La montagna e i suoi borghi raccontati attraverso immagini e video di escursioni nella natura della mia terra. Colori, profumi, genti e storie da raccontare e vivere. Un viaggio a piedi attraverso la Sila, l'Aspromonte, il Pollino, le Serre e tanti luoghi sconosciuti dal fascino misterioso e avvolgente. Seguimi e non ti pentirai.
-Il convento di san Fantino E’ certo che la Laura e l’Ecclesia Sancti Fantini preesistevano alla venuta dei Normanni; mentre al tempo normanno continuava a funzionare solamente la «chiesa di San Fantino», annessa all’edificio della Laura. Chiesa che era elencata nel “Diploma del Conte Ruggero Squillace 1096”, col quale fu istituita la sede e quindi la diocesi Episcopale di Squillace con il ritorno al rito latino: «… Ecclesie Squillacensis Parrochia haec este: … qui sunt in territorio eiusdem Ecclesie, et per antichissima, et Greca eiusdem Sedis privilegia: Squillacium, ubi Sedes est Episcopalis … et Ecclesia Sancti Fantini … cum suis divisis, et vineis, quas plantaverunt Agricole … Concedo eciam ei villanos estraneos ad recipiendum, et ad habendum in territorio eiusdem Ecclesie … Item concedo illis Presbiteros Grecos cum filiis et filiabus corum, sicuti sunt scripti in privilegio eorum …»(foto allegata l’Ecclesia S. Fantino nella mappa della diocesi di Squillace del Diploma del conte Ruggero II, indicata dalla freccia, a. 1096). Nello spazio antistante la Chiesa si svolgeva un “Mercato franco”, poi, dal ‘400 fiera, «de tempo antico , de quo non extat (o exstat = non resta o rimane) memoria», come si legge nei «Capitula» concessi da «Federici de Aragonia Principis & postea Regi» alla città di Squillace. Pertanto, essendo citata nel diploma di Ruggero solo la “Ecclesia Sancti Fantini”, la Laura e la relativa chiesa erano state fondate e abitate e quindi presenti già prima dell’arrivo dei Normanni e già nel periodo bizantino, quindi nel sec. IX, e vantavano “antichissimi privilegi greco-bizantini”, come si evidenziava nel Diploma del Conte Ruggero . La Laura-convento e la chiesa erano dedicate a San Fantino Seniore, il Vecchio, “il Cavallaro” o “il Taumaturgo”. L’attività della Laura-convento cessò sicuramente con l’avvento e il dominio arabo di Squillace nel 904. Cessata la vita della Laura, la chiesa, “Ecclesia Sancti Fantini” , con altare dedicato a San Fantino, continuò a funzionare sotto la disciplina e la guida del vescovo locale e continuò a conservare un’importanza rilevante nel territorio anche nel periodo Normanno (e poi solo in modo saltuario nella ricorrenza della fiera) da mantenere nello spazio antistante il «Mercato franco», ancora al tempo di “re Ferdinando I”, già presente «de tempo antico» e «lo quale se fa poco de fore de la dicta Cita di Squillace» , poi «fiera di Saffantino» o «fiera di luglio […] fuori dalle mura», che si svolgeva nella 1ª domenica di luglio e per la durata di 16 giorni, «quale e franco otto iurni n’anti & otto iurni po’», «in lo quale Mercato siano Franchi tutti Citadini, & homini della Cita de Squillace & ancho Terre …» , con un numero notevole di avventori, e data in fitto a notabili del luogo e in specifico fino al 1480 ai «Segnori della fiera» fratelli Pepe e poi dal 1492 e con altro atto del 1549 e per tutto il ‘500 e parte del ‘600 agli Zaccone (si veda di seguito “le Fiere”)con «molendino» annesso. Fiera che, per la sua tradizione, resisteva ancora nel tempo nonostante la brevissima distanza da Squillace, dove si tenevano già due fiere e una appena dopo un mese, a «mezzo agosto» (si veda di seguito “le Fiere”), ed efficiente fino al periodo del Marchesato dei de Gregorio (1755-1806). Negli atti notarili del ‘600 si ricordava ancora la «Cappella di S. Fantino», citata in molti atti notarili e fra essi in un atto del 1671 dove figurava con un censo di grana 8, ospitata nella chiesetta dell’edificio con due portali, di cui uno successivamente murato, con cornici in muratura, terminanti con un timpano triangolare e con ai lati della facciata due torrette campanare con tetto primordiale. Era di proprietà di H. de Hermogida di Squillace, che fittava il frantoio annesso per duc.ti 200. Nel 1755 diventò proprietà di Leopoldo de Gregorio. L’edificio restò danneggiato dal terremoto del 1783. Fu restaurato, mantenendo la struttura architettonica originaria, da Antonio Costa, discendente di Agazio Costa assegnatario nel 1691 dell’Un.tà di Squillace, che ne era diventato proprietario, come risultava nel nuovo catasto del 1784. Il Costa ripristinò gli edifici col frantoio e restaurò la cappella, che mantenne il titolo originario di “Cappella di San Fantino”, titolando l’altare alla Madonna del Carmelo e realizzando degli affreschi sull’altare e sulla volta (si vedano foto di seguito), di cui oggi rimane visibile poco o nulla, sicuramente per onorare la memoria del suo antenato Iacopo Costa che, nel 1646 insieme a Francesco Orlando, Francesco Maria Zaccone, Domenico Straneri, Agrilio Lapiana, aveva eretto una cappella sotto il titolo di B.ma Vergine del Carmine nella chiesa di Santa Caterina di Borgia (località vicino Saffantino), allora chiesa Matrice . La fiera, la Cappella e il «molendino» restarono attive per tutto il periodo del marchesato dei de Gregorio e fino all’eversione della feudalità (1806). Da questo momento non si hanno più notizie né della Cappella né della fiera, si sa solamente che il fondo dopo il Costa appartenne, con attivo ancora il «molendino», alla famiglia Assanti. Agli inizi del ‘900 il fondo diventò proprietà della marchesa Maria Enrichetta Scoppa, dalla quale fu venduto alla famiglia Veraldi e da questi ad altri proprietari borgesi. L’edificio esistente nei decenni successivi fu abbattuto in parte e fu «usato» come deposito rurale e per ricovero anche di bestiame. Attualmente resta visibilmente danneggiato e distrutto pure l’altare. Si presenta con un impianto rettangolare con corte interna, cui si accede tramite un portale rettangolare molto semplice, una volta sormontato da uno stemma su pietra, forse della famiglia Assanti, probabilmente trafugato. Sui lati del portale si trovano due edifici, forse adibiti a deposito. Sul lato destro si trova un ambiente una volta adibito a frantoio, che conserva i resti delle macine e delle presse. Tutte le aperture hanno stipiti e architravi in mattoni e molte di esse presentano archivolti a sesto scemo. La muratura ha dei ricorsi in cotto . La chiesetta, con due porte d’ingresso di cui una murata, di una sola navata, ha un altare addossato sul fondo con sopra il tabernacolo e in una nicchia un dipinto della Madonna del Carmelo con corona d’oro con in braccio Gesù Bambino con la corona in testa, che con la mano destra accarezza il mento della Madonna, avvolta nel manto azzurro con una stella sulla spalla destra e dalla cui mano sinistra pende uno scapolare (sullo “scapolare” si veda il contesto), segnato da una croce, e con ai piedi le anime del Purgatorio, sormontato sullo sfondo da un altro dipinto su cui resta visibile solo un vaso infiorato, probabilmente con una immagine centrale di Dio, e sul lato sinistro visibile un angelo (simile al dipinto del Santuario di Papasidero e al dipinto della chiesa di Borgo di Cardile e del Santuario di Taureana di Palmi). In una nicchia sul muro destro è disegnata una croce con un blu intenso centrale e con i bordi giallo-ocra la cui fattura richiama l’origine bizantina dei monaci che l’abitarono in origine, l’unico dipinto rimasto dalla fondazione della Laura-convento, con terminazioni trilobe (che simboleggiano la Trinità) proprie della tradizione bizantina, mentre sulla volta resta visibile solamente una parte di una cornice centrale con un verde sul lato sinistro, affresco aggiunto probabilmente successivamente. I dipinti presenti risalgono agli inizi del ‘900 quando il fondo diventò proprietà della marchesa Maria Enrichetta Scoppa. Oggi la struttura è completamente in degrado. Si veda il mio libro BORGIA, ed. Youcanprint. ho tralasciato le note e le foto
Bellissimo panorama, complimenti! Alcune info; Il sentiero è segnato? Cortesemente mi dici la località di partenza del sentiero e dove è possibile sostare l'auto? Grazie
@@Carminemagarini Difficoltà: Escursionisti Esperti Dislivello: 1390 m in salita Lunghezza: 15,800 km Tempo (a/r): 9,00 h Quota minima: 630 m Quota massima: 1825 m Comune: Sant’Agata d’Esaro Località di partenza: Fontana Cornìa raggiungibile con auto alta, fuoristrada o 4x4 e dove poter parcheggiare. Sentiero: non segnalato. In paese c'è la possibilità di un servizio navetta per chi non ha un'auto 4x4. Su wikiloc è possibile scaricare la traccia in gpx del percorso. Buon cammino e grazie per il commento.
Il Vento a Catanzaro non manca mai. Infatti è conosciuta come la "Città delle tre V" in riferimento alle sue caratteristiche: V di San Vitaliano, santo patrono; V di vento, perché costantemente rinfrescata da forti brezze; e V di velluto, perché fu importante centro serico fin dai tempi dei Bizantini. Un antico proverbio dice: “Trovare un amico è così raro come un dì senza vento a Catanzaro”. Grazie Eleonora. U abbraccio. 🥰
Ciao Saverio questi luoghi sono in Sila Piccola tra il monte Scorciavuoi e il monte Gariglione. In ordine di percorrenza sono Colle del Comunello, Feghicello, Valle del Tacina. Saluti e grazie mille 😉
Grazie Andy. Hai detto bene, le nevicate abbondanti saranno sempre più rare e questi momenti di bellezza sono un prezioso dono della natura. Ciao e buona serata 😉