Per fortuna l'epoca dei vini marmallatosi al sapore di legno è al tramonto, bere 2 bicchieri e poi non poterne più dalla pesantezza a me non ha mai attratto, la qualità deriva principalmente dal lavoro in vigna e dalla qualità dell' uva, dalla zona, non dagli artifizi in cantina, non è certo merito della barrique se il Barolo è diventato grande e rimane grande anche quando un certo tipo di moda è passato, c'è qualcuno che pur di seguire le mode e il marketing non avrebbe esitato a infilarci il cabernet e forse lo ha fatto, in nome del colore rosso concentrato a tutti i costi . Apro una parentesi: anche il cambiamento climatico ha fatto la sua parte, nel far finire quella moda. Facciamo vini che identificano la zona da dove vengono, e non tutti uguali o copiare gli altri tipo i francesi solo perché ce lo dicono i critici internazionali o perché così si vendono di più. Un esempio è stato il super business del Chianti dove il Sangiovese è stato piantato anche dove non doveva essere piantato e per renderlo buono e bevibile è stato mischiato senza ritegno con merlot e cabernet e barrique. Ora noto una brutta deriva che sta prendendo piede che è quella di mortificare il grande tannino del nebbiolo per copiare i pinot nero di borgogna che sono sulla cresta dell'onda , facendoli sempre più immediati e con degli affinamenti sempre più corti , in nome del business, così invece ci perdiamo solamente sia in gusto che in qualità. È pur anche vero che in italia chi dovrebbe comunicare il vino italiano nel mondo come i critici stranieri fa ridere ai polli!
Ciao Massimo, grazie per il bel commento! Con noi sai che quando si parla di tannino sfondi una porta aperta, nomen omen! In ogni caso è vero quello che dici, e noi siamo molto legati a Barolo e alle molte espressioni di terroir e cultura dei vari territori italiani. Ci auguriamo di poter sentire sempre più spesso parole come tradizione e identità a servizio dei grandi vini che sappiamo offrire in moltissime regioni. Intanto ti auguriamo buone bevute!