Sono il Dott. Gianluca Frazzoni, psicologo e psicoterapeuta di formazione cognitivo-comportamentale. Mi occupo anche di trauma psichico e svolgo psicoterapie individuali con adulti. Nei video di questo canale tratterò numerosi temi di psicologia e psicoterapia, descrivendo i fenomeni e le problematiche che più di frequente interessano e coinvolgono coloro che sentono il bisogno o il desiderio di intraprendere un percorso di psicoterapia. #psicologia #psicoterapia #Milano
L ho scoperta 1 ora fa,lei è davvero bravo,toglierei la musica perché la trovo invasiva...io non riesco a superare un trauma molto grave per me...ci sto provando da mesi,sto facendo delle sedute di psicoterapia ma ancora penso tanto,ogni singolo momento della mia giornata alla persona che mi ha manipolata,trattata come uno straccio e buttata via...è possibile a settembre fare un consulto con lei?Posso mandarle una breve mail esplicativa? Grazie 😊
Sono sette anni che ho questa situazione sono vedova e frequento una persona tossica a volte mi allontano ma dopo un po' non riesco lui lo sa che lo cerco 😢
@@assuntalamberti9587 Buongiorno Assunta, dev'essere una situazione pesante..forse in futuro potrebbe provare ad approfondire questo problema con un consulto di psicoterapia. Saluti!
@@rosafeniello6276 Buongiorno Rosa, modificarli del tutto è un obiettivo forse poco realistico, dipende in particolare da quanto questi meccanismi sono forti e radicati. Sicuramente una persona può intraprendere una terapia e renderli molto meno dannosi per sé stessa, li può ridurre, comprendere meglio, può iniziare a guardarsi in modo più amorevole e a criticarsi meno. Lo stesso vale per i giudizi nei confronti degli altri, si può diventare meno rigidi e severi, accorgendosi se ci sono situazioni in cui i vecchi meccanismi ritornano, e per quale motivo. Con questa consapevolezza è più facile riconoscerli, gestirli e ridurne l'impatto. Saluti!
Questo processo può avvenire spontaneamente o c'e bisogno di una figura professionale? Perché non tutti sono propensi a rivolgersi ad un terapeuta. Grazie
Buongiorno Rosa, beh sicuramente ci sono persone che riescono anche da sole a elaborare in modo piuttosto efficace le proprie ferite traumatiche, però chi non è propenso a rivolgersi ad un terapeuta è in genere condizionato da una paura o da una sfiducia nei confronti della psicoterapia, di conseguenza sarebbe interessante approfondire le cause e l'origine di questa sfiducia. Saluti!
Preso consapevolezza di ciò, credo che una buona dose di solitudine sia la cura per il dipendente affettivo,... difficile poi reinstaurare rapporti....pet paura di ricadere...
Buonasera Cristina, un obiettivo fondamentale per il dipendente affettivo è imparare a stare bene con sé stesso, che non significa non avere più relazioni bensì acquisire la capacità di attribuirsi un valore autonomo, indipendentemente dal riconoscimento che può ricevere da un partner.
Esattamente dottore. Si salvi chi puo. Sono traumi . Ti fanno sentire il nulla. Guardano solo l aspetto materiale in maniera morbosa. Pensano solo a fare sopraffazioni di ogni tipo e verissimo purtroppo
Salve Dr. Frazzoni, lei ha esperienza di pazienti affetti da gelosia retroattiva? Ha esperienza in questo campo, come forma subdola e meno frequente di DOC? Io lavoro a Milano e mi sento affetto da questa forma patologica di gelosia nei confronti del passato del mio partner.
Buonasera, direi che la gelosia retroattiva si può ricondurre a elementi che riguardano la paura dell'abbandono, la bassa autostima, lo stile di pensiero ansioso e a tratti ossessivo. La ringrazio per il suo intervento.
Potrebbe far luce sul rapporto che si instaura fra paziente e terapeuta, da punto di vista affettivo? Cosa accade se, dentro di noi, quel vuoto prima così invadente, tanto da compromettere le tue relazioni affettive "cambia" . Finalmente riesci a viverti in maniera più sana le relazioni della tua vita.. ma ti pare che ora tutto quello che riversavi negli altri (aspettative e i bisogni), siano rivolti al terapeuta. Così finisci per rivivere quella frustrazione, la cui fonte è ora tutta concentrata in un 'unica persona. Ti dici che va bene, il terapeuta è solo questo e non potrà mai essere altro e lo accetti perché è l'unico modo per poter sperare nella guarigione. Una parte di me si chiede però se tutto questo sia regolare ( dopo 4 anni di terapia) e mi pongo domande come: potrò mai fare a meno del mio terapeuta, senza che questo divenga causa di un altro distacco traumatico? Sarò davvero mai in grado di raggiungere un'autonomia e di gestire il mio vuoto senza che questo inquini la mia esistenza? Ovviamente ne ho parlato apertamente anche in terapia, ma sarebbe bello sentire cosa ha da dire a riguardo. Grazie infinite
Buonasera, la ringrazio per l'osservazione che è davvero molto interessante. Diciamo che la relazione terapeutica è una relazione umana e può (deve, anzi) essere caratterizzata dall'empatia del terapeuta, dalla stima e dalla fiducia reciproche. Come terapeuta io voglio bene ai miei pazienti, in modo sincero. Quello che però la relazione terapeutica porta di nuovo, rispetto alle eventuali relazioni di dipendenza che il paziente ha sperimentato nella sua vita, è la possibilità di costruire l'autonomia senza annullare l'affetto. Io desidero che i miei pazienti riescano un giorno a camminare con le proprie gambe ma non per questo voglio loro meno bene, e se dopo la conclusione della terapia avranno bisogno di me, ci sarò per rivederli e riprendere gli incontri. Ecco, per il paziente sentire l'affetto del terapeuta ma sentire anche la fiducia nella sua capacità di essere autonomo, è fondamentale. E se il paziente si lega troppo al terapeuta non è un problema, se ne parla in terapia, lo si elabora e col tempo si trasforma quell'affetto che è ancora di dipendenza in un rapporto che potrà prevedere l'autonomia.
Io faccio del mio meglio as essere un buon figlio, ma sono stanco. Essere genitori non vuol dire mettere al mondo, dare il minimo indispensabile e via.. e non parlo solo a livello affettivo. È da 10 anni che vivo fuori e se mia madre mi ha scritto un messaggio 5 volte è già dire tanto. Mio padre lo fa solo per coprire i suoi sensi di colpa : violenza verbale, fisica, psicologica accompagnato da ignoranza cronica e ossessività compulsiva. Io ho capito che sono persone anche loro ma io son stanco di fare il buon figlio
Buonasera Salvatore, lei è già un buon figlio e sicuramente una persona degna d'amore..quindi non ha bisogno di "fare" il buon figlio..se i suoi genitori non riescono a mostrare affetto, a trasmettere affetto, è purtroppo - o per fortuna - una loro esclusiva responsabilità. Non è semplice accettarlo ma questo significa che lei non è più costretto ad assumersi una responsabilità che non è sua.
Salve dottore Volevo chiederle: quando ha detto il corpo si attiva voleva dire che si avranno (scusi il termine) erezioni involontarie? Nel caso si hanno a causa di questo problema, cosa significa?
Buonasera Carmelo, significa che se lei controlla di non avere erezioni, il suo corpo potrebbe reagire in quel modo ma non perché sia davvero eccitato, semplicemente quando noi portiamo l'attenzione su una parte del nostro corpo, quella parte diventa più sensibile e reagisce. È una cosa fisiologica.
Buonasera Fernando, il consiglio che posso darle è di farsi aiutare, la psicoterapia può essere uno strumento molto importante per affrontare queste problematiche.
spesso però questi narcisisti di cui si parla nel video non mostrano subito i loro "true colors". Si mostrano gentili e affettuosi. La maschera la calano quando hanno conquistato la preda, o il dipendente affettivo di turno. Quindi dire che il dipendente affettivo si cerca sempre questi tipi... Insomma forse non è più complesso di così?
Buonasera Mariella, è un'ottima osservazione perché nel video viene semplificato a scopo, come dire, espositivo, un argomento in realtà più complesso. In terapia si cerca di aiutare il dipendente affettivo a gestire la relazione con un narcisista dopo che questo si è rivelato tale. Cosa si può fare per dare forza e valore ai propri bisogni? Perché non si riesce a troncare una relazione che non va bene? Come ci si può difendere dalle svalutazioni del narcisista? Questi sono temi fondamentali. È vero, il narcisista spesso "si vende" bene, ma siamo sicuri che non lasci comunque per strada alcuni indizi che a posteriori potremmo considerare rivelatori? E se una persona si mostra come esempio di perfezione o di grandiosità, questo non dovrebbe essere un po' sospetto? Ovviamente so che detto così sembra semplice, ma è importante prendere dimestichezza con questi interrogativi.
Buonasera, è una domanda molto interessante. In questi casi il dipendente affettivo si sente abbandonato e cerca la vicinanza, rischiando però di diventare pressante e di non accettare che la relazione sia finita. Il consiglio che posso dare è di cercare di rassicurarlo sul valore della relazione conclusa, che è stata importante e sincera. Il dipendente, quando la relazione finisce, si sente indegno d'amore e teme che nessuno potrà mai più amarlo. È fondamentale rassicurarlo sul fatto che nonostante le relazioni possano concludersi, il valore delle persone rimane inalterato. Allo stesso tempo è necessario non essere ambigui e mantenere una giusta distanza, perché la relazione è comunque terminata e occorre che il dipendente affettivo possa gradualmente realizzarlo dentro di sé.
@@PsicoterapiaemilanoIt Buona sera, forse non mi sono spiegata bene, intendevo che in passato la persona ha sofferto di dipendenza affettiva che dopo un percorso ha superato. Ci possono essere però degli strascichi, nel senso che comunque sia mettono in atto comportamenti “difensivi”? Nel caso particolare la persona si è sentita soffocata e dopo un allontanamento di mesi, si è riavvicinata chiarendo che con molta calma e spontaneità senza ripetute richieste, provava a ricucire. É una superficialità lecita per “timore” di soffrire? Dal canto mio come consiglia di rapportarmi e comportarmi?
@@dinagiovannelli6212 Buonasera, certamente anche il dipendente affettivo può avere, come dire, delle ricadute, al pari di quello che accade per altre problematiche. Il mio consiglio è di provare insieme a riannodare il filo dal punto in cui si è rotto: cosa è successo che ha riattivato le vecchie paure? Quindi dando valore ai progressi fatti, riconoscendo questi progressi e l'impegno che hanno richiesto, individuando nei comportamenti di dipendenza affettiva non una malattia da guarire per sempre ma una difesa che si può riattivare di fronte a una paura più intensa delle altre, è possibile fermarsi e dialogare. Gli strascichi fanno parte dell'evoluzione, non sono un passo indietro, anzi possono diventare l'occasione per aggiungere nuovi tasselli di consapevolezza e di solidità emotiva.
@@PsicoterapiaemilanoIt Si é allontanata la prima volta perché in un periodo particolarmente stressante ed in ansia ha letto dei semplici atteggiamenti di premura come invasivi dei suoi spazi e della sua autonomia, dopo mesi ricompare dicendo di tenerci e di voler provare a ricucire un rapporto, dal vivo sembrava normale, da parte mia ho cercato di instaurare un dialogo civile, sembrava si fosse un po’ aperta dando anche consigli e dimostrando qualche premura, piano piano la semplice richiesta di un incontro in momento un po’ difficile per me, la fa sentire nuovamente un po’ in ansia, dopo una mia spiegazione, sembrava che si fosse in parte riaperta e avesse capito le mie motivazioni. Mi allontano per quasi un mese capendo che é particolarmente presa dal lavoro. Ultimamente esplicita di non riuscire a dimenticare il passato ( che secondo le sue presunte interpretazioni rivelavano sfiducia verso l’altro) e di non riuscire a metterci una pietra e a non ridare fiducia. Al momento non se la sente e che se la sua predisposizione dovesse cambiare, farà sapere. Da quest’ultimo messaggio si legge più paura e incertezza di ributtarsi e quindi una richiesta di ulteriore tempo o non chiusura definitiva? Da parte mia posso fare altro o attendere eventuali sue mosse? Grazie
@@dinagiovannelli6212 Buongiorno, sicuramente lascerei trascorrere del tempo per darle la possibilità di fare un passo quando se la sentirà. Nel frattempo può dirle che lei c'è, che è disponibile al dialogo quando l'altra sarà pronta.
Buonasera Martina, non è semplice rispondere a questa domanda perché bisognerebbe valutare l'intensità del problema e approfondire la sua storia personale e familiare. A volte si possono avere paure e insicurezze non necessariamente causate da traumi o da genitori disfunzionali. Ci sono aspetti legati all'autostima, a eventuali esperienze vissute in contesti che non sono la famiglia ma la scuola, gli amici, altri contesti sociali, ci sono aspetti caratteriali, quindi specifici del carattere di una persona, e poi ci sono elementi riconducibili al rapporto con i genitori per come è stato percepito soggettivamente, quindi non le cose successe veramente ma i significati soggettivi, comunque validi, che sono stati attribuiti a quelle cose. Potrebbe provare ad approfondire queste sue difficoltà sapendo che le ragioni possono essere molte, e non ci sono colpe specifiche di qualcuno. Saluti!
Salve grazie dot mi ci rivedo pienamemte ho tutto quello che provo sento e agisco si sta malissimo dico che e una condanna ...e sono arrivata a pensare cose forti in questo periodo ...MAI pensato prima... Ho il problema a luvella amicale e quante volte ho pensato di chiudere e non ne ho il coraggio.... la mia Amica mi da tanto mi tratta bene e gentile buone etc Ha costruito altre relazioni e mi vuole coinvolgere coinvolgere e a me e partita la gelosia incontrollata e quelle persone le rifiuto E la mia percezione e che sceglie loro sono arrivata al punto che non le voglio piu frequentare e lei ci sta bene con loro e x me e insopportabile E con incapacita di esprimerni le ho detto che fa contenta loro e non me che il tempo che ha lo dedica a loro e lascia me a casa Che organizza con loro e non con me come faceva prima E la cosa piu bella che ho e ho paura di rovinarla con questo grosso dolore che mi porto dentro vergogna senso di colpa amplificati all'inverosomile Si sta bene quando non si prova niente e non s'inceste su nessuno...pretendo Mi capisce ma non del tuttto Quanto si sta male e non si riesce ad uscirne ogni cosa fatta o detta dall'alrra e una pugnalata ..xche voglio l'esclusivita
Distinto Dottore Gianluca ; grazie per la risposta chiara completa e professionale che arricchisce la mia competenza e convinzione che ho sul problema che alcune persone avvertono in merito al loro orientamento sessuale e da cui non facilmente riescono ad uscirne fuori. Alcuni di loro avvertono però a volte dei seri benefici quando leggono su qualche rivista specifica che l’orientamento sessuale di un uomo dipende SEMPRE dal dato anatomico e fisiologico che egli possiede per natura. La verità è semplice , come si pensa , ma se poi SUA DIVINA MAESTÀ E’INVOCATA ,COME SI DEVE, FARÀ IL RESTO.Auguri per il suo utile, straordinario lavoro. E che DIO la benedica tantissimo oggi domani e sempre.
L’ossessione sull’identità sessuale ,può attribuirsi anche ad esperienze sessuali pregresse vissute nel periodo infantile tra due ragazzi, non della stessa età, in cui è la presenza del ragazzo più grande in tali giochi erotici può influenzare negativamente l’identità sessuale del più piccolo, che può fissarsi poi in comportamenti e idee sbagliate,che possono generare successivamente le premesse per un comportamento omosessuale disturbato o deviato,da cui solo una guida autorevole e preparata può aiutarlo a liberarsi.
Buonasera Luciano, difficile dirlo. Se parliamo di comportamenti e idee sbagliati non possiamo ovviamente riferirci all'orientamento sessuale, bensì ipotizzare che aver vissuto esperienze infantili disturbanti ostacoli un approccio sereno alla sessualità, creando paure e vergogne che inquinano la libera espressione del proprio orientamento. Questo però, secondo le conoscenze di cui disponiamo attualmente, non porta alla formazione di un orientamento diverso da quello che la persona avrebbe avuto senza quelle esperienze. Nel caso delle ossessioni sull'identità sessuale, alcuni ricordi e sensazioni di cui non si è compreso il significato possono certamente creare confusione e dubbi.
Perché il dipendente affettiva mette video sull indifferenza da fare vedere alnp otterrà qualcosa dal narcisista visto che lei è sposata con un altro uomo
Buongiorno, se il dipendente affettivo mostra indifferenza può essere un modo per far sentire al narcisista che non ha bisogno di lui/lei..ci sono situazioni in cui si tende a provocare l'altra persona per avere una reazione, per farla avvicinare, ma non sempre funzionano..e in ogni caso la comunicazione migliore non è mandare segnali ma parlare esplicitamente, esternando le proprie emozioni. Saluti!
Grazie per queste divulgazioni preziose. Arriva a noi un audio rimbombante e in genere di pessima qualità. Credo che la qualità audio sia vitale per questa tipologia di divulgazione . Non me ne voglia Gianluca ma in quella stanza è assolutamente necessario installare dei pannelli fonoassorbenti.
Vorrei porle questa domanda:il dipendente affettivo può lasciare il suo compagno? ,olo lo fa per esprimere il suo disagio di rabbia nei confronti dell' altra persona, complimenti per la sua professionalità.
Buongiorno Giuseppe, la ringrazio per le sue parole e per l'ottima domanda. Quando un dipendente affettivo lascia il partner può essere il tentativo di porre fine a una relazione diventata fonte di eccessiva sofferenza, e non è così raro che accada. Il problema è se la fase successiva alla separazione viene gestita in modo adeguato, col carico di paure che porta, col senso di abbandono, la convinzione di non poter sopravvivere da soli. È su questo che il dipendente affettivo deve lavorare tanto, per fare in modo che la decisione di separarsi non sia seguita da un ripensamento dovuto alla paura e al sentimento di vuoto.
Buongiorno Dario, in sintesi è una terapia che esamina i pensieri e le emozioni coscienti, cercando di capire qual è il collegamento tra le emozioni che si provano e i pensieri che si fanno più frequentemente. L'idea di base è che ci siano degli schemi mentali, imparati nelle esperienze dell'infanzia, che condizionano le emozioni, cioè portano ad avere emozioni negative e a fare interpretazioni negative degli eventi della vita, per esempio attribuendo le delusioni e gli insuccessi ad una propria incapacità. Come questo schema, ce ne sono molti altri che portano ad avere una visione distorta di sé stessi e delle persone che si incontrano.
La famiglia che è lo specchio della società basata sul bisogno di recitare un ruolo non può che essere un "giogo" al massacro, e la famiglia manipolatrice è l'emblema di questo disagio collettivo. Finchè il ruolo rappresenta tutto ciò che un soggetto conosce di se(consapevolezza di se), questo rimarrà imprigionato nel suo bisogno di sopravvivenza(morte tua vita mea): bisogno di recitare un ruolo = strategia di sopravvivenza = mancanza di autenticità. Man mano che la consapevolezza aumenterà saremo liberi di recitare un ruolo per il piacere di farlo sapendo che tutto dipende da noi, e l'umanità potrà gettare la maschera e finalmente vivere(non più sopravvivere = vivere nella paura di esistere) in modo armonico.
ritratto perfetto di quella che è stata la causa della mia perenne dipendenza associata ultimamente a una manipolazione da parte di una narcisista,ho il morale sotto i piedi e so che sara' difficile uscirne, grazie per il supporto sebbene mi senta debole ed emotivamente in un equilibrio precario.😭
Buongiorno, spero che i video possano fornirle spunti di riflessione utili. Posso immaginare la fatica che descrive..in questi casi è bene ricordare che si può chiedere aiuto. Si prenda cura di sé. Saluti!
Molto eloquenti ed esaustivi i suoi video, Dottore. La violenza psicologica famigliare è più diffusa di quanto si creda ed è tempo di parlarne. Grazie per la sua divulgazione.
Grazie Katia per le sue parole e il suo intervento. Sì le violenze psicologiche in famiglia sono purtroppo un fenomeno diffuso, e occorre parlarne il più possibile per dare legittimità al vissuto di chi subisce i soprusi, incoraggiandolo a chiedere aiuto.
Complimenti, interessante e molto mirato !!! Purtroppo la mia famiglia più che anaffettiva direi criminale. ed esserlo all'interno della famiglia sembra una cosa meno grave..sembra!!. Ritengo inserita in una associazione a delinquere con professionisti che non so se sia MAFIA. familiari/parenti che VOLEVANO ELIMINARMI CON UN COMMANDO DI PROFESSIONISTI che fanno parte delle ISTITUZIONI...!! E' andata bene solo per caso... ma nonostante tutto non si sono fermati .. i medici del CSM ZOLA PREDOSA E BORGO REBO insistevano a screditarmi, a volermi curare, screditare, intimidirmi e minacciarmi. ASSURDO ma che Paese é !!!! adesso palla al centro...e prendo il porto d'armi dato che qualcuno di loro ce l'ha. parliamo di BOLOGNA-ZOLA PREDOSA !!! COSA PUò FARE IL DENARO!!! ANCORA COMPLIMENTI, E RISVEGLIAMO LE COSCIENZE!!
ODDIO (MI VIENE TACHICARDIA!!). Complimenti complimenti chiarissimo!!! E' una storia di 58 anni, ancora in essere, ancora prima della mia nascita e a indagare sono arrivato al 1923!!! Più approfondivo più la famiglia anzi i parenti , anzi pure la societa': autorità, istituzioni, professionisti come un nido di CALABRONI hanno iniziato a mordere ....: intimidazioni, violenze, complicità delle forze dell'ordine!!! Sono riusciti a ordinare un TSO SU COMMISSIONE!!! Ho denunciato, aperto i tribunali, questi vanno avanti ... fino alla morte. Vediamo di chi !! Come possibile che una larga parte della società fosse coinvolta direttamente e indirettamente come spettatrice, e tutti sapevano e non hanno fatto niente!!!????
Continuo a rimurginare la situazzione di anaffettività da parte dei miei, soprattutto mia madre, ormai papà non ce più, continuo a chiedermi perche a me. E con l'età adulta la situazione sta solo peggiorando, senza parlare dei modi sempre poco consoni che ricevevo quando ero piu giovane, nulla di estremo, ma questo mi pesa come un macigno.
Buongiorno Kris, posso immaginare come si senta. In questi casi il problema è che i genitori, prima di essere genitori, sono persone, e in quanto persone si portano dietro le loro carenze, le loro incapacità. Anche quando diventano genitori, queste incapacità li seguono, li perseguitano. E purtroppo diventano un peso, un macigno per chi condivide con loro un rapporto affettivo, in primis I figli. Credo che a lei serva lavorare su questo, restituire ai suoi genitori quella che purtroppo è stata una loro mancanza. Loro, non sua...
Buongiorno Dottore, la mia domanda è : come far pace con questa famiglia d'origine, dopo aver capito questa dinamica che ha distrutto la tua vita e quella dei figli che sono nati (ovvero nipoti)? Io non riesco piu5ad avere rapporti comunicativi né con i miei genitori e né con le mie sorelle. Le relazioni sentimentali sono fallite ed I miei figli stanno attraversando emotivamente un periodo terribile anche nella relazione con me. Io sto in terapia e stanno emergendo queste dinamiche
Buongiorno Michela, immagino sia davvero una situazione complessa. Si dia tempo e dia tempo alla terapia che sta seguendo, per poter in primo luogo raggiungere gli obiettivi di cambiamento che lei si è prefissata per sé stessa. Dopodiché, nel momento in cui lei sarà capace di gestire adeguatamente le sue emozioni e di comunicarle in modo efficace - in parte sicuramente ha già raggiunto questo obiettivo o ci sta quantomeno provando - toccherà anche alle altre persone coinvolte cercare di fare ciascuna il proprio pezzo. Una famiglia che funziona è una famiglia in cui tutti portano un contributo...lei non può fare tutto da sola e sta già facendo molto per migliorare i rapporti con i suoi familiari. Si dia tempo.