevatore continuò la sua scalata, alla fine tornò alla fattoria e mise l'uovo nel pollaio. Quella sera la gallina si sedette su quell'enorme uovo per covarlo: era l'immagine della madre più orgogliosa che si potesse immaginare. E anche il gallo sembrava fiero di sé. A tempo debito, l'uovo si schiuse e l'aquilotto uscì, si guardò attorno, vide la gallina e disse: "Mamma!" E fu così che l'aquila crebbe con i suoi fratelli pollastri. Imparò a fare tutto ciò che fanno i polli: chiocciare e schiamazzare, grattare per terra alla ricerca di vermi, agitare le ali furiosamente e volare a poche spanne d'altezza prima di ricadere, a terra, in una nuvola di polvere e piume. L'aquilotto era assolutamente sicuro di essere un pollo. Un giorno, quando era ormai anziana, l'aquila-che-credeva-di-essere-un-pollo guardò il cielo. Lassù, in alto tra le correnti, volava maestosa, senza sforzo e senza quasi muovere le ali, un'aquila. "Cos'è quella?" chiese stupita la vecchia aquila. "È magnifica. Quanta potenza e quanta grazia! È poesia in movimento." "Quella è un'aquila" disse un pollo. "È il re degli uccelli. È un uccello dei cieli, noi siamo solo polli, uccelli di terra". E fu così che l'aquila visse e morì da pollo; perché questo era ciò che credeva di essere.